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La loro coppia è rinata a partire da una confessione rigenerante

Edouard e Mathilde

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Mathilde De Robien - pubblicato il 13/07/21
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La vita coniugale di Edouard e Mathilde andava male per via di grandi barricate affettive erette da Mathilde fin dall’adolescenza: durante una visita a Paray-le-Monial un prete le propose di ascoltarla, e le dighe interiori si ruppero. La vita dei due coniugi ne è uscita profondamente trasformata.

Edouard e Mathilde hanno entrambi 56 anni e sono sposati da 33, hanno 5 figli e presto 9 nipoti. Cresciuti nella fede cattolica, hanno attraversato nella loro infanzia prove dolorose che, in epoche differenti, avrebbero scosso il loro modo di prendere la vita, il loro matrimonio e il loro avvenire. Ciononostante, l’amore e la misericordia di Dio – sperimentati attraverso la presenza attiva e benevola di un prete a Paray-le-Monial – hanno permesso loro di restituire un senso all’esistenza e di ritrovarsi. 

All’età di 15 anni, Mathilde perse la sorella diciottenne, morta annegata durante un incidente in una crociera. Fu un vero cataclisma. Mathilde si sentì raggelare: inconsolabile e disperatamente sola malgrado la presenza dei genitori. Voleva morire anch’ella, ma capiva che avrebbe fatto soffrire ancora di più i suoi genitori. Si propose allora una sfida che non le avrebbe facilitato la vita: quella di vivere da sola, senza mai dire nulla a nessuno della sua sofferenza. Una nuova ragione di vivere che, all’epoca, le dava un sentimento di forza. 

Edouard rimase orfano di padre a 13 anni: si sentì come un muro che crolla, e la reazione non si fece attendere. 

Si trincerò così nelle sue barricate, credendo di proteggersi. 

Quando si sposarono, le rispettive famiglie si conoscevano da molto tempo: 

Dopo la nascita dei cinque figli, le barricate di Mathilde cominciarono a diventare asfissianti: 

Unica piccola luce nelle tenebre silenziose di Mathilde, il legame con la Vergine Maria. Un anno, la sorella era tornata da Lourdes raggiante: allora Mathilde si mise anch’ella a parlare a Maria e a confidarle la sua sofferenza come a una madre. Si autorizzava a piangere in segreto, e questo la placava. 

Progressivamente si rese conto che Edouard e lei vivevano ciascuno per conto proprio, che la vita di coppia non andava bene: un’estate si recarono a Paray-le-Monial per una gita in famiglia. In quel momento non avrebbe scommesso granché sulla loro vita coniugale. Un giorno, mentre Edouard si era allontanato per andare a confessarsi, Mathilde decise di attenderlo all’ombra. Qualcuno le si avvicinò e le chiese un aiuto per andare a cercare due sedie. Quando Mathilde tornò con le due sedie tra le braccia, leggermente irritata di essere stata disturbata, vide l’intruso tirare fuori da uno zaino in plastica un’alba bianca e una stola. Il prete si girò verso di lei e le chiese: «E io? Posso fare anch’io qualcosa per lei?». 

Mathilde chiese di ricevere il sacramento della riconciliazione. A distanza di anni, è ancora sconvolta dalla presenza benevola del prete: fece scendere la stola fin sulle ginocchia e aprì le mani dicendo semplicemente “l’ascolto”. Lei gli confidò la sua storia in un torrente di lacrime, a partire dal giorno della morte della sorella. Più parlava, più il suo cuore si scaldava: «Era come se tutti i miei sensi riprendessero vita, mi sentivo rivivere, tutto si illuminava». 

Dopo 23 anni di silenzio, Mathilde le confessava quel che più le pesava e che non riusciva a dire. In quei minuti scoprì quanto Dio sia Amore e Sorgente di vita. Realizzò che il Signore era venuto fino a lei. Nella sua mente risuonava il salmo 22: 

«È proprio quello che vivevo in quel momento! – esclama Mathilde – Ero morta e il Signore mi ha restituito la vita!». Edouard ne fu il felice testimone: «Un istante dopo mi sono ritrovato una moglie che era un sole raggiante!». 

Ne seguì una intensa liberazione: Mathilde osava ormai parlare della sorella e diede prova di grande docilità allo Spirito Santo, particolarmente durante i gravi problemi di salute di Edouard. Passò dalla vecchia sfida “vivrò da sola” al messaggio evangelico “da sola non posso niente”, con riferimento al passaggio giovanneo: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). 

«Sapevo – assicura Mathilde – che quanto il Signore aveva fatto per me a Paray-le-Monial lo avrebbe fatto un giorno per Edouard». L’uomo voleva scoprire quel che aveva scoperto la moglie, ma da buon cartesiano si trovava di fronte al dilemma “come convertirsi, quando si è già cristiani?”. 

Qualche anno più tardi fece a sua volta l’esperienza della presenza di Cristo nella sua vita. Nel 2017 una grave malattia renale gli fece subire diverse ospedalizzazioni: ricevette tre volte l’Unzione degli Infermi, che ogni volta riempiva il suo cuore di dolcezza e di pace. 

«Per tre giorni ho chiesto al Signore di venire ad abitare il mio cuore… ed Egli lo ha colmato tutto inabissandovisi». In quel momento, per ispirazione di Mathilde, s’impegnarono nella Communion Priscille et Aquila: «Compresi che la mia conversione sarebbe passata di là», dice Edouard.

Felice intuizione! Fin dalla prima sessione, durante la preghiera dei fedeli un membro della Communion che non lo conosceva gli disse, mosso dallo Spirito: «Che il prezioso sangue di Gesù scorra fin nel cavo dei tuoi reni». «Fu una sberla in pieno volto, perché avevo perso due terzi dei reni!». Il Signore lo toccò al cuore della sua debolezza. Alla seconda sessione, osò uscire dalla messinscena che si era imposto fin dalla sua infanzia e gustò la gioia della libertà: lodò e celebrò il Signore aprendo le mani e cantando “Sono nella gioia, un’immensa gioia, perché il mio Dio mi ha liberato!”. 

La sua salute si deteriorava, i medici gli chiesero di scegliere un tipo di dialisi. Basito, incapace di ammettere la sua malattia, si aprì con Mathilde, la quale però non poteva dargli il suo parere: 

Edouard rimase solo e incompreso – non credeva davvero alla propria guarigione. 

Alla terza sessione Priscille et Aquile, Edouard fu felice di ritrovare la comunione, ma si sentiva schiacciato dal peso del suo fardello. Durante la veglia di preghiera, mosso dallo Spirito Santo, osò chiedere la propria guarigione davanti a tutta l’assemblea riunita nella chiesa: «Durante un momento di silenzio ho gridato “Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi!”». Lo Spirito Santo si manifestò immediatamente in un’unzione di consolazione di forza e potenza dolcissime. 

Effettivamente lo era, perché qualche mese più tardi il nefrologo gli disse che non aveva più bisogno di dialisi: la funzione renale era migliorata. 

Edouard e Mathilde sono due testimoni privilegiati di quel che Dio può compiere nelle nostre vite: 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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