Dopo il messaggio di Papa Francesco ai vescovi, in apertura dei lavori dell'assemblea della Conferenza Episcopale Italiana («mi sembra di assistere al concorso del vescovo più bello»), il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, tende la mano.
«A Papa Francesco - spiega il cardinale Bassetti - che abbiamo avuto la gioia d’incontrare e ascoltare ieri pomeriggio (24 maggio ndr) (...) gli siamo particolarmente grati per il sostegno alle nostre Chiese e per la guida sicura, per la sollecitazione a essere Chiesa sinodale nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II».
Il Papa aveva detto che «il Concilio è magistero della Chiesa. O tu stai con la Chiesa e pertanto segui il Concilio, e se tu non segui il Concilio o tu l’interpreti a modo tuo, come vuoi tu, tu non stai con la Chiesa».
«A caratterizzare lo stile, i gesti e le parole del Papa - dice il cardinale Bassetti - è l’intero evento del Vaticano II. Francesco sta scrivendo pagine preziose di recezione del Concilio, secondo quell’ermeneutica della continuità e della riforma illustrata da Benedetto XVI (cf Discorso alla Curia romana, 22 dicembre 2005). Da qui l’invito ad avere a cuore il “santo popolo fedele di Dio, che – come dice il Concilio – è infallibile in credendo” (cf Discorso all’incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale, 30 gennaio 2021). Nel riprendere il Concilio, è soprattutto la Chiesa come “popolo” a fare da perno al suo Magistero».
In questo contesto, prosegue il presidente della Cei, i vescovi italiani si sentono «chiamati a vivere la sinodalità, a disegnare un “cammino sinodale”».
«Si tratta proprio di un “cammino” - evidenzia Bassetti - non semplicemente di un evento, perché in gioco è la forma di Chiesa a cui lo Spirito ci chiama in particolare per questo tempo. Il “cammino sinodale” rappresenta così quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile (...)».
Il presidente della Cei chiede ai vescovi la massima responsabilità in vista del Sinodo della Chiesa italiana. «Poiché siamo tutti chiamati ad acquisire questo stile, occorre che assumiamo con responsabilità la decisione di coinvolgerci in questo “cammino” che, come comprendiamo bene, non può risolversi in adempimenti formali».
«La sfida che attende anzitutto noi Vescovi - spiega - è quella di mettere in campo percorsi sinodali capaci di dare voce ai vissuti e alle peculiarità delle nostre comunità ecclesiali, contribuendo a far maturare, pur nella multiformità degli scenari, volti di Chiesa nei quali sono rintracciabili i tratti di un Noi ricco di storia e di storie, di esperienze e di competenze, di vissuti plurali dei credenti, di carismi e ministeri, di ricchezze e di povertà».
Il presidente dei vescovi italiani evidenzia che «è uno stile che domanda una serie di scelte che possono concorrere a rappresentare la forma concreta in cui si realizza la conversione pastorale alla quale Papa Francesco insistentemente ci richiama. È uno stile che vuole riconoscere il primato della persona sulle strutture, come pure che intende mettere in dialogo le generazioni».
«È un cambio di rotta - afferma Bassetti - quello che ci viene chiesto».
Il cardinale, poi, invita i vescovi italiani, in vista del Sinodo, a riconoscere «le ragioni che ci orientano nella direzione del “cammino sinodale”. Prima fra tutte è sicuramente la cura del Noi ecclesiale».
«Nei mesi passati - osserva - dopo la stretta del primo lockdown, alla riapertura delle chiese, con la ripresa delle attività pastorali consentite dalle norme per la limitazione dei contagi, si è fatto inequivocabilmente chiaro un volto delle nostre comunità fatto di forme molteplici di appartenenza all’unico Noi ecclesiale. Non è stato evidentemente un fenomeno generato dalla pandemia. Quest’ultima lo ha solo scoperto, gli ha tolto ogni velo. E ci siamo resi conto, ancora meglio, di come le nostre comunità cristiane siano popolate da donne e uomini che interpretano figure plurali di esperienza credente In una dinamica di Chiesa missionaria lo stile sinodale».
«Di cosa la nostra Chiesa e anche la nostra società hanno urgente bisogno?», si domanda Bassetti. «Risponderei, senza esitazione - prosegue - di riconciliazione, aggiungendo subito due sottolineature».
La prima: «la riconciliazione evoca in noi direttamente la persona di Gesù, che ha fatto incontrare Dio e l’umanità in un abbraccio d’amore ormai indissolubile (cf Rm 5,10; Ef 2,16; Col 1,12): la potremmo definire una riconciliazione ecclesiale. Nella scena della Pentecoste, le donne e gli uomini riconciliati sono il riflesso migliore della grazia del Risorto che si espande: le inimicizie e i sospetti non sono dimenticati, ma sono vinti dall’esperienza di un amore più grande».
La seconda sottolineatura «riguarda la riconciliazione con il mondo. Lo Spirito consente ai discepoli “di parlare in altre lingue” e agli ascoltatori d’intenderli (cf At 2,4.8): qui la riconciliazione è sinonimo di empatia. Già il Concilio aveva definitivamente mutato l’atteggiamento della Chiesa verso la modernità: non più il sospetto o il rifiuto, ma il dialogo e la profezia. È tempo di dare seguito a quel processo di confronto fiducioso e intelligente con la società. Mentre emergono qua e là estremismi, che usano la violenza per affermare le proprie idee, la comunità ecclesiale, tutta intera, porta il contributo costruttivo della mediazione e della pace, della razionalità e della carità».
Il cardinale Bassetti, nel suo intervento dell’assemblea della Cei ha rilanciato anche l’impegno sul ddl Zan:
E sul rilancio dell’economia, il presidente dei vescovi italiani, ha concluso così: