Ancora una chiesa colpita in Myanmar. Il 6 giugno, la chiesa di "Nostra Signora della pace" della parrocchia di Dongankha, diocesi di Loikaw, Stato di Kayah, è stata intenzionalmente attaccata dalla giunta militare birmana e gravemente danneggiata.
Sebbene non siano stati segnalati feriti o vittime, diverse case nelle vicinanze della chiesa distrutta in Myanmar, sono state danneggiate o bruciate da dozzine di bombardamenti indiscriminati di artiglieria iniziati fin dal primo mattino. A darne notizia al Sir sono fonti locali della diocesi di Loikaw (Agensir, 7 giugno)
Nella parrocchia di Dongankha, intorno alla chiesa colpita, vivono circa 812 famiglie cattoliche assistite da sacerdoti, suore e catechisti. «Abbiamo fatto appello ai militari – ha affermato il gesuita padre Wilbert Mireh - chiedendo loro di non attaccare le chiese perché molte persone, soprattutto quelle vulnerabili, si stanno rifugiando lì ma l’appello è caduto nel vuoto».
Secondo il religioso la Chiesa viene colpita perché in soccorso di chi fugge e perché i militari «non hanno più un briciolo di umanità o di cuore». Intanto informazioni della Chiesa locale riferiscono di precedenti attacchi violenti nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, villaggio di South Kayanthayar. E' stata colpita dall'artiglieria dell'esercito che ne ha distrutta l’ala sinistra, provocando 4 morti e molti feriti (Vatican News, 7 giugno).
Dopo l’attacco circa 300 persone hanno trovato accoglienza nella casa delle Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento. Sono una congregazione in Myanmar da soli tre anni, che ha base proprio a Loikaw. Anche altre congregazioni hanno aperto le porte delle loro case alle persone in fuga, appena iniziate le sparatorie (Avvenire, 24 maggio).