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Eldric Sella, “Medaglia d’Oro” dell’umiltà ai Giochi Olimpici di Tokyo

SELLA
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Ramón Antonio Pérez - pubblicato il 03/08/21
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Le scuse di un pugile venezuelano, rifugiato e senza bandiera, hanno richiamato l'attenzione alle Olimpiadi. Di fronte al rifiuto di Trinidad e Tobago, che non lo hanno voluto riprendere nel proprio territorio, l'ACNUR cerca un terzo Paese per l'eroe fuggito nel 2018 dal regime di Maduro

Partecipare ai Giochi Olimpici è il sogno di ogni sportivo. Ottenere una medaglia e salire sul podio è la sfida dei più preparati.

In genere, dietro ogni atleta che trionfa ci sono sempre grandi storie e insegnamenti. I vincitori vengono messi sotto i riflettori dei media, e la vita sorride loro un po' di più.

Eldric Samuel Sella Rodríguez, pugile venezuelano di 24 anni, questa volta non ha vinto, ma è convinto che ci sarà sempre un modo per trasformare i suoi sogni in realtà. Il suo breve passaggio per le Olimpiadi di Tokyo 2020 ha lasciato una grande lezione di umiltà e perseveranza.

“Si è preparato con grande dedizione e impegno per realizzare il suo sogno: partecipare ai Giochi Olimpici”, dice il portale del Comitato Olimpico Internazionale (COI). Rifugiato a Trinidad e Tobago, nel 2020 è stato selezionato per le Olimpiadi, diventando il primo latinoamericano a far parte della Squadra Olimpica dei Rifugiati. La prima squadra di questo tipo ha partecipato alle Olimpiadi di Rio nel 2016.

Insieme a 29 sportivi di vari Paesi, Eldric è diventato un simbolo di speranza per i rifugiati di tutto il mondo. La squadra ha accolto gli atleti che hanno abbandonato il proprio Paese d'origine per motivi di guerra o crisi politiche, sociali o umanitarie. Il Venezuela ha circa 6 milioni di sfollati forzati.

Non si sapeva molto di Eldric Sella Rodríguez. Nel villaggio panamericano di Tokyo, le stelle erano altri atleti, tutti con grandi storie di vita e qualità fisiche, e che godono anche del sostegno, della rappresentazione e della bandiera di un Paese. Sella è invece arrivato a Tokyo senza visibilità mediatica e senza la bandiera del suo Paese natale.

Lunedì 26 luglio, l'arbitro ha fermato l'incontro a cui partecipava dopo appena 67 secondi, e lui ha perso per knockout tecnico. Da quel momento, però, Eldric Sella ha acceso la sua stella nel firmamento degli uomini liberi e umili. Una stella che brillava da molto tempo, come si legge nelle sue reti sociali e nel suo blog.

“Rappresento tutti (i Venezuelani), e mi sento male per non essere stato all'altezza”, ha affermato Sella a un'agenzia di notizie trattenendo le lacrime. La giornalista Andreina Solórzano gli ha poi chiesto “una parola” per il suo Paese, e lui ha risposto semplicemente “Scusa”.

Il giovane pugile viene dal quartiere popolare “23 de enero” di Caracas, e su di lui ricadevano le speranze di un Paese saturato dalla crisi sociale, politica ed economica. A 18 anni è entrato nella squadra nazionale.

Nel 2018 ha chiesto asilo a Trinidad e Tobago, dove ha svolto vari lavori e insieme al padre e allenatore, Edwar Sella, arrivato all'inizio del 2020, non ha mai smesso di sognare una partecipazione alle Olimpiadi. “Non passava un giorno senza che pensassi di andare ai Giochi Olimpici, che non pensassi alla boxe”, ha dichiarato al canale ufficiale dei Giochi.

“Quando stavo mescolando cemento pensavo a come mi avrebbe aiutato nella mia carriera di pugile. Quando tagliavo l'erba pensavo a come mi avrebbe aiutato nella mia carriera di pugile. Quando dipingevo una casa, o qualsiasi altra cosa facessi, avevo sempre chiaro cosa volevo fare”.

Una volta concretizzato il sogno della partecipazione olimpica, le leggi di Trinidad e Tobago gli impediscono di tornare. Il suo passaporto è scaduto. Per partecipare ai Giochi di Tokyo ha ricevuto un visto per viaggiare passando dagli Stati Uniti. L'ACNUR si sta occupando del suo caso, e attualmente cerca un terzo Paese che lo accolga visto che non desidera tornare in Venezuela.

Nel suo blog personale, Eldric Sella dice:

Non ha vinto una medaglia alle Olimpiadi, ma nessuno potrà togliergli quella dell'umiltà. A una giornalista di BBC Mundo ha detto: “Come mi sento per il fatto di essere un atleta olimpico? Ancora non lo so (…), ma mi vedrete alle prossime Olimpiadi, e lì risponderò meglio alla tua domanda”.

Lunedì sera, la responsabile dell'ufficio dell'ACNUR a Trinidad e Tobago, Miriam Aertker, ha lodato il giovane venezuelano: “Anche senza una medaglia è un campione!” Un campione di umiltà e della ricerca di un sogno.

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