Suor Gloria Narváez Argoti, la religiosa della Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata di 57 anni rapita dai jihadisti in Mali, a Karangasso, nel 2017, ha dato notizie di sé con un messaggio inviato tramite la Croce Rossa internazionale al fratello Edgar Narváez, che abita nella cittadina di Pasto, in Colombia, luogo di origine della suora.
A dare notizia è la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), dopo aver visionato la nota: 11 righe, scritte a mano in spagnolo. La famiglia l’ha ricevuta nel mese di maggio.
«Invio a tutti i miei più cordiali saluti. Il buon Dio li benedica e conceda loro la salute. Sono prigioniera da quattro anni e ora sono con un nuovo gruppo», si legge nel breve testo. La suora rapita identifica il gruppo terroristico che attualmente la tiene in ostaggio come il Gsim, il Gruppo per il sostegno all’Islam e ai musulmani. Si tratta di una formazione appartenente a un’alleanza jihadista attiva nel Sahel e legata ad Al Qaeda.
«Possano tutti pregare molto per me. Che Dio benedica tutti loro. Spero che Dio mi aiuti a ritrovare la mia libertà. La tua amorevole sorella, Gloria», conclude (Aiuto alla Chiesa che Soffre, 8 luglio).
L’uomo ha riferito anche che la liberazione della compagna di prigionia, la dottoressa francese Sophie Petronin, nell’ottobre dello scorso anno, aveva colpito molto suor Gloria. «La loro separazione – ha affermato – ha causato grandi difficoltà psicologiche e mentali a mia sorella, perché avevano condiviso quattro anni di amicizia».
Dopo il rilascio di Sophie Petronin, «l’hanno trasferita nel gruppo menzionato nella sua lettera, il Gsim, in un luogo ancor più remoto. Ma a poco a poco si è ripresa mentalmente, e ora sta di nuovo bene – ha aggiunto -. Fisicamente è esausta, molto magra, il viso abbronzato dal sole e dal clima della regione del Mali, ma grazie a Dio sta bene. È molto forte».
All'agenzia Fides (6 febbraio), suor Noemi Quesada, ex superiora generale della Congregazione di suor Gloria, aveva spiegato che la suora rapita era giunta in Mali dopo alcune esperienze missionarie: