Di Francesca Bevilacqua
La scuola è l’ambiente in cui bambini e ragazzi passano la maggior
parte del loro tempo. Definisce i ritmi della vita di un bambino dai primi anni fino all’adolescenza. Per tutti questi motivi è molto importante proteggere l’esperienza emotiva del bambino a scuola, ponendo attenzione a tutti quei segnali che possono indicare un malessere o una difficoltà.
Il nido (dai 6 mesi ai 3 anni) è una scuola nata dai cambiamenti nell’organizzazione delle famiglie e della società. Spesso, infatti, entrambi i genitori lavorano e non ci
sono altre figure della famiglia a cui poter affidare i bambini piccoli.
Per quanto i nidi siano organizzati per rispettare il più possibile i bisogni dei bambini anche molto piccoli, nei primi 12 mesi di vita può essere un'esperienza faticosa stare
tante ore lontani dalle figure di riferimento in un ambiente in cui c’è un adulto ogni 5-6 bambini.
Nel primo anno di vita i bambini beneficiano infatti molto del rapporto uno a
uno. Non bisogna stupirsi dunque se un bambino mostra difficoltà nel separarsi dai genitori.
I bambini possono manifestare stress a questa età modificando la qualità del sonno, dell’alimentazione o mostrando nervosismo. Se si notano segnali di stress e la famiglia non ha alternative rispetto al nido, può essere utile una consulenza psicologica che metta i genitori nelle condizioni di poter aiutare meglio i propri bambini ad affrontare questa esperienza.
Il bambino ha un livello di stress che modifica la qualità del sonno e dell’alimentazione e lo rende particolarmente nervoso.
La scuola dell’infanzia (dai 3 ai 6 anni) è un ciclo di scuola fondamentale. Il bambino si confronta con i coetanei (“il gruppo dei pari”) e nel gruppo apprende le regole del vivere in società.
Le attività proposte dalla scuola dell’infanzia passano attraverso il gioco, ma non
dobbiamo scordare che trascorrere tante ore in un grande gruppo con pochi adulti di riferimento comporta, per un bambino di quella età, anche impegno e fatica.
Le relazioni con i compagni sono stimolanti e preziose: i bambini imparano a confrontarsi, a discutere e fare pace, a rispettare gli altri e dunque a rispettare sé stessi.
A volte, anche in bambini così piccoli, le relazioni con i compagni possono essere caratterizzate da momenti di inclusione e di esclusione emotivamente faticosi.
È importante che il genitore ascolti con partecipazione le avventure scolastiche in questo periodo, dando il giusto peso e non sminuendo ciò che il bambino fa a scuola.
Alcuni bambini possono avere difficoltà nel separarsi dai genitori e, in particolare in questo periodo, le regole legate alla pandemia non permettono sempre, all’ingresso a
scuola, un passaggio graduale dalle braccia dei genitori al gruppo classe.
Queste difficoltà sono comuni e normali all’inizio dell’anno o al rientro da periodi di vacanze. Se si protraggono oltre le prime settimane è bene confrontarsi con il pediatra e lo psicologo.
È utile poter avere un confronto anche con le insegnanti, che hanno la possibilità di osservare come il bambino interagisce nel gruppo, considerando che a volte i bambini hanno comportamenti diversi a casa e a scuola.
Se le insegnanti segnalano difficoltà nella relazione con gli altri bambini, tendenza all’isolamento, facile distraibilità o mancanza di interesse nei confronti delle attività proposte, è bene confrontarsi con il pediatra e lo psicologo.
L'inizio della scuola primaria è un cambiamento importante, emozionante e stimolante nella vita di un bambino e della sua famiglia. La scuola primaria pone il bambino di fronte ad una serie di sfide emotive spesso anche più complesse rispetto alla richiesta di imparare a leggere, a scrivere, a far di conto.
I bambini si trovano infatti immersi in un ambiente che ha ritmi, regole e richieste diverse da quelli a cui sono abituati. La didattica scolastica richiede delle prestazioni sulle quali i bambini vengono valutati.
I bambini, più o meno spontaneamente, si mettono in confronto e in competizione sui loro risultati scolastici. La relazione con le maestre, per quanto accogliente e attenta, è diversa dalla relazione “materna” che i bambini ricevevano nella scuola dell’infanzia.
I tempi in cui i bambini devono stare fermi e attenti sono molto più lunghi rispetto ai tempi di gioco libero. Nel corso del primo anno è importante controllare come il
bambino si avvia ad apprendere la lettura, la scrittura e la conoscenza dei numeri.
Una diagnosi di “disturbo specifico di apprendimento” non è possibile prima del secondo anno delle scuole elementari, ma alcuni segnali si possono individuare anche nel corso del primo anno e una presa in carico tempestiva è fondamentale per la riabilitazione e per mantenere alta la motivazione del bambino.
Un bambino che si rifiuta di fare i compiti, che si stanca facilmente, che mostra frustrazione nel confronto con i compagni, che non vuole andare a scuola può nascondere una fatica nell’apprendimento che deve essere approfondita.
È importante porre attenzione anche ai segnali di stress legati a tematiche come l’ansia da prestazione (per un approfondimento vedi articolo su Somatizzazioni).
Le scuole medie sono un ciclo scolastico caratterizzato da una grande differenza tra studente e studente in termini di sviluppo e di crescita.
Capita che nella stessa classe ci siano bambini e bambine ancora immersi nell’infanzia, seduti vicino a ragazzi e ragazze già proiettati nell’adolescenza.
È un ciclo scolastico di passaggio, fondamentale per accompagnare i bambini verso una modalità di studio autonoma e consapevole.
La possibilità di confrontarsi con tante materie differenti e diversi professori accompagna i ragazzi nello scoprire le proprie attitudini e le proprie passioni, perché possano poi scegliere consapevolmente l’indirizzo di studio nelle scuole superiori.
I genitori hanno il delicato compito di rispettare le spinte verso l’autonomia e la privacy dei propri figli, mantenendo tuttavia sempre un dialogo aperto e un genuino interesse verso il loro mondo. Segnali di malessere come difficoltà del sonno, nervosismo, tendenza ad isolarsi, variazioni dell’appetito, calo del rendimento scolastico, sono campanelli di allarme che meritano un approfondimento. Questa è una fascia di età che è stata particolarmente colpita dall’isolamento richiesto durante la pandemia in corso.
Durante gli anni della scuola superiore, il gruppo di coetanei diventa l’ambiente principale
di confronto e crescita.
I ragazzi e le ragazze sono portati a mettere alla prova i modelli che hanno imparato in famiglia. I ragazzi e le ragazze sperimentano relazioni di amicizia e relazioni sentimentali molto intense e coinvolgenti.
La vita scolastica non si limita allo studio e al gruppo classe, ma si allarga alla vita sociale e politica dell’istituto (assemblee, elezioni, autogestioni…). Sono esperienze formative e coinvolgenti che a volte distraggono i ragazzi e le ragazze dagli impegni didattici.
Rispettare gli spazi personali e segreti dei propri figli e mantenere degli spazi aperti di dialogo e confronto non è sempre facile.
È comune in questa età che ci siano cambiamenti “fisiologici” nelle abitudini alimentari o nel ritmo sonno/veglia.
Non è facile dunque individuare segnali di allarme o preoccupazione, come accade nelle altre età del bambino. Molto dipende dalla qualità della relazione e della comunicazione costruita con il proprio figlio.
Questa è la fascia di età che è stata più colpita dall’isolamento imposto dalla pandemia. Le limitazioni necessarie a contenere la diffusione dei contagi hanno tolto ai ragazzi e alle ragazze il loro ambiente di vita e di crescita primario.
Stiamo osservando un preoccupante aumento dei disturbi del comportamento alimentare e dei comportamenti autolesivi.
È particolarmente importante dunque, in questo periodo, mantenere un dialogo aperto con i ragazzi, promuovere lo svolgimento delle attività sportive consentite, tenere sotto controllo l’andamento scolastico, fare attenzione alla tendenza ad isolarsi o ad alterazioni del ritmo sonno veglia.