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La Madre carmelitana a cui l’angelo custode “inviava” delicate lettere

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 09/07/21
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La devozione per gli spiriti celesti Maria Beatrice del Sacro Cuore di Gesù era riportata in ogni sua missiva, che raggiungeva il destinatario con il supporto del "messaggero celeste"

Madre Maria Beatrice del sacro Cuore di Gesù (1901-1979) è stata una monaca carmelitana cofondatrice del primo Carmelo in Svizzera, in località Locarno Monti.

Nel giornaliero repertorio di preghiere di Madre Maria Beatrice aveva il suo posto anche la devozione agli Angeli Custodi. Pure di questa troviamo tracce nella sua corrispondenza epistolare. Alla mamma, ricoverata in clinica, scriveva: “Ti mando sempre la Vergine SS. ma e l’Angelo Custode a tenerti compagnia al mio posto e perché ti dicano tutto il mio affetto”. 

E altra volta: “Spero proprio che l’Angelo Custode, a cui affido sempre le mie commissioni per te, ti porti anche le lettere che ti scrivo col cuore e con la mente, ma che per la mia miseria – ne ho vero rimorso – non arrivano fin sulla carta”

Invocare il proprio angelo: una pratica che ci fa sentire protetti.

In occasione del 25° anniversario di sacerdozio di padre Bernardino, frate carmelitano, Madre Maria Beatrice completava la lettera augurale con questa meditazione:

“L’altra sera, durante la recita del Mattutino, mi vennero in mente Papà Francesco [il babbo di Padre Bernardino] e il suo Angelo Custode…Alla S. Messa giubilare V. R. li avrà certamente entrambi al fianco, uno da un lato e l’altro dall’altro. Uno [il Papà] pieno di giubilo per essere stato strumento nelle mani di Dio a farle da Angelo visibile sulla terra. L’altro [l’Angelo] giubilante per aver un protetto così docile alle divine ispirazioni e guarderà con un po’ d’invidia (invidia permessa!) alla sua alta dignità”. 

“A lui, puro spirito, non è dato fare scendere sulla terra il Verbo Divino, ma si prostrerà fino a terra, quando il suo pupillo alzerà l’Ostia santa nella S. Messa, e giubilerà pensando all’aiuto che ha dato a V. R. e ancora potrà darle… Mi unisco con cuore filiale e fraterno a Papà Francesco e al S. Angelo per accompagnare, Padre, con le mie misere preghiere ed i miei sacrifici il suo fruttuoso apostolato…Salgo anch’io al Santo Altare per la sua Santa Messa d’argento, nascosta sotto le ali dell’Angelo”.

Un giorno, durante i lavori estivi di ripulitura del parco, le novizie scoprirono con gioia una piccola grotta naturale ai piedi di un tasso. Si decise subito di adibirla a santuario dell’Arcangelo Michele, adattandola approssimativamente al modello della Sacra Spelonca del Gargano. 

Madre Maria Beatrice partecipò volentieri alla festa di inaugurazione del minuscolo santuario, confezionando corone angeliche in onore del condottiero delle celesti milizie per tutte le monache. Chiese poi ad una novizia, che più delle altre si era dedicata con tanto entusiasmo ai preparativi e agli abbellimenti della grotta: “Ma lo prega l’Arcangelo Michele?”. 

Questa domanda era per lei della massima importanza: toccava l’essenziale, il fine a cui doveva condurre tutta l’attività esteriore, solo un tramite dell’incontro con Dio ed i suoi Angeli nella preghiera.

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