La convivenza e i sacramenti si possono conciliare? Una donna scrive a Famiglia Cristiana e il teologo don Antonio Rizzolo la “tranquillizza”, ma allo stesso le chiede un “pensiero” sul matrimonio.
Dice lei: sono «cattolica, convivo da 17 anni». Mai, insieme al suo compagno, «abbiamo pensato che la nostra convivenza potesse far intendere il sacramento dei nostri figli (non solo il Battesimo, ma anche in seguito la Comunione e la Cresima) come una farsa, una presa in giro o una scusa per far festa (cito). Il Battesimo è fare dono della fede, è far partecipi della Chiesa. Nemmeno per un attimo abbiamo pensato di privarne i nostri figli solo perché noi non avevamo ancora scelto il matrimonio».
Don Antonio Rizzolo premette - citando Amoris Laetitia - che «viviamo in una cultura che spinge i giovani a non formare una famiglia». Molti «spesso sono indotti a rimandare le nozze per problemi di tipo economico, lavorativo o di studio».
Ma anche per altri motivi, «come l’influenza delle ideologie che svalutano il matrimonio e la famiglia, l’esperienza del fallimento di altre coppie che essi non vogliono rischiare, il timore verso qualcosa che considerano troppo grande e sacro, le opportunità sociali ed i vantaggi economici che derivano dalla convivenza, una concezione meramente emotiva e romantica dell’amore, la paura di perdere la libertà e l’autonomia, il rifiuto di qualcosa concepito come istituzionale e burocratico».
Quindi, cosa fare? «Abbiamo bisogno di trovare le parole», risponde il Papa, «le motivazioni e le testimonianze che ci aiutino a toccare le fibre più intime dei giovani, là dove sono più capaci di generosità, di impegno, di amore e anche di eroismo, per invitarli ad accettare con entusiasmo e coraggio la sfida del matrimonio».
Don Antonio Rizzolo invita la donna «a pensare seriamente a tutto questo, cara amica. È vero che, scrive ancora Francesco, la forza della famiglia “risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare. Per quanto ferita possa essere una famiglia, essa può sempre crescere a partire dall’amore” (n. 53)».
Ma è anche vero, prosegue il teologo, «che il sacramento del matrimonio, se vissuto nella fede, in unione con Cristo, dona una grazia ulteriore che aiuta a vivere le parole del giorno delle nozze: “Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”».