Pensiamo all'infanzia come al tempo della spensieratezza e dell'allegria. Da adulti andiamo a sbirciare nel mondo dei bambini credendo che ci possano ispirare leggerezza, sorrisi, innocenza. Ma proprio l'innocenza è una cosa grossa, pesante nel senso di pienamente ancorata al reale. I veri innocenti non hanno la testa tra le nuvole. E così i bambini - chi ne conosce lo sa già bene - sono capaci di insegnarci una serietà radicale.
Il bambino che gioca è più serio del redattore che scrive di conflitti internazionali. Mi si perdoni il paradosso. Serietà non significa parlare di argomenti seri, ma coinvolgersi completamente (in anima e corpo) con ciò che si fa: il bambino che gioca è pienamente presente alla sua realtà, non lo fa sovrappensiero. Ed è altrettanto vero, invece, che noi adulti giochiamo (cioé siamo allegramente superficiali) con cose davvero serie.
Carson Crosby è un bimbo texano che lo scorso 24 Aprile ha fatto la Prima Comunione. E' stato un evento lieto che a richiesto a lui e alla sua famiglia un grande sforzo di coraggio e fiducia. A causa di una malattia che ha dalla nascita, Carson può essere nutrito solo via flebo. Ma il desiderio di ricevere l'Eucarestia era grande, e la serietà che ha dimostrato nello stare di fronte a questa difficoltà ha ispirato tutti quelli che aveva attorno a riscoprire che dono enorme sia la Comunione.
Non si era mai verificato un caso simile nella parrocchia di Sant'Antonio a Columbus (Texas). In effetti, è una situazione rara ovunque, ma non unica.
Carson Crosby è un bambino affetto da una malattia mitocondriale dalla nascita:
Una delle disabilità più gravi che comporta questa malattia riguarda la nutrizione: dalla nascita Carson non può ingerire cibi e liquidi per via orale. I suoi genitori rigraziano l'ospedale pediatrico che li ha seguiti per aver messo a punto un sistema di nutrizione via flebo che permette a loro figlio di avere una vita 'normale'.
Noi sprechiamo metafore sul sapore della vita e però il gusto è proprio uno dei sensi a cui rinunciamo, sovrappensiero, mentre ci sollazziamo di vita virtuale sui social. L'invalidità umana, emotiva e non solo fisica, del non poter bere e mangiare mi è ignota. Senza dubbio Carson troverà risorse per compensare questa grande mancanza, ma è appunto una mancanza dolorosa. Ed è diventata un'obiezione forte quando si è trattato di prendere sul serio il desiderio di ricevere l'Eucarestia.
Sono proprio questi i casi in cui ci si rende conto che la Chiesa è madre, e non un ufficio burocratico. Il cosiddetto "ostacolo" non si è tramutato in un muro respingente, ma in un'occasione di crescita. Lo scopo della Chiesa non è di costringere l'uomo dentro il recinto di dogmi e norme, la sua missione - anzi - è quella di liberarlo davvero. E a chi non faccia l'esperienza cristiana risulterà sempre un po' assurdo convincersi che certe presunte restrizioni siano trampolini di vera libertà. Provare per credere, si dice.
Ricevere la Comunione è innanzitutto un gesto che esalta la libertà dell'uomo nell'incontro con Dio, per questo la norma ecclesiastica non consente l'assunzione via flebo. Ma è proprio di fronte alle eccezioni (vale a dire di fronte all'unicità di ogni presenza) che la Chiesa matura nella crescita, senza che il cambiamento significhi fare tabula rasa dei precetti. Di fronte alla situazione di Carson c'è stata una profonda collaborazione tra la famiglia e i parroci e il vescovo della loro diocesi. E il punto non era solo "come risolvere un problema", ma come la Chiesa intera potesse crescere grazie alla presenza di Carson.
L'Incarnazione è davvero la misura dirompente che ci salva dalla deriva ideologica. Chi difende un puntiglio astratto rompe muri, e poi ne crea di più rigidi. Chi ama l'esserci di ogni uomo trasforma certi paletti nelle fondamenta per una casa più grande. La soluzione è stata trovata: un piccolo frammento di Ostia consacrata è stato sciolto in poca acqua distillata e Carson l'ha assunta per via orale. E' stato uno sforzo tollerabile dal suo organismo. Ed è commovente pensare che l'unico cibo di cui si sia nutrito questo bambino usando la bocca sia il vero Pane della Vita.
Capisco la gratitudine della madre di Carson quando dice che questo percorso fatto insieme al figlio ha cambiato la sua fede. E qui torno alla serietà dei bambini. Lo scorso anno mio figlio ha dovuto rinunciare alla Prima Comunione a causa della pandemia, abbiamo aspettato 12 mesi e uso il plurale perché tutta la famiglia ha vissuto insieme a lui questa mancanza. L'attesa protratta che riempiva di amarezza e tristezza mio figlio ci ha cambiati. Ogni volta che io tendevo le mani per ricevere l'ostia, lui era seduto accanto a me a testa bassa, addolorato sul serio (come quando non vieni invitato una festa). Cosa ho fatto io per ricevere un dono così grande? - per un anno mi sono accostata un po' meno distratta all'Eucarestia grazie al senso di mancanza di mio figlio.
Quel pezzo di pane fa davvero la differenza. Per noi cosi distratti e disincarnati poter essere in Comunione con Dio attraverso il pane è una rivoluzione permanente. Ho pensato subito alla canzone degli amici Mienmiuaif:
Il nostro nutrimento degenera sempre di più verso un assumere notizie, fatti, opinioni, storie, perfino gusto e sapori attraverso una endovenosa virtualità. Si può essere vivi senza esserlo davvero, trattare perfino il nostro corpo come materia astratta. Allora viva il coraggio di bambini come Carson che sono molto più seri di noi e sanno quanto sia decisivo oggi chiedere un rapporto vivo e incarnato con Dio. «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», che sei Tu.