Tutti conoscono la maestria di Gian Lorenzo Bernini, che ne sappiano il nome o meno.
Ogni volta che viene trasmessa in televisione una Messa papale in Vaticano, il pubblico ammira il baldacchino seicentesco dell'artista sull'altar maggiore della basilica di San Pietro, e se l'evento si svolge all'aperto non si può non rimanere stupiti dalla bellezza del colonnato che circonda Piazza San Pietro.
È stata quindi una sorpresa per gli esperti d'arte quando un'opera del Bernini è stata ritrovata dopo che era stata “nascosta” in bell'evidenza.
L'opera d'arte, un teschio umano a grandezza naturale scolpito in marmo di Carrara, entra in una mano e venne commissionata da un Papa, di modo da avere davanti a sé qualcosa che gli ricordasse il suo destino.
L'opera era in mostra al Castello Pillnitz, un palazzo a sud di Dresda, in Germania, ha riferito The Art Newspaper, ed è stato scoperto da Claudia Kryza-Gersch, una curatrice che stava cercando opere d'arte per una mostra su Caravaggio. La Kryza-Gersch ha pensato che il teschio sarebbe stato un buon pezzo per la mostra, e quindi lo ha fatto portare al laboratorio di restauro della Collezione d'Arte Statale di Dresda.
“C'era qualcosa nel fatto di vedere quell'oggetto fuori dal suo involucro di vetro”, ha detto la Kryza-Gersch al The Art Newspaper. “Ero sopraffatta. Incute timore – ha un'aura”.
Non aveva idea di chi fosse lo scultore, ma ha fatto scalpore nel laboratorio di restauro:
Come spiega il sito web,
“il teschio fa parte della collezione della famiglia Chigi a Roma, che Augusto il Forte (governatore di Sassonia dal 1694 e re di Polonia e granduca di Lituania per un certo periodo) acquistò nel 1728. La raccolta comprendeva 164 sculture antiche, e quattro opere barocche contemporanee. Per decenni, il teschio ha fatto parte della collezione archeologica, i cui curatori erano meno interessati alle opere più moderne, ha affermato la Kryza-Gersch.
L'esperta ha iniziato a fare ricerche negli inventari e negli archivi di Dresda. Nella corrispondenza di Raymond Le Plat, principale compratore di opere d'arte di Augusto il Forte, ha trovato un riferimento al “famoso teschio” e il nome dell'artista – Gian Lorenzo Bernini.
“Wow”, dice. “I nostri scherzi si sono dimostrati veri”.
Ha quindi passato al setaccio gli archivi Chigi e la letteratura su Bernini per ' riempire i vuoti'”.
Quello che ha scoperto è stato ancor più affascinante. Papa Alessandro VII, nato Fabio Chigi, pochi giorni dopo la sua elezione nel 1655 aveva commissionato a Bernini la realizzazione di due opere: un sarcofago e un teschio.
Tenne entrambi in bella mostra, per ricordarsi l'inevitabilità della morte. Questo fa parte di una lunga tradizione spirituale della Chiesa nota come memento mori, “Ricorda la tua morte”.
Appena un anno dopo la sua ascesa al soglio pontificio, sottolinea The Art Newspaper, scoppiò la peste. Era il 1656. Sotto Papa Alessandro, però, Roma sembrò sfuggire al destino peggiore. Secondo il sito web della Yale Law Library, il Papa nominò il cardinale Girolamo Gastaldi commissario per la salute pubblica e responsabile della risposta di Roma all'epidemia.
“I suoi sforzi vennero considerati un grande successo, perché a Roma morirono solo 4.500 persone (circa l'8% della popolazione), rispetto alle 150.000 vittime di Napoli e alle 50.000 di Genova, più della metà delle rispettive popolazioni”.
Il teschio di marmo del Bernini rimarrà esposto fino al 5 settembre presso la Semperbau di Dresda, in una mostra intitolata Bernini, il Papa e la Morte. È accompagnato da un ritratto eseguito dal pupillo del Bernini, Guido Ubaldo Abbatini, che raffigura Alessandro che pone la mano sul teschio, opera concessa in prestito dal Sovrano Ordine di Malta a Roma.