Lo Stato Islamico ha profanato immagini e oggetti sacri che ora evangelizzano ancor di più: tra gli esempi c'è un calice che è stato usato per il tiro al bersaglio e un'immagine della Madonna che è stata decapitata.
Il calice, che era già stato consacrato quando ha subìto le terribili profanazioni, è stato salvato dalla chiesa siro-cattolica di Qaraqosh, nella Piana di Ninive, in Iraq. Riconsacrato, è stato portato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) in Spagna, dove è stato nuovamente usato nelle celebrazioni eucaristiche offerte in particolare per i cristiani perseguitati.
La fondazione pontificia vuole portarlo nelle chiese di tutto il mondo perché venga usato nelle Messe celebrate per questa stessa intenzione, per “rendere visibile” “la persecuzione religiosa che molti cristiani soffrono oggi, e che esiste fin dai primi giorni della Chiesa”.
Ancora con i segni dell'entrata e dell'uscita delle pallottole, il calice è descritto da Ana María Aldea, portavoce di ACS, come “un tesoro liturgico”. “È come celebrare la Messa con il Corpo di Cristo attraversato da un proiettile”.
Quanto alle immagini della Santissima Vergine Maria che sono state oggetto dell'odio jihadista, una di queste viene da Batnaya, sempre nella Piana di Ninive, e ora girerà per varie parrocchie italiane per iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Esistono immagini decapitate e altre con il volto deformato, come nel caso della statua che verrà mostrata in Italia.
In ogni tappa di quel pellegrinaggio, dei sacerdoti iracheni testimonieranno di persona o in videoconferenza per far conoscere ai fedeli la tragedia che i fanatici jihadisti hanno inflitto alla comuintà cristiana locale e mondiale, come anche la situazione nella regione e le aspettative per il futuro.
Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia, ha affermato che l'iniziativa “consoliderà il legame fra le comunità cattoliche italiana e irachena, fisserà nella nostra memoria questa orribile pagina storica affinché non ne dimentichiamo le tante lezioni, rappresenterà un messaggio di perdono e riconciliazione”.
Monteduro ha parlato di “statue mariane orrendamente mutilate, icone di Cristo distrutte, immagini sacre usate per il tiro al bersaglio, tombe profanate, chiese, santuari, monasteri, case e negozi messi a ferro e fuoco, oltre ovviamente ai fratelli uccisi o feriti. È la scia di morte e odio lasciata dai jihadisti nella Piana di Ninive, in Iraq. La pacifica comunità cristiana locale è stata brutalmente espulsa”.