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Viva la Mamma sempre, anche alla finale degli Europei

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Paola Belletti - pubblicato il 12/07/21
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Federico Chiesa telefona alla mamma per festeggiare la vittoria agli Europei. La mamma di Berrettini da bordo campo resiste come può mentre assiste all'impresa epocale del figlio. Viva la mamma sempre, senza troppa retorica!

Lo si vede benissimo, in mezzo al campo, il giovane fuoriclasse figlio d'arte e della sua mamma, mentre scandisce col tono che ormai abbiamo imparato a usare per farci capire dagli assistenti vocali:

E' Federico Chiesa, fenomeno azzurro, tutto occhi, potenza, ossessione per la porta e generosità. Con lo smartphone in mano, dopo aver abbracciato ed esultato coi compagni e il CT, la prima cosa che fa è chiamare la sua mamma. E ha fatto bene!

Come sua omologa (nel senso che sono mamma anche io, anche se non di campioni europei), mi immagino che la signora non avesse visto nulla della fase rigori, oltre la federa del cuscino. Magari la conferma della vittoria l'ha avuto proprio dal suo ragazzo, infortunato ma felice. E ci è arrivata prima di Fedez: sì, abbiamo vinto noi!

Ha 23 anni il vero fuoriclasse di questi Azzurri che ci hanno fatto sognare e regalato serate di ineffabile ansia e spettacolo.

Sono un gruppo magnifico, sono più che una semplice squadra, continuano a ricordarci giornalisti in studio e a bordo campo, facendo eco al Mancio, Roberto Mancini, l'allenatore del miracolo con quell'inconfondibile ciocca grigia che fa tanto Anna di Frozen.

E anche lui, Roberto Mancini, ha qualcosa da dire sul fattore mamma; e siccome il suo è un ruolo decisivo la Mamma alla quale avrà chiesto aiuto o chissà forse anche promesso qualcosa è di un'altra categoria.

In questi giorni sulla nostra e altre testate è stata ripresa l'intervista al ct azzurro del gennaio scorso nella quale ha parlato diffusamente del suo amore per la Madonna e di un'esperienza particolare vissuta a Medjugorje.

Colpisce come distingua con forza la diversa importanza dei vari piani della nostra esistenza per cui anche il suo calcio, giocato ai massimi livelli, diventa poca cosa di fronte all'amore e all'eternità. Ma sa anche che si sta parlando della Mamma per eccellenza e non c'è nulla della vita dei propri figli che non le interessi.

Così gli aveva risposto la veggente Vicka riguardo alla presenza e all'azione costante e amorevole di Maria.

Che belli questi ragazzi entusiasti, espressivi, determinati, protagonisti indiscussi dei meme migliori degli ultimi giorni. ù

"Dimmi che sei italiano senza dirmi che sei italiano", quando ancora ci si batteva nei gironi.

Oppure come torturare un italiano quando già si sapeva che gli avversari erano i sacrileghi profanatori della nostra amata pizza (anche se la faccenda dell'ananas è decisamente più americana che british).

Ci hanno dato dei mammoni in mondovisione eppure abbiamo preso aerei e dormito fuori casa senza il nostro orsacchiotto e gli unici con la maglia della salute in bella vista eravate voi, cari amici inglesi.

Tra tanti botta e risposta spicca il lapidario Football is coming home che diventa Rome.

Tutto da godere, senza cattiveria, il prima e dopo dei Duchi di Cambridge con il piccolo George che prima esulta felice che noi povery abbiamo subito un goal e poi si incupisce nella sua composta tristezza regale.

O ancora Boris Johnson e la parrucca tricolore, scarmigliata come sono i suoi veri capelli.

O l'esultanza crepuscolare del nostro presidente Matterella.

Colonna sonora imperdibile di tutto questa gioia di popolo, sfilacciato quanto vuoi, provato dalla pandemia e da tutto il marasma di ordini e contrordini, impoverito come non mai, ma in fondo ancora unito intorno a pochi chiari sentimenti: mamma e papà, famiglia, lealtà, voglia di vincere, (capito gent.mo signor Zan e altri filantropi che vogliono "aiutare i bambini a cambiare sesso?") il commento di Fabio Caressa e Beppe Bergomi.

Caressa appena gli è possibile lo fa: ringrazia il Signore, nomina la fede, rimette la Chiesa (fosse anche solo la maglia numero 14) al centro del villaggio.

Non è che si tratti di una nuova primavera dello spirito ma è di certo stata una bella folata di aria fresca carica di gioia. E anche dare gioia non è un brutto servizio all'umanità.

Del gioco del calcio lo stesso Benedetto XVI, ancora Ratzinger, ha scritto parole sublimi che sono la definitiva risposta all'obiezione trita del "che ci trovate mai di bello in 11 omini che rincorrono una palla?"

E poi lo hanno detto spesso, in questa squadra niente prime donne, al massimo un umile e concludente Gigione Donnarumma e tanto, tanto lavoro, impegno, spirito di sacrificio.

E allora ok, ci sto anche io: "Ciao mamma!" (poi le mando un whatsapp o chiedo a Google di chiamarmela per sapere come va col gran caldo che la fa tanto soffrire) e anche "Grazie Signore che ci ha dato il calcio, che ci fa sognare, divertire, abbracciare..." (cit).

A proposito di finali che fanno la storia, campioni e mamme, non possiamo dimenticarci di Matteo Berrettini, tennista numero otto nella classifica ATP, che ha sfidato e tenuto testa a Djocovic, il numero uno assoluto.

La sua mamma, dalla tribuna, gestisce come può una più che comprensibile ansia, mentre il suo Matteo si è preso un apprezzato secondo posto con una dignità e un contengo che gli Inglesi si sono sfilati frettolosamente insieme alla medaglia d'argento. (Mh, ragazzi, non si fa! Si perde con onore, non ve l'ha insegnato la mamma?)

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