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Relatori ONU attaccano la Santa Sede e sono accusati di manipolare i rapporti

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Francisco Vêneto - pubblicato il 24/06/21
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La relazione che accusa il Vaticano è una rappresaglia per l'atteggiamento della Chiesa contro l'aborto, dice un'agenzia

Relatori dell'ONU hanno attaccato la Santa Sede e sono stati accusati di manipolazione e di agire in segno di rappresaglia nei confronti del Vaticano per via dell'atteggiamento della Chiesa nei confronti dell'aborto. Lo ha reso noto l'agenzia cattolica statunitense CNA, del gruppo EWTN (Eternal World Television Network), fondato da Madre Angelica.

Il reportage della CNA registra che una relazione di consulenti delle Nazioni Unite sta accusando la Santa Sede di utilizzare i suoi accordi internazionali per eludere la propria responsabilità per quanto riguarda i casi di abusi sessuali perpetrati da membri della Chiesa.

Questa accusa è stata formulata in una relazione firmata da Fabián Salvioli, Mama Fatima Singhateh, Nils Melzer e Gerard Quinn, presentati come “relatori speciali” dell'organizzazione. L'ONU definisce i cosiddetti “relatori speciali” “periti indipendenti in diritti umani” che lavorano in partnership con il suo Consiglio per i Diritti Umani. Non sarebbero funzionari dell'ONU, non parlerebbero in modo ufficiale per l'entità e lavorerebbero “in regime di volontariato”.

Il fatto stesso di pubblicare un documento in qualità di “relatori speciali dell'ONU” esplicita il rapporto tra l'organizzazione e il contenuto del loro testo.

Nel documento firmato dai quattro relatori si legge:

“Chiediamo alle autorità della Santa Sede di astenersi da pratiche ostruzioniste e di cooperare pienamente con le autorità civili giudiziarie e di polizia dei Paesi coinvolti, come anche di astenersi dal firmare o usare gli accordi esistenti per evitare la responsabilità dei membri della Chiesa accusati di abusi”.

L'agenzia CNA informa che ha avuto contatti con un funzionario della Chiesa che ha chiesto di rimanere anonimo perché non ha l'autorizzazione formale per trattare pubblicamente la questione. Secondo l'agenzia, la fonte ritiene che il rapporto dei cosiddetti “periti dell'ONU” indichi un tentativo di rappresaglia contro la Chiesa da parte dei promotori dell'agenda pro-aborto e dei temi “SOGI” (Orientamento Sessuale e Identità di Genere, dalle iniziali in inglese):

“È un segno di quanto le forze pro-aborto e pro-SOGI siano frustrate perché non riescono a promuovere la loro agenda all'ONU per via del lavoro di vari Paesi membri e di un osservatore permanente. Da ciò deriva il tentativo concertato di minare la credibilità della Santa Sede”.

Il rapporto in questione, pubblicato il 7 aprile, si basa su una lettera inviata al Vaticano nell'aprile 2019 da Maud de Boer-Buquicchio, all'epoca anche lei “relatrice speciale” dell'ONU per i casi di traffico e sfruttamento sessuale di minori. Il nuovo documento menziona anche un comunicato dell'ONU del dicembre 2019, in cui l'entità lodava la decisione di Papa Francesco di non applicare più il “sigillo pontificio” all'indagine sui casi di abuso contro minori e persone vulnerabili. I relatori dell'ONU criticano il fatto che il Vaticano non abbia reso obbligatoria la denuncia di questo tipo di casi alle autorità civili.

Il Vaticano, a sua volta, mette in discussione il concetto di “denuncia obbligatoria”, perché richiederebbe che i sacerdoti violino il segreto della Confessione. Di fatto, vari Paesi hanno proposto leggi che impongono questa violazione, con l'Australia come caso di maggior ripercussioni. Papa Francesco, però, ha sottolineato nel luglio 2019 che il sacramento della Confessione deve preservare l'“inviolabilità assoluta” di quello che rivela il penitente.

I “relatori speciali” dell'ONU hanno chiesto che il Vaticano fornisse “risposte dettagliate” al massimo in 60 giorni, periodo dopo il quale avrebbe reso pubblico il suo rapporto.

Il documento accusa anche la Chiesa di negligenza nell'indagine su “tutte le affermazioni di abusi sessuali di bambini e loro copertura da parte di chierici della Chiesa cattolica in vari Paesi del mondo”.

La Santa Sede ha già esposto la sua posizione sulla questione nel 2014, quando ha risposto a un altro rapporto critico del Comitato ONU per i Diritti dell'Infanzia.

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