In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.
Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. (Mt 10,34.42.11,1)
Ci sono parole che messe in bocca a Gesù ci fanno sentire a nostro agio, e altre che ci sconvolgono.
Oggi il Vangelo ci regala un po’ di parole sconvolgenti. “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra”.
E questa non ci sembra proprio una bella notizia, tranne poi accorgerci che lo scombussolamento che Gesù è venuto a portare non riguarda le guerre ma quelle paci mortifere dove pur di non soffrire o sbagliare alla fine si decide di non vivere.
“Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me”.
Anche in questo caso ci sembra quanto mai contro natura una richiesta simile, tranne poi renderci conto che senza Cristo rischiamo di confondere l’amore con il possesso, e invece di godere dell’amore delle persone che amiamo passiamo la vita solo con la paura di perderle o in balia delle delusioni.
Se Lui ha il primo posto aumenta anche la libertà con cui siamo capaci di voler bene a chi amiamo.
“Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà”.
Portare la croce significa imparare a farci carico di tutta la realtà che abbiamo davanti senza più l’ansia di doverne portare da soli il peso.
Gesù non ci chiede di salvare ciò che ci è affidato ma di portarlo dietro di Lui. Un discepolo fa questo: segue.
Allora il valore di ciò che conta non dipende più dalla quantità di cose che facciamo ma dal modo con cui facciamo le cose: “Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.
Questa qualità è dettata da una cosa molto semplice: ricordarsi “per chi” vale la pena fare, accettare, rinunciare, scegliere, soffrire o gioire.
Un cristiano ha chiaro questo “per chi”, e allora può anche fallire se questo fallimento è vissuto “per amore di Qualcuno”.