La seconda ondata del Covid ha colpito l'India tra aprile e maggio con una furia devastante, si sono raggiunti picchi giornalieri che sfioravano i 300 mila contagi. Il sistema sanitario non ha retto l'urto, il numero esponenziale di vittime è dipeso anche dalla carenza di ossigeno e di strutture ospedaliere adeguate. E come coda velenosissima di questa tragedia c'è il dramma degli 'orfani Covid': bambini anche piccolissimi che hanno perso in questi ultimi mesi entrambi i genitori e si sono ritrovati improvvisamente soli e allo sbando. Tutto questo nel paese che, paradossalmente, è il più grande produttore di vaccini al mondo.
The New Indian Express ha raccolto l'appello di uno zio, la cui nipote è rimasta orfana di entrambi i genitori a soli 7 anni nel giro di un mese. Siamo nello stato indiano dell'Orissa, a sud di Calcutta. Questa storia - fa tremare dirlo - segue la falsariga di moltissime altre, quasi identiche.
Fino allo scorso 9 aprile la vita di Krishna Panda, 7 anni, era quella che definiamo 'normale' in tempo di pandemia: seguiva le lezioni online dalla sua città di Cuttack, abitava con la mamma, infermiera in un Ospedale oncologico, e con il papà, impiegato nelle ferrovie. Un contesto di vita quasi privilegiato, considerando la zona molto povera dell'Orissa.
Nel pieno della seconda tremenda ondata del virus, Smita, la mamma di Krishna, era a termine gravidanza e ha contratto il Covid. E' stata ricoverata e ha dato alla luce un maschietto, negativo al virus. Ma lei è morta sette giorni dopo averlo dato alla luce, per complicazioni del Covid.
L'infanzia di Krishna si è interrotta bruscamente, senza pietà. Il lutto per la perdita di entrambi i genitori è stato tutt'uno con il senso di responsabilità verso il fratellino piccolissimo, di due mesi. Una bambina che avrebbe avuto diritto a essere accudita e consolata, si è invece presa cura di un bimbo ancora più fragile di lei. Che cosa le accadrà? Per ora è stata accolta, insieme al fratello, dallo zio Debasis che ha scritto al giornale indiano per far conoscere questa storia. Lavoratore precario e alla giornata, non può farsi carico dei nipoti.
La cronaca si ferma qui, proprio sul punto in cui vorremmo altre parole, ipotesi di aiuto. Krishna condivide la sua sorte con migliaia di altri bambini che attualmente si trovano soli, di fronte alle incognite di un futuro senza facile lieto fine e molto esposti al pericolo di traffici illeciti.
E' impossibile riuscire a fare un'indagine anche solo approssimativamente attendibile su quanti siano i cosiddetti 'orfani Covid' in India. Soprattutto nelle zone rurali non c'è possibilità di ottenere una stima di quanti bambini abbiano perso i genitori e vivano abbandonati, alla giornata. Proprio pochi giorni fa un rapporto ILO-Unicef denunciava l'aumento del lavoro minorile in relazione alla pandemia: da vent'anni la curva era in calo, mentre ora i dati parlano di un aumento di 8,4 milioni bambini sfruttati nel mondo.
L'India rischia di guadagnarsi un tristissimo primato in questo ambito:
Sono cifre da ritoccare amaramente al rialzo. E spalancare la riflessione su questo 'popolo' fragile e indifeso significa prendere consapevolezza di un dramma nel dramma: all'impatto emotivo traumatico di un lutto improvviso si aggiunge quello di essere sprovvisti di ogni risorsa per affrontare il futuro molto prossimo. Sono bambini che devono imparare ad arrangiarsi per sopravvivere.
La CNN e la BBC hanno raccontato storie simili a quelle di Krishna, da cui emerge anche la paura di certi fratelli di essere separati. Alcuni preferiscono nascondersi, piuttosto che ricevere aiuto e rischiare che siano famiglie diverse a occuparsi di loro. Ed è comprensibile che il legame parentale si stringa ancora di più, dopo la perdita dei genitori. La spirale discendente della catastrofe sembra sprofondare in tutte le direzioni.
E sullo sfondo, lo sappiamo, fanno presto a comparire insidie e nemici: sfruttamento, traffico minorile e ogni sfumatura di violenza. Lo Stato indiano ha preso qualche tiepido provvedimento:
E' un granellino molto piccolo, ma l'India sta affrontando una crisi umanitaria così vasta che evidentemente c'è bisogno di un grande supporto internazionale per mettere in campo forze ed energie di sostegno.
In mezzo all'emergenza le azioni di reazione sono istintive e scomposte. Anche la via dell'adozione ha procurato danni agli 'orfani Covid' indiani. Molti parenti, trovatisi a dover provvedere a figli di fratelli o di cugini o legati anche solo lontanamente, si sono lanciati a cercare famiglie adottive per questi orfani, semplicemente diffondendo informazioni e foto sui canali social e sui mezzi d'informazione.
Annunci con foto: immaginiamo il rischio di una simile scelta, è come esporre un prodotto che certi acquirenti bramano di avere. Bambini serviti sul piatto d'argento del mercato della pedofilia, per essere chiari. Dunque le associazioni indiane a tutela dell'infanzia si trovano a gestire il tema dell'adozione in mezzo ad acque agitate. Come già accennato, non sono limitati i casi di gruppi numerosi di fratelli che non vogliono essere divisi. Anurag Kundu, Presidente della Commissione per la Protezione dei Diritti dell'infanzia ha dichiarato:
Impotenza è la parola che viene subito alla mente. Sembra che una fiumana devastante abbia frantumato anche ogni ipotesi di ricostruire argini e creare piccoli porti sicuri. In quella terra, però, una grande santa ha piantato delle radici di speranza e operosità che tuttora sono una presenza viva (anche se molto spesso osteggiata).
Affidiamo questi bambini alla cura di Santa Teresa di Calcutta e a chi oggi segue le sue orme in ogni angolo dell'India. Che la 'matita di Dio' scriva le parole di cura e protezione che oggi mancano, e ispiri gesti di carità in chi può anche solo fare la differenza per uno solo di questi bambini.