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Disciplinare il figlio: 7 consigli che funzionano meglio della punizione

EDUCATION
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José Miguel Carrera - pubblicato il 08/06/21
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Il "sistema preventivo" di un grande educatore per genitori stanchi e insegnanti frustrati

Una delle sfide più grandi per genitori e insegnanti è sapere come e quando assumere atteggiamenti più esigenti al momento di disciplinare un bambino. Punire risolve?

San Giovanni Bosco conosceva molto bene la portata di questa sfida. Ha dedicato tutta la vita alla formazione di bambini e giovani, molti dei quali ribelli e che esigevano un enorme autocontrollo da parte dell'educatore.

Don Bosco ha non solo aiutato centinaia di giovani sfortunati a diventare bravi uomini, ma ha anche formato formatori, riuscendo così a moltiplicare l'effetto educativo.

Nelle sue lettere, stabiliva un “sistema preventivo”. L'idea era quella di predisporre “gli allievi a obbedire non per paura, ma per convinzione. In questo sistema, la forza dev'essere esclusa: al suo posto, la carità dev'essere il principale propulsore dell'azione”.

Ecco 7 consigli di questo grande educatore agli insegnanti, per orientare i bambini nel cammino della virtù:

Spesso è facile perdere la pazienza e minacciare il bambino anziché educarlo. Perfino San Paolo aveva questa tentazione: si lamentava di come alcuni convertiti alla fede tornassero facilmente alle vecchie abitudini, e tuttavia sopportava quelle sfide con pazienza zelante e ammirevole. È questo il tipo di pazienza di cui c'è bisogno quando si ha a che fare con i più giovani.

L'amore si mostra nelle parole, e ancor più nei fatti, con tutte le cure volte al benessere spirituale e temporale degli allievi.

Solo casi gravi di prevenzione o riparazione degli scandali giustificano correzioni o punizioni pubbliche. In tutti gli altri casi, si deve preservare la privacy. Si tratta di educare, non di umiliare.

Anziché educare, non solo feriscono fisicamente, ma ledono la reputazione e la presunta rispettabilità dell'educatore.

In altri termini, i bambini hanno bisogno di limiti chiari. Nessuno si sente sicuro se va alla cieca.

L'impazienza estende lo scontento anche tra i migliori. La carità trionfa dove la severità fallisce. La carità è la cura, anche se può sembrare (ed essere) lenta. Da ciò deriva la necessità, nuovamente e sempre, di pazienza, pazienza e ancora pazienza.

Non si tratta di essere deboli o conniventi. Si è già detto che bisogna stabilire regole e limiti chiari. La pazienza non consiste nel tollerare la mancanza di disciplina, ma nell'educare alla disciplina con rispetto, nonostante la tentazione di esplodere e partire con grida, castighi e perfino punizioni fisiche.

La serenità deve brillare nella nostra mente, disperdendo le nubi dell'impazienza. L'autocontrollo deve governare tutto il nostro essere: mente, cuore, labbra, mani... Se qualcuno sbaglia, ha bisogno di aiuto e accompagnamento.

Elemento fondamentale per accompagnare tutti questi consigli:

L'umile preghiera a Dio è imprescindibile, e farà una notevole differenza, che edificherà e illuminerà.

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