di Will Wright
Questo post è stato ispirato dalla conferenza di Doug Tooke The Perfection of Imperfection (La Perfezione dell'Imperfezione), parte della serie di OSV Talks, una serie di interventi di leader cattolici per promuovere la discussione, analizzare o rianalizzare vecchi approcci e ispirare il pensiero creativo, il tutto partendo dal cuore della Chiesa.
Tutti hanno bisogno di un Salvatore
La Lettera di San Paolo ai Romani dice chiaramente che per mezzo di Adamo il peccato è entrato nel mondo, e per questo tutti pecchiamo. Gli unici esseri umani che è stato rivelato non hanno mai peccato sono la Beata Vergine Maria e il Signore Gesù. Per il resto di noi, il peccato fa parte della nostra natura caduta.
Alla fine del IV secolo si diffuse un'eresia chiamata pelagianesimo, che insegnava che possiamo farcela da soli, per così dire, e salvarci solo con la nostra volontà. Questa eresia sostiene che se cadiamo nel peccato vuol dire solo che non ci stiamo sforzando abbastanza. Questo, ovviamente, è in contrasto con la Lettera ai Romani e la Sacra Scrittura nel suo insieme. Tutti pecchiamo. Tutti abbiamo bisogno di grazia. Tutti dobbiamo essere salvati dai nostri peccati. Abbiamo bisogno di un Salvatore. Tutti abbiamo bisogno di Gesù.
Non ci salviamo da soli
I modi in cui Dio avrebbe potuto salvarci sono infiniti, ma quale ha scelto? Ha scelto di diventare uno di noi e di condividere la nostra umanità duemila anni fa. E poi è morto sulla croce per noi, al posto nostro. Lui che era senza peccato è diventato il nostro peccato, e l'ha inchiodato al nuovo albero della vita, la croce. Come Dio, la Sua sofferenza è stata perfetta e infinita. Come uomo, la Sua offerta è stata fatta al posto nostro. È il nostro Salvatore.
Poi, dopo che è gloriosamente risorto dai morti ed è entrato in Cielo, ha inviato il suo Santo Spirito per guidare e custodire la Chiesa. Anche prima che ascendesse al Cielo, ha dato ai Suoi discepoli il compito di condividere la Buona Novella. Fin dall'inizio, l'opera di Gesù data alla Chiesa è sociale. Non ci salviamo da soli. Non possiamo salvarci da soli.
Verticale e orizzontale
Pensate all'immagine della croce. C'è un asse orizzontale e un asse verticale. Dalla croce, il nostro Salvatore ha mostrato il Suo amore per il mondo. È stato elevato in offerta al Padre e ha steso le braccia per abbracciare tutto il mondo in un amore impensabile.
Cosa sarebbe una croce senza un asse verticale? Sarebbe soltanto un grande palo a terra. E cosa sarebbe senza un asse orizzontale? Soltanto un segnale. La croce ci mostra la Chiesa.
Come l'asse verticale, dobbiamo offrirci al Padre, attraverso il Figlio, nello Spirito. È la base della vita di grazia nella preghiera e nella pratica dei sacramenti. Come l'asse orizzontale, siamo elevati dalla Chiesa, posti ad abbracciare tutto il mondo. La grazia di Dio si ritrova nel rapporto personale del peccatore che cerca un Salvatore, ma anche nell'assemblea riunita, nella comunità, nella Famiglia di Dio. Abbiamo bisogno dell'asse orizzontale e di quello verticale.
Confusione nella missione
Niente di tutto questo sarà mai del tutto limpido e immacolato, perché la gente è imperfetta. Tutti noi pecchiamo, e tutti noi abbiamo bisogno della grazia. E abbiamo bisogno gli uni degli altri. Quando gli esseri umani interagiscono tra loro, è destino che ci siano interazioni sociali spinose, fraintendimenti, azioni imperfette, intenzioni fuorviate, maldicenze e tutta una serie di vizi. Ad ogni modo, siamo inviati in missione da nostro Signore Gesù Cristo.
Una delle citazioni preferite di Papa San Giovanni Paolo II dal Concilio Vaticano II è tratta dalla Costituzione sulla Chiesa nel Mondo Moderno, la Gaudium et Spes, e ricorda come “l'uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé” (GS, 24). Donandoci per amore, diventiamo quello per cui Dio ci ha creati.
Nella missione dell'amore di Dio, dobbiamo abbracciare i momenti confusi come una grazia. Nelle cose negative che verranno, accettiamo che Dio abbia permesso che si verificassero quei momenti. Confidiamo anche nella verità che ci ha rivelato: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8, 28). Se amiamo Dio e cooperiamo con la Sua grazia, nella confusione Egli farà tutto per il bene.
L'indispensabile Santo Sacrificio della Messa
Troviamo la perfezione nell'imperfezione della vita permettendoci di essere in unione con Gesù, per la gloria del Padre, nel potere dello Spirito Santo. Questa è la gloria di ogni singolo Santo Sacrificio della Messa. Dalla Croce, il Figlio di Dio offre Se stesso al Padre nello Spirito Santo. A Messa, questa realtà salvifica si rende presente ancora una volta, al di fuori dello spazio e del tempo. Potremmo dire, quindi, che la Messa è l'offerta del Figlio al Padre nello Spirito a cui siamo invitati a prendere parte liberamente. Quando offriamo noi stessi con tutte le nostre imperfezioni, quindi, la perfezione di Gesù supplisce a ciò che manca nella nostra offerta.
La perfezione nell'imperfezione
La straordinaria realtà della salvezza, della bontà e della vita eterna è il mistero di Gesù Cristo. Confidiamo nella Sua promessa: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3, 16). Questo dono della vita eterna non inizia in Paradiso, ma quando Dio ci chiama, e questa chiamata inizia ancor prima del nostro concepimento: “Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato” (Geremia 1, 5). Nel Battesimo, entriamo in questa realtà salvifica.
Questo dono del Battesimo, rafforzato e amplificato nella Confermazione e rinnovato nel sacramento della Penitenza, è ordinato alla Santissima Eucaristia, Gesù Cristo stesso. Dobbiamo sforzarci di essere santi. È Dio che fa il primo passo, e noi reagiamo. È Dio che chiama, e noi rispondiamo. È Dio che dà, e noi che riceviamo e condividiamo.
Nel nostro sforzo per raggiungere la santità, non dobbiamo accontentarci di niente che sia inferiore alla piena perfezione dell'unità con Dio. Cosa più importante, non dobbiamo mai dimenticare che è l'azione di Dio in noi e non qualcosa che saremo mai in grado di offrire per conto nostro. Tutto ciò che Egli desidera da noi è un cuore aperto offerto in amore a Lui. Egli farà il resto.