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India: a 18 anni aiuta chi come lei poteva essere una sposa bambina

INDIA, GIRLS
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Annalisa Teggi - pubblicato il 21/07/21
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Priyanka Bairwa ha rifiutato il matrimonio precoce e combinato. Insieme ad altre ragazze che potevano diventare spose bambine chiede accesso gratuito all'educazione.

In India una legge del 2006 vieta e punisce in matrimoni fra adulti e minorenni, nonostante ciò i casi di spose bambine sono ancora molto diffusi. La pandemia ha aggravato la situazione, ma ci sono eccezioni notevoli. La storia di Priyanka Bairwa è di incoraggiamento soprattutto per le ragazze che vivono nelle zone più rurali e povere della regione indiana.

A raccontare la propria storia a lieto fine è una giovane ragazza del Rajasthan, si chiama Priyanka Bairwa e oggi è a capo di un movimento che accoglie più di 1000 ragazze che hanno rifiutato un matrimonio precoce e forzato. Aveva 15 anni quando il padre decise a chi doveva andare in sposa, ma quando a 18 anni il matrimonio stava per essere celebrato Priyanka si è rifiutata. La casta della sua famiglia è quella dei dalit, quelli che noi conosciamo come 'paria' o 'intoccabili', e l'estrema povertà è una della cause primarie che spingono a dare in spose figlie ancora minorenni. Una ragazza che si è unita all'associazione fondata da Priyanka, la Rajasthan Rising, racconta che il suo matrimonio era stato fissato quando aveva appena due mesi.

Due sono le radici di questo antico retaggio: l'idea che la figlia femmina sia meno produttiva del maschio dal punto di vista lavorativo e il cosidetto «prezzo della sposa», l'usanza di pagare lautamente una sposa di giovanissima età.

Una legge dello Stato non è riuscita cambiare lo status quo che impedisce a tante ragazze di avere un futuro libero e sereno e le condanna, invece, a violenze e abusi gravi. Ma lì dove fallisce l'imposizione dall'alto, può invece riuscire la piccola forza personale che si muove dal basso. E' - chiamiamola così - la «speranza di Frodo»: il piccolo ha la capacità, nella sua presenza quasi invisibile, di smuovere e incrinare il cemento armato del male.

Oltre a essersi vittoriosamente opposta al suo matrimonio precoce e combinato, Priyanka Bairwa ha cominciato a rivolgersi a chi era nella sua stessa condizione: povera e destinata a essere privata di istruzione e diritti umani fondamentali. Un segno davvero significativo, e tutt'altro che scontato, è che di fronte alla presa di posizione della figlia tutta la famiglia si sia poi affiancata a sostenerla.

Poca favilla gran fiamma seconda, ci ha insegnato Dante. Basta poca cosa, basta un autentico frammento umano acceso di amore al bene che l'incendio divampa.

Ma qual è l'obiettivo di queste ragazze? E' molto pratico e preciso: chiedono che l'accesso all'educazione sia gratuito per le ragazze fino ai 18 anni e che ciascuna riceva un fondo minimo di 49 sterile all'inizio di ogni anno scolastico.

Verrebbe da dire che è un passo che si può proprio fare, e sarebbe un investimento davvero lungimirante per l'India che ha la schiena - ancora più - a pezzi in mezzo al Covid. Gli ospedali sono una forma di cura fondamentale nell'emergenza, ma poi occorre che il popolo non sia abbandonato e lasciato allo sbando in un tessuto sociale in gravissima indigenza e crisi. Le scuole, l'impegno di scommettere sull'educazione, sono l'alleato dell'ospedale, la prima linea per riversare senza risparmio una vera salute su tutti. Ed è la salute di un uomo e una donna che imparano la dignità della propria persona e trovano gli strumenti per mettere il proprio valore a servizio del bene comune.

L'India ha molti tristi primati attualmente, la cui collisione reciproca sta mostrandoci uno scenario tragico. Era già il paese dove vivevano un terzo di tutte le spose bambine del mondo, ed è il secondo paese più duramente colpito dal Covid: circa 6 milioni di casi.

INDIA

Alle nostre latitudini ci siamo lamentati dei lockdown soprattutto per le amare conseguenze economiche che ne stanno conseguendo. Però la maggior parte di noi ha anche apprezzato questo tempo protratto di pausa. In tanti abbiamo notato che fermarsi a casa ha rimesso al centro la famiglia e il nostro sguardo su di essa. Ci siamo riscoperti padri, madri, figli. Ci siamo chiesti se non valga la pena mettere da parte tutta la frenesia lavorativa per ridare una centralità di sostanza agli affetti. Altrettanto vero è che si è verificato l'opposto nei contesti dove la violenza aveva già attecchito in precedenza.

In India i lockdown hanno inflitto sulle famiglie, e soprattutto sui bambini, un colpo ferale. Milioni di lavoratori a giornata si sono ritrovati senza mezzi di sostentamento. Questo ha spinto le famiglie più indigenti a cercare qualche forma di guadagno anche attraverso il lavoro dei propri figli. La chiusura delle scuole è stato un altro incentivo allo sfruttamento minorile:

Allargando lo sguardo a livello globale si stima che più di 10 milioni di ragazze in tutto il mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo, non ritorneranno più sui banchi di scuola dopo l'interruzione forzata dovuta al Covid (fonte Save The Children).

Questi numeri enormi possono lasciare sconfitti in partenza, oppure possono farci scommettere ancora più sulla «speranza di Frodo». Lasciamo perdere gli slogan urlati su grandi piattaforme. Sosteniamo concretamente chi si muove in prima persona di casa in casa, chi opera sul campo sostenuto da una visione umana guidata dalla coscienza che ogni essere umano, bambino e bambina, sono un tesoro in corpo e spirito da custodire.

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