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Il parroco cattolico a Gaza: “la più grande prigione a cielo aperto del mondo”

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Francisco Vêneto - pubblicato il 18/05/21
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Dei 2 milioni di abitanti, solo 1.077 sono cristiani, e appena 133 di loro sono cattolici

Nella Striscia di Gaza c'è un unico parroco cattolico: padre Gabriel Romanelli, membro dell'Istituto del Verbo Incarnato e parroco della chiesa della Sacra Famiglia, che di conseguenza è l'unica parrocchia cattolica della zona. In alcune dichiarazioni recenti all'agenzia ACI Prensa ha riferito che dei 2 milioni di abitanti della Striscia di Gaza solo 1.077 sono cristiani, e di questi soltanto 133 sono cattolici.

“La nostra parrocchia è una comunità piccola, ma bella e forte. Ci vengono anche gli ortodossi greci. Siamo 133 cattolici, contando i 13 religiosi della comunità del Verbo Incarnato. Ci organizziamo per entrare in contatto con le famiglie, perché la vicinanza spirituale e materiale della parrocchia venga sentita sia dai cattolici che dagli ortodossi, come anche dalle famiglie musulmane povere”.

Circa gli scontri attuali tra lo Stato di Israele e le milizie palestinesi di Hamas e del jihad islamico, padre Gabriel ha commentato:

“La situazione è molto negativa. Ci sono bombardamenti giorno e notte. In genere erano di notte, e la vita durante la giornata era più o meno normale, ma in questi giorni ci sono stati bombardamenti sia di notte che di giorno; missili dalla Striscia e altri che sono la risposta israeliana, con aviazione e carri armati. Anche quando si fermano il silenzio è strano. Fanno sentire la gente nell'occhio del ciclone”.

Cosa sta accadendo?

Le violenze attuali si sono verificate gradualmente da aprile, a partire da diversi conflitti tra gruppi di Palestinesi e di ebrei nazionalisti. L'escalation delle tensioni si è evoluta di fronte allo sfratto di alcune famiglie palestinesi da un quartiere di Gerusalemme sui cui immobili la Giustizia ha riconosciuto la proprietà a coloni israeliani.

La situazione si è ulteriormente aggravata con l'inizio del lancio di centinaia di razzi di Hamas contro Israele, che con un sofisticato sistema antimissili riesce a intercettare la maggior parte degli attacchi. Nonostante questo, alcuni razzi sono caduti su zone residenziali israeliane, ferendo e uccidendo dei civili.

A sua volta, Israele sta rispondendo con forti attacchi contro obiettivi strategici di Hamas e delle Brigate Al Quds, collegate al jihad islamico. In questi attacchi, però, sono stati feriti e uccisi anche centinaia di civili palestinesi, in numero molto superiore a quello dei morti e feriti tra gli ebrei israeliani.

Nessuna delle due parti si mostra disposta ad essere la prima a fermarsi.

Unico parroco cattolico nella Striscia di Gaza

I Palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza sono principalmente arabi musulmani, ma la presenza di entità cristiane è abbastanza rilevante nel territorio. Padre Gabriel menziona esplicitamente il Patriarcato Latino di Gerusalemme e le associazioni caritative cattoliche, attraverso le quali arrivano aiuti materiali imprescindibili a una parte della popolazione locale.

Il sacerdote ha riferito ad ACI Prensa che la situazione nella zona era soggetta a un certo progresso dal novembre 2019, senza “aree di guerra” e perfino con la nascita di nuove attività. Dopo l'esplosione del conflitto attuale, però, “non c'è quartiere o città che non sia stato raggiunto” nella Striscia di Gaza. Gli scontri degli ultimi giorni sono i più distruttivi e letali dal 2014.

Anche se nel 2020 si è vissuto un periodo di relativa tranquillità, malgrado il fantasma della

pandemia di Covid-19, padre Gabriel dichiara che a Gaza persiste in modo costante un ambiente di difficoltà e carenze. La popolazione, ricorda, affronta “ogni tipo di embargo da anni”, motivo per il quale la Striscia di Gaza è chiamata “la più grande prigione a cielo aperto del mondo”.

Di fronte al preoccupante panorama attuale, il sacerdote ribadisce un invito a tutti a pregare per la pace, e soprattutto “perché siano illuminati i governanti e tutti quelli che possono promuovere una tregua in questa situazione”.

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