To Britney or not to Britney?
Questo è il problema.
Non è semplice, nella bagarre giudiziaria che vede contrapposti un padre, una figlia e molti altri "portatori di interessi", personali, legali o economici che siano, farsi una chiara idea di chi abbia ragione.
Nel corso di questi quasi quindici anni, dal crollo psicologico di Britney Spears nel 2007, si sono susseguite dichiarazioni più o meno pubbliche o trapelate della stessa cantante e di quasi tutti quelli che le ruotano intorno (dico quasi perché non ho trovato ancora quella del fruttivendolo di fiducia, sono certa che anche lui abbia da dire qualcosa in proposito). Deduzioni sulla vera volontà di Britney "per il suo bene" si sono sprecate sui social e non solo. Non ultima, quella dei fan preoccupati che ha portato di nuovo alla ribalta il #freebritney. Come se tutta la questione familiare e la pressione mediatica non fossero già abbastanza complicate da gestire, ci sono stati da lanciare tre album e innumerevoli concerti che ogni volta erano un nuovo pretesto di diagnosi della salute mentale della cantante. Letargica e assente nel tour di Circus, troppo personale tanto da non sembrare nemmeno lei in Britney Jean e poi la ritrovata voglia di vivere con Glory.
Facciamo un breve riassunto delle puntate precedenti di questa (triste) telenovela familiare. Spoiler: sembra che tutto finisca bene, almeno per questa stagione (non so se è previsto un sequel. Probabile, temo), ma non fatevi ingannare. Puó davvero esserci un lieto fine, a parte quello economico che restituisca alla Spears l'eventuale maltolto, quando una famiglia ne esce a pezzi?
Difficile parlare di vincitori e vinti in senso assoluto. Per quanto il padre padrone o la madre assente di Britney abbiano sbagliato, per quanto sia giusto restituirle ciò che le spetta, libertà in primis, anche se la legge le desse ragione, sarà sempre Britney ad aver pagato il prezzo più alto in termini di affetto, calore, abbracci, fiducia e quant'altro ascrivibile alla categoria "famiglia". Qualcosa che nessuno potrà certo risarcire.
La conservatorship di Jamie Spears sulla figlia inizia nel 2008, dopo un anno di alti e bassi della cantante, segnali di instabilità come radersi a zero davanti alla richiesta negata di vedere i figli, la permanenza volontaria in strutture di trattamento e due codici 5150 di valutazione psichiatrica.
Questa forma di tutela degli è prevista in America per persone disabili o non in grado di provvedere autonomamente al loro "best interest". Britney non è in grado di salvaguardare i propri interessi e il padre assume temporaneamente il controllo della sua vita: economico, ma anche personale. Per la legge (non solo per volere del padre, quindi) la cantante non può votare, guidare, sposarsi o rimanere incinta e perde anche la custodia dei figli. Un giudice rende la tutela permanente a dicembre del 2008, alla scadenza di quella temporanea che avrebbe ridato a Britney piena potestà sulla sua vita e il suo patrimonio.
Iniziano qui i primi dubbi sulla necessità della conservatorship: Britney sembrava essere in sé, ma nessuno può effettivamente dire che la cantante fosse fuori dal suo periodo nero, se non i soliti "molti" che l'hanno vista tornare a vincere premi con il suo nuovo album Circus.
Più pesanti e fondate sono invece le accuse trapelate da alcune telefonate della cantante col suo avvocato secondo le quali il padre, durante il tour del 2009, avrebbe usato i diritti di visita della figlia coi nipoti per ricattarla e impedirle di adire legalmente e chiedere la fine della conservatorship.
Tra il 2010 e il 2013 una storia presto naufragata con un membro del suo team e i due album incriminati: quelli di una Britney spenta e sotto tono. Il segnale inequivocabile di una insofferenza della cantante alla conservatorship e di un padre che la costringerebbe a portare avanti la carriera contro la sua volontà. Oppure una nuova prova che Britney non è ancora libera dai suoi fantasmi?
A metà del 2015 riprendono a Las Vegas i residency show della cantante e a detta dei fan, lei appare serena e rinvigorita. Tutto procede relativamente bene, dal punto di vista degli album, accolti con entusiasmo dalla critica, dei concerti, che sono più di 250 e della salute di Britney che sembra tornata a sorridere e divertirsi. Fino al 2019: sta per partire Domination quando la cantante annuncia di dover annullare le esibizioni per motivi legati alla salute del padre.
Seguono mesi di silenzio sui social interrotti durante la quartena da selfie, video di balli e misteriose citazioni che, se da una parte destano preoccupazione per la salute mentale di Britney, dall'altra vengono interpretati come messaggi di aiuto in codice. "Indossa qualcosa di giallo", "Posta delle colombe", chiedono nei commenti i fan per capire se davvero la cantante abbia bisogno di aiuto e sia imbavagliata dalla conservatorship.
In gioco non c'è solo il patrimonio della Spears, la valutazione dei veri interessi su ciò che sarebbe meglio per lei da parte di un padre che viene pagato circa 130 mila dollari l'anno per il ruolo di tutore, ma soprattutto la libertà di Britney e la sua capacità di riprendere in mano la sua vita.
"Voglio sposarmi e avere un bambino", ha dichiarato la cantante collegata telefonicamente durante l'ultima udienza di due mesi fa in cui ha anche denunciato di essere stata forzata a prendere medicinali e fare rehab.
Nonostante tutto, a luglio è ancora un "no" dall'aula per la Spears.
Insomma, difficile far decantare i fatti nudi e crudi da tutte le opinioni, le dichiarazioni dei familiari, dai figli alla sorella, le impressioni dei fan (che non sono però più di questo), le stesse dichiarazioni di una Britney che speriamo davvero sia uscita dal tunnel, ma di certo, non possiamo essere noi a decretarlo dal tono della voce o dai video sui social.
Oggi, l'ultimo capitolo della saga familiare sembra aprire per lei una speranza: Jamie ha annunciato di rinunciare alla tutela legale sulla cantante e di volere
"lavorare con il tribunale e il nuovo avvocato di sua figlia per prepararsi a una transizione graduale a un nuovo tutore" (la Repubblica)
Che sia un primo passo verso la libertà e per avere giustizia se gli abusi di potere di Jamie venissero confermati? Lo speriamo per lei.
L'avvocato di Britney ha confermato che continuerà
Che i genitori non siano sempre i migliori manager dei figli lo confermano misure come l'ultima legge approvata dal Parlamento di New York sulla tutela dei minori che lavorano nella moda o il meno recente Coogan Act della California.
Solo le prossime puntate ci sveleranno la verità dietro a questo passo indietro. Io spero che Jamie voglia smettere i panni del tutore e riprendersi quelli che più gli calzano in questa vicenda: non stare vicino solo agli interessi di sua figlia, ma stare vicino alla Britney fragile che, se non ha più bisogno di un tutore ed è in grado di riprendere la sua vita, di certo lo ha di un padre.
In tutta questa vicenda c'è una sola certezza: ce n'è abbastanza per tenere incollata mia nonna alla TV per almeno tre anni. Anche se quel "vissero per sempre felici e contenti e risarciti dei danni" non è proprio il massimo del romanticismo.