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La famiglia musulmana che ha salvato un’anziana cristiana dall’ISIS

CHALDEAN
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Alvaro Real - pubblicato il 11/06/21
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La sua storia è un esempio del fatto che accoglienza, fraternità, vicinanza e amicizia sono ben al di sopra di guerre, divisioni ideologiche e conflitti religiosi

Camille Haddad ha 98 anni ed è sopravvissuta all'ingresso a Mosul dello Stato Islamico grazie all'aiuto del suo vicino musulmano, Elias Abu Ahmed. La sua storia ha commosso i cristiani caldei dell'Iraq, e sette anni dopo quell'episodio la signora ha incontrato il Patriarca caldeo, il cardinale Louis Raphael Sako.

“Quando lo Stato Islamico è entrato a Mosul ero sola e non sono riuscita a scappare. Assieme all’amica Maria siamo rimaste lì, in città, avevamo paura ma per fortuna è venuto in nostro soccorso un vicino, Elias Abu Ahmed, un musulmano, il quale ci ha detto che avrebbe fatto di tutto per proteggerci”, ha riferito la signora Camille ad AsiaNews.

La sua è una storia di sopravvivenza grazie ai vicini, indipendentemente dalla religione professata. I miliziani hanno fatto irruzione nella sua casa nel quartiere Mohandessin di Mosul. Elías Abu Ahmed, il suo vicino, è entrato rapidamente in casa e ha detto ai miliziani di lasciarla stare, spiegando che Camille era sua nonna e Mary sua zia, e le ha portate a casa sua nel quartiere di Baladiyat. Elias ha mentito ai miliziani, o forse ha solo anticipato quello che sarebbe accaduto in seguito.

Camille, infatti, ora è davvero la nonna di tutta la famiglia. Elias ha due mogli e 14 figli, e Camille vuole loro bene come se fossero i suoi nipoti. Recita il Rosario tutti i giorni per ringraziare Dio per l'aiuto ricevuto e la consolazione che ha trovato in questa nuova famiglia.

“Daesh poteva cacciarci”, ha ricordato, “ma Elias Abu Ahmed ci ha accolte e ospitate nella sua casa. Avevo alcuni soldi da parte e li ho donati per contribuire al sostentamento della famiglia e alla crescita dei figli, perché il suo solo stipendio di operaio, spesso modesto, non bastava”. 

Nel suo incontro con il Patriarca, il cardinale Raphael Sako ha spiegato che conosce Camille dagli anni Novanta ma pensava che fosse morta.

“Con le sorelle è venuta con me a Roma, poi a Parigi, nell’Anno Santo. Pensavo fosse morta non avendo più avuto sue notizie, ma non ho mai smesso di cercarla per sapere che fine avesse fatto. Non è stato facile raccogliere informazioni”, soprattutto per la situazione di grande confusione che ha regnato a lungo nella metropoli irachena, ma “alla fine ci siamo riusciti”. 

Per il cardinale, Camille è un esempio della fraternità possibile tra cristiani e musulmani. La sua è la storia della speranza in un mondo nuovo, in un Iraq nuovo, e mostra che la vicinanza e la fraternità vincono qualsiasi ideologia, odio o differenza religiosa.

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