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“Mi vedevo immersa nel sangue”. Le estasi di Maria dell’Incarnazione

Marie Guyart
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 06/08/21
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“Non avevo bisogno di meditare su ciò che dovevo fare: lo Spirito che mi guidava, mi insegnava tutto questo e mi portava dove voleva lui”

Le estasi di sangue della nativa di Tours Maria dell'Incarnazione Guyart (1599-1672). Questa religiosa è una figura di spicco della Chiesa della Nuova Francia e ci offre il resoconto insieme più completo, più potente e meglio equilibrato di ciò che è un’esperienza mistica. 

Max Huot de Longchamp con Antonino Raspanti ne parlano nel nuovo volume Cos’è la mistica” (Città Nuova). 

Maria, una giovane vedova di 21 anni, è in procinto di risolvere i problemi derivanti dalla morte del marito, quando Dio si impone improvvisamente nella sua vita. Diventerà successivamente direttrice di una ditta commerciale nel porto di Tours, poi suora Orsolina. Infine missionaria in Canada tra le tribù indiane del Québec. 

È da lì che, su ordine del suo confessore, scrive per suo figlio, il riformatore benedettino Dom Claude Martin, il racconto di questa sorprendente avventura spirituale. 

Senza aver dimenticato nulla di ciò che le accadde il 24 marzo 1620, la sua intelligenza cartesiana seppe mettere in ordine tutte le componenti, dando vita a uno dei testi più ricchi della letteratura mistica francofona.

"Una mattina stavo andando a fare i miei lavori - scrive Maria dell'Incarnazione - che raccomandavo insistentemente a Dio con la mia ispirazione ordinaria, In Te Domine speravi, non confundar in aeternum [In te, Signore, ho riposto la mia speranza, e non rimarrò deluso per sempre], che avevo inciso nel mio spirito con una certezza di fede che mi assisteva immancabilmente. Sulla mia strada fui improvvisamente fermata, interiormente ed esteriormente, mentre mi trovavo in quei pensieri, che vennero tolti dalla mia memoria da questo arresto così improvviso. In un momento, gli occhi del mio spirito furono aperti, e tutte le colpe, i peccati e le imperfezioni che avevo commesso da quando ero al mondo mi furono rappresentati sia in blocco che nei dettagli, con una distinzione e una chiarezza più certa di qualsiasi certezza espressa da attività umana". 

Suor Maria dell'Incarnazione racconta l'estasi:

"Nello stesso tempo mi vedevo tutta immersa nel sangue. E il mio spirito era convinto che questo sangue fosse il Sangue del Figlio di Dio, della cui effusione ero colpevole per tutti i peccati che mi erano stati rappresentati. Vedevo ancora che questo prezioso Sangue fosse stato versato per la mia salvezza. Se la bontà di Dio non mi avesse sostenuto, credo che sarei morta di paura, perché la vista del peccato, per quanto piccola, è orribile e spaventosa. Non c’è lingua umana che possa esprimerla. Ma vedere un Dio di infinita bontà e purezza, offeso da un verme di terra, supera persino l’orrore. Un Dio fatto uomo, che muore per espiare il peccato, e sparge tutto il suo prezioso sangue per placare il Padre suo e così riconciliare i peccatori con lui. Infine, non si può dire ciò che l’anima concepisce in questo prodigio. Ma ciò che consuma e annienta l’anima, è il vedere che, oltre a ciò, è personalmente colpevole. E che, anche se fosse stata la sola a peccare, il Figlio di Dio avrebbe fatto quel che ha fatto per tutti".

In quello stesso momento, il cuore di Maria dell'Incarnazione si è sentito estasiato, «e cambiato nell’amore di colui che gli aveva fatto questa insigne misericordia. Egli, nell’esperienza di quello stesso amore, gli fece provare dolore e rammarico per averlo offeso nel modo più estremo che si possa immaginare. No, non sarebbe possibile!».

L'esperienza mistica è fortissima. Il dardo d’amore «è così penetrante e così inesorabile da non liberare il dolore, tanto che mi sarei gettata tra le fiamme per soddisfarlo. E ciò che è più incomprensibile, il suo rigore sembra dolce. Esso porta seduzione e catene che legano e vincolano l’anima in modo tale che lui la porta dove vuole, ed ella si considera felice di essere catturata in questo modo [...]».

«Tornando a ciò che mi era successo - conclude la religiosa francese - sono tornata a casa nostra, cambiata in un’altra creatura. Ma così fortemente cambiata che non conoscevo più me stessa. (...) Dopo questa operazione di Dio nella mia anima, per più di un anno l’impressione del Sangue di Nostro Signore rimase attaccata al mio spirito tramite una nuova impressione delle sue sofferenze, e incessantemente la mia anima riceveva nuove luci, che mi facevano vedere e scoprire la più piccola polvere di imperfezione, dalla quale ero ispirata a confessarmi».

Maria dell’Incarnazione, in Dom Claude Martin, La vie de la vénérable mère Marie de l’Incarnation, Reproduction de l’édition originale de 1677 préparée par les moines de Solesmes, p. 696.

L'estasi di Maria dell'Incarnazione ci permette di raccogliere in poche righe tutte le caratteristiche dell’esperienza mistica.

1) Si nota una completa discontinuità tra questa esperienza e tutte le altre. «Fui improvvisamente fermata, interiormente ed esteriormente...».

2) Per quanto riguarda la conoscenza, questa esperienza è quella di un’immensa lucidità, di una certezza che è quel- la dell’evidenza. «Gli occhi del mio spirito furono aperti [...], con una distinzione e una chiarezza più certa...». Notiamo l’acutezza della memoria, perché Maria scrive trentaquattro anni dopo i fatti, e dal lontano Canada dove morirà.

3) Per quanto riguarda la volontà, questa esperienza è quella della presenza amorosa e trasformante di colui che così irrompe nell’anima di Maria. «Il mio cuore si è sentito estasiato e cambiato nell’amore di colui che gli aveva fatto questa insigne misericordia».

4) Il tempo è sospeso; questa esperienza è quella di un eterno presente. «In un attimo [...], nello stesso tempo [...], nello stesso momento...». E questo è accompagnato da una simultaneità di percezioni che siamo abituati a dissociare nella vita quotidiana: Maria si vede immersa in un’estasi che è allo stesso tempo un dolore, ma il cui «rigore sembra dolce».

5) Condannata a dire l’indicibile, Maria ci fa assistere a una straordinaria produzione linguistica. «Non si può dire ciò che l’anima concepisce in questo prodigio», ma cerca comunque di dirlo associando la dolcezza alla violenza, l’orrore e l’estasi. Come la lava di un vulcano si cristallizza in ondate che si sovrappongono l’una sull’altra. Così vediamo qui formarsi un linguaggio man mano che Maria fa un passo indietro rispetto all’avvenimento, linguaggio che permetterà agli altri di dirsi a loro volta la loro esperienza di Dio. Ed è così che i mistici sono i motori della Tradizione a cui appartengono.

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