La Madonna più “brutta”, ma anche quella più benevola, e più “amata” dalle persone con tendenza omosessuale: intorno alla Madonna di Montevergine, che si venera in un santuario situato sul Monte Partenio (Avellino) a 1270 metri di altezza, ruotano non solo storie dallo sfondo teologico. Ma anche tante tradizioni e leggende che uniscono sacro e profano.
Una tradizione antica, che prende il nome di Juta, scrive Avellino Today, è quella di salire a piedi verso il santuario nel mese di settembre in occasione della festa del 12 settembre in onore della “Madonna Nera” di Montevergine. La “juta” infatti è proprio l’ “andata” a Montevergine che sin da tempi antichi avveniva con qualsiasi mezzo, a piedi o sui carri.
La leggenda che si confonde con la realtà in uno dei culti più seguiti in sud Italia ruota proprio attorno a quel misterioso quadro inserito nel complesso monastico, attorno al quale sono stati raccontati una miriade di vicende su cui la stessa critica storica e artistica è profondamente divisa.
L’effigie della “Madonna Nera” è dipinta su tavole di pino, è alta 4 metri e 30 e larga 2 metri e 10. Il culto delle Vergini con la carnagione scura, di origine medioevale, rappresenta l’immagine concreta del principio femminile universale, in quanto la sostanza nera rappresenta il principio della Materia prima, che si trova nelle viscere della Terra. In tal senso il richiamo va oltre al culto precristiano delle Dea Cibele e dell’Iside egiziana.
Il maestro Roberto De Simone nella sua raccolta "Rituali e canti della tradizione in Campania" celebra la "Madonna Nera" con queste parole:
Perchè secondo il mito delle Sette Madonne in Campania, esse erano 7 "sorelle": 6 bianche ed una nera. La Madonna di Montevergine, per il colore della sua pelle era considerata la più "brutta" delle "7 sorelle", poichè scura. Da qui l'appellativo "Schiavona", cioè schiava, straniera, di basso rango. Così la Madonna, offesa, si rifugiò sul monte Partenio, giustificando la sua "fuga" così:
La storia poi si ribalta, la Mamma Schiavona diventa la più bella delle sorelle, tanto da essere festeggiata due volte: a febbraio e a settembre.
La Madonna di Montervergine, si legge ancora nell’interessante articolo di Avellino Today, è riconosciuta anche come coLei che tutto può e tutto perdona. Questo si spiega con una storia che si fa risalire al 1256, quando due giovani omosessuali furono scoperti a baciarsi e ad amarsi. Uno scandalo per l’intera comunità dell'epoca che reagì denudando e cacciando dal paese i due innamorati che furono legati ad un albero sul Monte Partenio, in modo che morissero di fame o fossero sbranati dai lupi.
La Vergine, commossa dalla loro vicenda e dal loro amore, li liberò dalle catene e permise alla giovane coppia di vivere apertamente il loro sentimento di fronte ad un’intera comunità che, attestato il Miracolo, non poté far altro che che accettare l’accaduto. Da allora la Madonna "nera", stupenda, è celebrata per il suo manto protettivo sugli ultimi, sui deboli, sui poveri, sugli emarginati.
Come spiegano i più affezionati a questo rito arcaico e antichissimo, Mamma Schiavona è la madre dal cuore grandissimo che perdona tutto ai suoi devoti che scalano la montagna fino a raggiungere il suo santuario.