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Neha, 17 anni, uccisa a bastonate da nonni e zii perché indossava i jeans

INDIA
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Paola Belletti - pubblicato il 29/07/21
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Giovane indiana uccisa dai parenti perché vestiva all'occidentale e voleva diventare una poliziotta.

Uccisa a bastonate perché amava indossare jeans e t-shirt. E' successo in India, nello stato settentrionale dell' Uttar Pradesh.

Si chiamava Neha Paswan, aveva 17 anni, studiava e sognava di diventare poliziotto.

La madre riferisce a BBC Hindi che a casa era scoppiata l'ennesima discussione tra il nonno, gli zii e la giovane, i primi contrari al suo stile troppo all'occidentale. La lite è degenerata e gli uomini hanno iniziato a colpirla con dei bastoni.

Shakuntala Devi Paswan, ha detto che l'adolescente era stata duramente picchiata con bastoni da suo nonno e dagli zii dopo una discussione sui suoi vestiti nella loro casa nel villaggio di Savreji Kharg nel distretto di Deoria, una delle regioni meno sviluppate dello stato .

BBC

Aveva ottemperato ai suoi obblighi religiosi col digiuno e la sera, indossando jeans e maglietta, aveva eseguito i rituali previsti, racconta sempre la mamma.

Anche la risposta che Neha dà ai suoi nonni - che distanza dall'immagine protettiva e affettuosa che quasi tutti conservano dei propri parenti anziani - è in stile occidentale: visto che i jeans sono fatti per essere indossati, allora io li indosso, pare abbia risposto loro.

La madre ha assistito alle violenze sulla figlia senza presumibilmente riuscire a fare nulla; vedendola a terra in stato incosciente aveva ottenuto dai suoceri l'assicurazione che, con il risciò in arrivo, l'avrebbero portata in ospedale.

Già queste dinamiche non possono che farci rabbrividire perché confermano la familiarità con questi abusi e con l'esercizio violento dell'autorità maschile sulle donne della propria cerchia familiare.

Sempre su BBC Hindi si riferisce di un incremento di episodi di violenza di parenti contro le donne della propria famiglia, proprio in questi ultimi giorni. Ma forse è un semplice incremento di denuncia o di fuga di notizie.

La madre resta a casa con la speranza che la figlia venga soccorsa dai medici; i parenti infatti le impediscono di accompagnarla. Ci sarebbero andati loro. E anche questo è un ulteriore abuso subito.

"Non mi hanno permesso di accompagnarli, quindi ho avvisato i miei parenti che sono andati all'ospedale distrettuale a cercarla ma non sono riusciti a trovarla".

BBC

Saranno altri parenti ad andare a cercarla presso l'ospedale del distretto ma senza trovarne traccia.

Alle orecchie della donna arriva voce che ci sia il corpo di una ragazza appeso al ponte sul fiume Gandak; sono andati a vederlo ed era quello di Neha.

Attualmente nonni, zii, zie, cugini e l'autista sono imputati per omicidio; da parte loro nessuna dichiarazione è ancora giunta.

Un elenco che potrebbe campeggiare nel retro di una foto di famiglia è invece quello raccoglie un clan familiare in nome del sangue, quello versato della giovane.

Il padre di Neha, Amarnath Paswan, lavora come bracciante a giornata nei cantieri edili a Ludhiana. Lavora duramente perché vuole permettere a tutti i suoi figli di studiare, compresa Neha.

Shakuntala Devi ha detto che la loro figlia voleva diventare un'agente di polizia, ma "i suoi sogni non si sarebbero mai realizzati ora".

I suoceri sottoponevano la giovane a continue pressioni perché abbandonasse gli studi e perché non indossasse altro che gli abiti tradizionali.

Il comportamento dei parenti assassini e la sconsolata rassegnazione dei genitori di Neha confermano la dilagante diffusione della violenza sulle donne in certe zone del mondo; vessate, uccise, stuprate.

Già nascere, in molti paesi, se fai l'errore di essere femmina, è un'impresa eroica. In India, come in altre zone del Sud Est asiatico e della Cina, essere femmina è una colpa imperdonabile, per il peso che significa dover garantire una dote, per il limite dei figli concessi, per retaggi di tradizioni inumane.

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