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Jessica, incinta del 4° figlio, ha preparato centinaia di pasti in anticipo

WOMAN, FOOD, FRIDGE
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Annalisa Teggi - pubblicato il 26/05/21
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Sicuramente merita un premio come mamma superorganizzata. Ma poi vale la pena farsi trovare sempre pronte? Siamo ottime madri anche quando a 5 minuti dalla cena non sappiamo cosa mettere in tavola.

Sì, esiste la sindorme del nido: quel momento della gravidanza in cui viene l'improvviso impulso di pulire, cucire, rammendare, sistemare. È un istinto meraviglioso, di cui ho sempre approfittato per capire come ci si sente a essere organizzati ed efficienti.

Poi, nel mio caso, tutto è sempre tornato nei ranghi di un allegro putiferio. Stamattina, ad esempio, sorpresa da un clima insolitamente caldo, ho scoperto che mia figlia è quasi completamente sprovvista di magliette a manica corta della taglia giusta. A una come Jessica May Magill non sarebbe mai successo: questa giovanissima mamma australiana si merita un posto sul podio delle madri superorganizzate.

Spulciando nel web ho incrociato questa storia che non è di stretta attualità, ma che riguarda domande domestiche che non passano di moda: le nostre premure sono frutto di ansia o di zelo? Un genitore affannato e disorganizzato deve sentirsi in colpa? Il caos familiare è inevitabile e brutto?

La storia di Jessica è solo curiosa, simile forse a molte altre. Ciascuna a modo suo è una mamma che, in certi momenti, sente di dover sfoderare al massimo energie intraprendenti, esuberanti, proattive. Questa mamma australiana le ha sfoderate e sfogate in cucina:

Ha ragione: folle è la parola giusta e in senso positivo. Non c'è testimonianza più incoraggiante di quella di chi oggi si sbilancia in imprese azzardate, agli antipodi della solitudine dei numeri primi. 2 genitori per 4 figli: la navigazione in acque basse e tranquille è dimenticata per sempre, si nuota tra cavalloni e tsunami quotidiani.

In vista di una quotidianità ancora più sovraffollata di cose da fare, Jessica Magill ha pensato di mettersi avanti e di fare scorte per i tempi più duri: ha preparato 152 pasti e 228 spuntini in anticipo, da congelare e tirar fuori al bisogno. Applausi. E non si tratta di semplici piatti freddi, ma di ricette articolate e gustose: polpette, salsicce e lenticchie, chilli vegetariano, pasta al ragù. Applausi, di nuovo.

Non è una premura campata per aria. Da madre già impegnata con 3 figli, Jessica sa che accudire una famiglia numerosa è un impegno senza sosta. Saprà anche che ci sono momenti di sconforto nel post-parto ed è dunque un bene sfruttare l'energia positiva che invece si manifesta nel secondo e terzo trimestre della gravidanza. Forse ha fatto più che semplici scorte di cibo, ha messo nei suoi freezer anche un messaggio per se stessa: sì, è dura, ma hai fatto bene a dire sì alla vita che esonda, trabocca, invade ogni centimetro di spazio.

Questa notizia è ribalzata su tanti siti, soprattutto sulle riviste che si occupano di genitorialità. Ho tirato un sospiro di sollievo nel non trovare nessun caso (avrò cercato bene?) in cui si additi Jessica come l'ennesimo caso su cui stracciarsi le vesti: lo stereotipo della madre che cucina.

GOTOWANIE

Non sarebbe così inopportuno inserire questo racconto di solerzia domestica nelle riviste - se esistono - di tattiche militari all'avanguardia. Perché mentre il mondo intellettuale si perde dietro il concetto antropologico, quella macchina da guerra che è la madre sta sul campo di battaglia e ha di fronte un nemico terribile: il figlio affamato. Sappiamo di cosa parliamo, vero? In ogni famiglia c'è una sfumatura di apocalisse diversa, ma ogni sfumatura è comunque apocalittica.

Merende rubate al fratello, il frigo che si svuota 5 minuti dopo aver fatto la spesa, litigate da stomaco vuoto, guerra all'ultimo tozzo di pane. A tavola c'è l'autentico ritratto di famiglia, e non è uno spot edificante sulla condivisione. Ma è vero che pure rubando le sottilette appena comprate un figlio dimostra che tu (famiglia) sei il luogo di cui si nutre.

Tra le tante sfumature di premura che Jessica poteva manifestare, la sua scelta di fare scorte di cibo resta una notizia ancora attuale sulla maternità. In che senso? Leggevo di recente che lo scrittore C. S. Lewis apprezzò il fatto che Dante abbia usato spesso l'immagine del bambino attaccato al seno per dare un'idea chiara di cosa significhi essere in Paradiso, nel posto che ci nutre di una felicità presente e duratura. Ecco. La madre che fa scorte di cibo è un'ombra sbiadita ma autentica della nostra vera Casa.

Finora ho tentato l'impossibile: immedesimarsi in una mamma superorganizzata come Jessica. Mi sento lontana mille miglia da lei ed è per questo che, nel calderone di notizie curiose sul web, ho fermato i miei occhi sulla sua storia. Il tam tam mediatico sulla sua impresa culinaria è partito da un fantastico gruppo Facebook australiano, The healthy mummy: uno spazio virtuale in cui mamme (dai superpoteri evidentemente dichiarati) condividono i piatti strepitosi che cucinano, le ricette sane e gustose per le merende dei figli, la linea snella riconquistata dopo la gravidanza.

È un gruppo molto healthy, salutare e in forma. E mentre scorrevo le imprese di queste donne, che non a caso vivono nell'emisfero opposto al mio, mi sono ricordata che erano finite le merende per la scuola (perché i miei figli lasciano le confezioni vuote in dispensa).

Molte di noi non sono e non saranno mai Jessica&Co. Ci sono giorni in cui si fa spallucce e via, si accetta l'inevitabile provvisorietà delle circostanze familiari senza angustiarsi. Ci sono gruppi altrettanto numerosi di mamme che condividono le loro imprese rocambolesche di cene sfornate in una manciata di minuti e col frigo vuoto.

Ma ci sono momenti in cui la tentazione di sentirsi inadeguate e poco all'altezza della situazione pesa molto. Ci troviamo letteralmente senza scorte (di cibo e di consolazione), quasi nude di fronte a inciampi, ritardi, eventi che ci trovano impreparate. Il frigo è vuoto, il detersivo per la lavatrice è finito, e mancano i quaderni a quadretti. È proprio allora che dovremmo osare uno sguardo capovolto: non siamo state arruolate per le nostre competenze riconosciute, siamo come quei personaggi strampalati che nei film diventano eroi all'improvviso perché il mondo è invaso dagli alieni. A quel punto non conta più la competenza, ma la voglia di salvare il mondo.

In famiglia ogni scorta messa da parte non ci metterà al sicuro da piccoli o grandi eventi rispetto a cui saremo sprovviste, stanche, inermi. Non abbiamo preparato il piano di battaglia, molte strategie si sono rivelate fallimentari. Siamo allo sbaraglio e stiamo al nostro posto, perché non c'è dubbio che dobbiamo continuare a salvare il mondo (un pasto alla volta).

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