Di Chiara Carducci
Il comportamento alimentare, cioè la quantità di cibo, il tipo di cibo e le sensazioni associate al mangiare sono aspetti molto importanti della crescita di ogni bambino.
Le abitudini alimentari sono un comportamento molto complesso, che deriva da numerosi fattori: fisici, affettivi, socio-culturali.
Mangiare non è solo un atto meccanico o una necessità fisiologica del nostro organismo. Mangiare può avere altri significati: può esprimere emozioni, preoccupazioni o problemi. È molto importante per questo che i genitori educhino i bambini ad un'alimentazione sana (anche dando il buon esempio) e tengano sott’occhio eventuali variazioni del comportamento alimentare: possono essere dei campanelli di allarme di qualche difficoltà o disagio del bambino, oppure possono indicare che il bambino ha ricevuto degli esempi non giusti da parte degli adulti di riferimento.
Può capitare che il genitore proponga al bambino del cibo per calmarlo nei momenti di
disagio. Il bambino stanco, annoiato, arrabbiato tende ad esprimere il suo disagio con un capriccio o un lamento e a quel punto il genitore offre il cibo come distrazione, ricompensa, tentativo di ridurre il disagio.
La sensazione di piacere che ne consegue fa sì che il bambino si abitui a richiedere cibo ogni qual volta sente che c’è qualcosa che non va. Questa associazione tra espressione di un disagio da parte del bambino e offerta di cibo da parte dell’adulto prosegue nel tempo.
I bambini, una volta cresciuti, continueranno a richiedere qualcosa da mangiare quando sentono noia, tristezza, paura, rabbia.
Nel caso in cui le famiglie si trovino ad avere figli che chiedono spesso da mangiare, è importante un consulto con il pediatra. Se il bambino chiede sempre da mangiare malgrado la sua alimentazione sia adeguata, è possibile che usi il cibo per regolare le emozioni.
Il bambino non sa come risolvere la noia, la tristezza o l’arrabbiatura, e ricerca una sensazione di piacere chiedendo o prendendo da solo da mangiare. Allo stesso modo, il cibo non deve essere presentato come un premio o come una punizione: ti do la caramella perché ti sei comportato bene, oppure stasera non mangi il dolce perché non hai finito la verdura. Usare il cibo come premio o punizione insegna che il cibo è terreno di contrattazione, una contrattazione in cui il bambino ha molto potere.
Il bambino può imparare a mangiare di più o di meno per ottenere altro. Quando a tavola si instaura un braccio di ferro tra grandi e piccoli sul cibo è importante effettuare una visita con il pediatra.
Se il bambino o l’adolescente impara che cambiare scelte alimentari gli consente di ottenere qualcosa (attenzione, libertà, riconoscenza) sarà portato ad esprimere le difficoltà attraverso l’alimentazione e sarà a rischio di una alimentazione disordinata. È importante fare in modo che il bambino sia consapevole di quel che mangia.
Mangiare distraendosi (per esempio guardando tv, cellulare o tablet) fa sì che il bambino non si renda conto di cosa sta mangiando e di quanto sia sazio. Pertanto non impara ad autoregolarsi in modo giusto, non impara a gustare il cibo e manda giù quello che gli viene dato senza percepirne gusto, quantità, colori, odori. Gli strumenti elettronici sono da evitare durante il pasto sia per i grandi che per i piccoli.
Anche la selettività alimentare va tenuta sott’occhio. I bambini, man mano che crescono esprimono i loro gusti e possono cambiare la quantità e il tipo di cibi che prima mangiavano. Quando però gli alimenti che il bambino mangia sono pochi, oppure se il bambino comincia a chiedere alimenti solo di un certo colore, di una certa forma o di una certa consistenza è necessario parlarne con il pediatra.
La selettività alimentare può essere indice di un comportamento oppositivo (cioè ribelle nei confronti dei genitori), della paura di cose nuove (come i cibi diversi) oppure di un comportamento troppo rigido e ripetitivo. D’altro canto, dei brevi periodi di selettività o di inappetenza possono essere normali.
Ulteriore attenzione va dedicata allo stile alimentare degli adolescenti. I ragazzi sperimentano rapidi cambiamenti corporei (crescita, comparsa della barba nei maschi e
del seno nelle ragazze) ed emotivi.
Il comportamento alimentare può diventare il terreno su cui esprimere questo turbine di emozioni. Il corpo è uno strumento per poter parlare di sé e può essere usato per manifestare pensieri, scelte, idee, soprattutto quando non è facile parlare di queste cose con i grandi (genitori, educatori, insegnanti).
L’alimentazione pertanto può essere modificata per omologarsi alle richieste del gruppo, o per adeguare il proprio corpo agli standard sociali, o ancora per veicolare determinati messaggi: gusti, credenze, orientamenti.
Spesso le ragazze decidono di seguire una dieta per perdere peso e raggiungere l’immagine corporea desiderata, i ragazzi cercano di essere muscolosi e prestanti.
Le modifiche dell’alimentazione in questa fascia di età sono molto delicate e vanno riportate al pediatra per evitare che un disordine passeggero dell’alimentazione si trasformi in un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare.
A volte, anche a fronte di una alimentazione adeguata, i ragazzi possono essere soggetti ad abbuffate (momenti in cui mangiano tante cose in poco tempo, a volte anche di notte).
Le abbuffate esprimono un disagio emotivo, un problema con la famiglia o con la scuola, una difficoltà di autostima. Anche in questo caso è importante parlarne con il pediatra.
In conclusione, è importante aiutare i bambini e i ragazzi a riconoscere le loro emozioni e ad esprimerle attraverso canali diversi dal cibo.