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Il requisito per ottenere miracoli

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Carlos Padilla - pubblicato il 12/07/21
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Ho bisogno di credere perché si verifichi il miracolo. Senza fede non c'è vita né speranza

Per compiere miracoli, Dio ha bisogno di fede. Senza quella fede non è possibile nulla di straordinario. È il fertilizzante con cui può crescere la pianta. L'acqua che la irriga, il sole che le dà vita.

Senza la fede non ci sono miracoli, né grandi guarigioni o grandi azioni. Perché i miracoli aiutano?

In primo luogo, il miracolo mi restituisce la salute e mi ripristina nella mia vita di prima. Non mi rende migliore, semplicemente mi permette di recuperare quello che avevo perduto o di acquisire quello che non avevo mai avuto.

Il paralitico, il cieco dalla nascita, il lebbroso, si rallegrano per aver recuperato la salute. Hanno avuto fede, e Gesù ha operato il miracolo.

Hanno smesso di essere separati dal mondo per le loro limitazioni fisiche. Gesù li restituisce al mondo.

Non aumenta forse la fede con il miracolo? Così dovrebbe essere. Il miracolo dovrebbe darmi più fede, più amore nei confronti degli altri, un cambiamento di vita.

Ma il miracolo fisico e la conversione non vanno sempre di pari passo. Per questo Gesù spesso perdona anche i peccati. Perché guarisce l'anima insieme al corpo.

Quello che è chiaro è che ho bisogno di credere perché si verifichi il miracolo. Senza fede non c'è vita né speranza.

E la fede non si basa su qualcosa di esistente, di reale, ma è un dono che mi trascende.

Voglio credere nel potere di Dio. Vorrei avere più fede. Oggi prego con le parole del salmo:

“A te alzo gli occhi,
a te che siedi nei cieli!
Ecco, come gli occhi dei servi guardano la mano del loro padrone,
come gli occhi della serva guardano la mano della sua padrona,
così gli occhi nostri sono rivolti al Signore,
al nostro Dio,
finché egli abbia pietà di noi.
Abbi pietà di noi,
Signore, abbi pietà di noi,
perché siamo più che sazi di disprezzo.
L'anima nostra è più che sazia dello scherno degli orgogliosi e del disprezzo dei superbi”.

I miei occhi sono riposti sul Signore e confidano. Mi piace la fede dei bambini, che credono nell'impossibile. Quella fede che non crolla nelle avversità.

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Cadere e rialzarsi fa parte dello stesso spirito che non si arrende mai. Credere ha a che vedere con il fatto di sognare e sperare molto da Dio, dalla vita, dagli altri. Diceva però José Antonio Rodríguez:

“C'è una discrepanza tra ciò che desideriamo e quello che otteniamo. L'ho imparato dai bambini”. Desidero molto più di quello che mi dà la vita, e finisco per essere frustrato. Se non desidero nulla, non avanzo.

Se desidero molto e non ottengo quello che sogno e soffro, come fare per non scoraggiarmi?

La vita è breve. È un dono. E mi dà tutto quello che mi può dare. Non voglio esigere più di quello che posso avere.

Il mio cuore è fatto per il cielo, e per quanto sogni su questa Terra non raggiungerà mai tutta la sua misura.

Non smetto di credere e non smetto di accettare le cose come sono, traendo sempre gli aspetti positivi, vedendo l'aspetto buono di ciò che accade. E credendo sempre, senza sfiducia.

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Più credo in me stesso, più trarrò da dentro di me, più lottero, più donerò con gioia.

Più credo negli altri, più tireranno fuori la versione migliore di se stessi. Più credo in Dio e nella Sua misericordia, più si verificheranno miracoli che non immaginavo.

L'amore di Dio è così, molto più generoso del mio amore meschino. Mi manca fede. Chiedo più fede in questo periodo difficile che vivo.

Voglio confidare nel potere di Gesù. Nel potere di Dio nelle persone che mi circondano. E non smetto di lottare fino alla fine. Non smetto di credere alla vittoria finale.

Credo e accetto quello che c'è. Confido e amo la vita com'è. Leggevo giorni fa:

“A volte crediamo che le persone siano biglietti della lotteria: che siano lì per realizzare le nostre assurde illusioni”. Carlos Ruiz Zafón, L'ombra del vento.

Credere negli altri non significa aspettare che mi risolvano la vita, che rispondano a tutte le mie necessità e risolvano tutti i miei problemi.

Non mi aspetto i miracoli assurdi che a volte sogno. Gli altri non sono quelli che devono risolvere tutti i miei problemi.

Li vedo nella loro bellezza. Li accetto come il dono che Dio mi offre. Senza pretendere che siano lì per rispondere alle mie necessità.

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