di padre David S. Koonce, LC*
C’è la convinzione comune che lo studio della teologia si rivolga solamente ai chierici o ai consacrati, ma pochi sanno che negli ultimi decenni (potremmo dire già dal Concilio Vaticano II) la Chiesa ha consolidato l’identità laicale nell’impegno ecclesiale e missionario, coinvolgendo uomini e donne nell’evangelizzazione e nella catechesi, valorizzando la loro specificità, e aprendo loro la possibilità di formarsi in modo serio e completo, alla pari di quella offerta ai ministri ordinati.
Durante un recente congresso di teologia che si è tenuto a Rochester, New York, a cui ho partecipato, ho notato che la maggior parte dei relatori era di estrazione laicale. Si percepisce il desiderio da parte di tanti laici di cercare formazione per realizzare un’autentica leadership cristiana in tutti i settori della Chiesa.
La nuova evangelizzazione, infatti, richiede persone preparate e formate professionalmente. Ci si trova così davanti a laici che sia per motivi d’interesse personale, di approfondimento e di specializzazione, sentono l’esigenza di studiare la teologia, scegliendo di realizzare la propria missione a servizio della chiesa, dei movimenti laicali a cui appartengono, delle istituzioni religiose, delle scuole o attraverso la scrittura di libri o articoli e la condivisione di contenuti della fede attraverso i social media o altre piattaforme digitali.
Complice di questo cambio di tendenza è certamente la mancanza di vocazioni sacerdotali e alla vita religiosa che si avverte in molte diocesi, motivo per cui la dedizione del clero a servizi direttamente pastorali, di vicinanza al popolo di Dio, è totalizzante; molti vescovi e superiori religiosi pensano due volte a dedicare sacerdoti o religiosi all’insegnamento della teologia, e perciò, si aprono nuovi spazi per i laici.
Come diverse volte Papa Benedetto XVI e Papa Francesco hanno sottolineato, la sfida principale che un teologo contemporaneo deve affrontare potere rispondere alle questioni esistenziali delle persone è la credibilità. Per essere credibili bisogna essere preparati: riproporre il Vangelo senza adeguarsi al relativismo, ma cercando di indirizzare le persone verso una strada sicura, resa impervia dalle inquietudini del mondo post-moderno, richiede da parte nostra un piccolo sforzo.
L’evangelizzazione, però, non può rimanere un concetto astratto. L’evangelizzazione si attua solo grazie agli evangelizzatori, che prima di tutto sono persone. La persona è sempre al centro di ogni percorso formativo. Questo esige da parte delle università la capacità di offrire e garantire un’offerta formativa solida, attuale, e “artigianale”, come spesso ci ricorda il Papa Francesco che metta lo studente al centro affinché disponga di un percorso più personalizzato, più consono e proporzionato ai suoi talenti. Tale offerta dovrà adattarsi anno dopo anno agli sviluppi e alle esigenze di formazione. Dal prossimo anno, ad esempio, abbiamo previsto un “ri-disegno” del curriculum del Baccalaureato triennale. Innanzitutto, abbiamo voluto privilegiare il rinnovo della didattica, già iniziato negli ultimi anni, ma che ha ricevuto nuovi impulsi dall’esperienza della pandemia. Il rinnovo del curriculo prevede non solo le lezioni frontali classiche accompagnate dallo studio personale, ma abbiamo dato spazio anche allo studio e alle esercitazioni fuori dall’aula in piccoli gruppi. Se stimoliamo gli studenti a “mettersi in gioco” attraverso elaborazioni scritte ed esercitazioni orali, singole o di gruppo, includendo progetti pratici di applicazione pastorale, saranno più pronti per dare risposte concrete convincenti ai grandi interroganti del mondo, e non rimanere in discorsi belli ma astratti, che abbagliano la mente senza riscaldare il cuore.
In secondo luogo, abbiamo riorganizzato alcune materie per ridurre eventuali ripetizioni di contenuto, con il doppio scopo di promuovere la profondità e di evitare la dispersione di energie; il programma prevede dunque un massimo di sei materie per ogni semestre, di cui uno sarà scelto tra i corsi elettivi, secondo i propri interessi. Oltre a incrementare la motivazione personale nello studio, i corsi elettivi favoriscono il lavoro di gruppo e la vicinanza tra docenti e studenti.
Anche la pandemia per la nostra facoltà si è rivelata essere un’occasione di crescita: la didattica a distanza, intrapresa per rispondere alla crisi sanitaria, ha reso possibile l’intreccio di relazioni con studenti che altrimenti non avrebbero mai deciso di iscriversi a causa delle distanze. Le nuove forme di “presenza virtuale” hanno coinvolto tutta la comunità accademica, studenti e docenti, illustrando nuove possibilità. Allo stesso tempo, l’esperienza ha reso ancora più significativo il valore unico della formazione in sede, che resta peculiare, sia per il bisogno umano del contatto fisico e della vicinanza, sia per la straordinaria ricchezza della tradizione culturale e cristiana che la città di Roma offre.
Questi eventi forti del nostro tempo aprono nuove sfide che la nostra facoltà vuole affrontare cercando di non far mancare mai a coloro che vorranno far parte della nostra comunità accademica un servizio sempre più completo, flessibile e attuale.
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Padre David S. Koonce, LC, è Vice Rettore Accademico APRA, Decano e Docente della Facoltà di Teologia.