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I genitori hanno le mani sempre piene… E il cuore?

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Martha, Mary and Me - pubblicato il 26/07/21
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A volte ci sentiamo "insufficienti", come se non avessimo nemmeno cinque pani e due pesci per portare avanti la missione che ci è stata affidata coi nostri figli. Allora dobbiamo farci anche noi figli e chiedere a Dio che ci riempia il cuore.

Vi è mai capitato di sentirvi insufficienti?

Di sentire di avere poco o niente da dare proprio quando a voi veniva chiesto molto dalle persone vicine?

Ecco, la vita del genitore è spesso tempestata da momenti del genere, dove il senso di inadeguatezza si fa avanti prepotente e ci costringe ad aprire la nostra busta di tela e a scoprire che non abbiamo abbastanza: competenze, risorse, capacità, volontà.

Neanche cinque pani e due pesci, proprio niente, certe volte. E altro che la moltiplicazione, qui servirebbe proprio l'equazione che spiega l'universo perché di fronte alla complessità del crescere un figlio ci si può sentire davvero sopraffatti, a volte, in particolare quando ci si presentano situazioni irrisolvibili, come una malattia.

Eppure Gesù, che ci conosce e ci ama da prima che l'universo esistesse, ci dice che nulla deve andare sprecato, anche il più piccolo granello di bene, di amore va conservato e che dobbiamo avere fede in quel poco che abbiamo, che a noi sembra niente ma che può fare la differenza.

Pensiamo ad un genitore che si sente inadeguato, che porta sulla propria pelle i segni di un'educazione distorta e che teme di ripetere gli stessi errori da lui subìti: beh, ecco qua ciò che non va buttato, ossia la preoccupazione, il dubbio che ci fa mettere in movimento, che ci mette alla prova, che ci dà la spinta ad essere migliori.

Se riconosciamo la nostra pochezza, la nostra finitezza, come caratteristiche che ci rendono figli di Colui che è tutto, che è infinito amore, allora non ci abbatteremo mai ma ricorreremo con fiducia a Lui.

Riusciremo addirittura a capire cosa sia l'umiltà vera, che non è un piangersi addosso, mai, ma un riconoscere di non bastare a se stessi, di essere incompleti e di aver bisogno di fare spazio alla grazia.
Un papà e una mamma penseranno di avere sempre poco nella loro busta di tela, ma se non si sentiranno mai soli lasceranno a Dio il compito di far crescere quel poco che hanno.

Ma a noi spetta il ruolo di figli e quindi dobbiamo fare lo sforzo di chiedere, che sembra semplice ma non lo è, è un mettersi in ginocchio, piegare la nostra superbia fisicamente e alzare gli occhi verso il Padre e dire semplicemente, senza formule:

"Dio mio, io ho poca pazienza, mi rendo conto di non essere capace di rispondere con amore alla creatura che più di tutte ne avrebbe bisogno, mio figlio, in quanto affidato a me, spesso alzo la voce, divento prepotente e non vedo che di fronte a me c'è un bambino che ha solo bisogno di amore incondizionato e accoglienza totale.

Ti chiedo umilmente di agire lì dove manco, di essere la mia voce quando la uso male e di far sì, non per merito ma per grazia, che quel poco che ho fiorisca e sia sufficiente per essere un genitore migliore, capace di amare, ascoltare, accogliere, piuttosto che umiliare, urlare, punire e sopraffare".

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