Nel capitolo 17 del Vangelo di San Luca, troviamo il passo in cui Gesù cura dieci lebbrosi. La narrazione mostra che sulla via di Gerusalemme sono andati incontro a Gesù e Gli hanno detto: “Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!”
Quante volte nella nostra vita ci comportiamo come gli altri nove lebbrosi! Hanno chiesto la grazia e hanno ottenuto quello che desideravano, ma non hanno riconosciuto l'azione di Dio nella loro vita. Spesso siamo molto rapidi nel chiedere le cose a Dio. In base alle nostre necessità e all'urgenza che abbiamo, facciamo promesse, recitiamo novene, chiediamo ai nostri amici di pregare per noi, ma dopo aver ottenuto la grazia andiamo avanti nella nostra vita come se tutto ciò che è accaduto non fosse stato opera della misericordia di Dio.
Gesù stesso ha insegnato che Dio ascolta le nostre preghiere e desidera rispondere alle richieste che Gli rivolgiamo: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa” (Matteo 7, 7-8).
Dio vuole che ricorriamo a Lui nelle nostre necessità, e se pensiamo bene tutto ci è dato dalla Sua bontà e dal Suo amore, è “Lui che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa” (Atti 17, 25).
Se abbiamo l'abitudine di ringraziare le persone che ci aiutano, perché non coltivare anche la gratitudine nei confronti di Dio? Non che Egli ne abbia bisogno, ma come ha detto bene San Giovanni della Croce, “l'amore non si paga che con amore”. E ringraziare ci rende più umili, ci santifica, ci esalta e ci rende sempre più dipendenti da Dio.
Nella prima Lettera ai Tessalonicesi, San Paolo ci ha parlato dell'importanza di ringraziare: “In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Ts 5, 18). Nella Lettera ai Colossesi, ha anche esortato dicendo: “Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie” (Col 4, 2).
Chiediamo a Dio le grazie che ci renderanno persone migliori, e non dimentichiamo mai di ringraziare.