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La copertina de L’Espresso: un insulto alle donne e alla maternità

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 17/05/21
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Una "donna" trans con barba e peluria virile, che ha subito mastectomia conservando però l'utero per poter partorire, sul cui pancione c'è scritto: "la diversità è ricchezza". Eppure con questa copertina è proprio la diversità femminile ad essere calpestata e annullata! Come a dire: chiunque può essere madre, basta un utero. Così "le mamme non servono più" (Eugenia Roccella).

Perché in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia il settimanale l’Espresso, per veicolare la propria posizione a favore del ddl Zan, ha scelto una copertina che ritrae un "mammo" in avanzato stato di gravidanza sulla cui pancia troneggia la scritta "la diversità è ricchezza?" Cosa c’entra?

Apparentemente nulla, visto che il ddl Zan si dovrebbe occupare, come recita il titolo della proposta di legge, di: “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.

Siamo quindi di fronte ad un cattivo giornalismo, nel senso del becero tentativo di “fare cassa” scandalizzando? Assolutamente no, anzi come qualcuno ha già ironicamente affermato la cover dell’Espresso è l’esempio di un “buon” giornalismo, perché chiarisce in modo assolutamente comprensibile a tutti che il vero obiettivo del provvedimento è l’identità di genere nel senso della libera autocertificazione o self id.

Proviamo a leggere cosa ci racconta quest’immagine. Una donna che si è fatta mastectomizzare (si vedono chiaramente le due cicatrici sul petto) e ha preso massicce dosi di testosterone per assumere i caratteri sessuali secondari maschili (barba e peluria virile), ma ha conservato l’utero tanto da portare avanti una gravidanza e proporsi come un uomo in procinto di partorire. 

Ci saremmo aspettati una copertina con due ragazzi che si tengono per mano, o due donne mentre si baciano, ed invece no: abbiamo un androgino, un uomo trans o come si dice oggi FtM (da femmina a maschio) che non avrà la possibilità di allattare ma è in grado di mettere al mondo una vita.

Un essere ambiguo ritratto senza gli occhi, che sono il fondamento e il simbolo per eccellenza della relazionalità, dell’espressione del sentimento fra gli umani, autarchico e solo, apparentemente onnipotente: può essere tutto e il contrario di tutto.

Questo ci viene proposto come arricchimento: un "uomo incinto" che dovrebbe rappresentare il segno della evoluzione della civiltà, di quel progresso che tutti dovremmo incoraggiare e difendere, pena l’essere additati di sessismo, fascismo, omofobia, transfobia, razzismo e chissà quali altri orribili crimini.

Ad esempio chi, come in questo caso, una volta fu donna pretenderà di essere definito uomo partoriente, e accuserà di misgendering ("Il misgendering si verifica quando, intenzionalmente o meno, ci si riferisce a una persona transgender usando termini che si riferiscono al sesso biologico, e non all’identità di genere in cui questa persona si riconosce" robadadonne.it) e transfobia chiunque avrà l’ardire di affermare che solo le donne partoriscono o hanno la vagina, qualora decidesse di conservare anche quella.

La cover dell’Espresso chiarisce quindi definitivamente che l'architrave sottesa alla legge è l’identità di genere intesa nel senso di autocertificazione di genere. Come afferma lo psicanalista Claudio Risé

In tutto ciò, esemplificato dalla copertina dell’Espresso, c’è anche dell’altro, e forse ancora di più grave: in questo orizzonte in cui spadroneggia l’identità di genere medicalizzata è proprio la diversità femminile ad essere annullata, e questo qualcuno lo propone come arricchimento!

Eugenia Roccella commentando la copertina dell’Espresso scrive:

C’è un’incredibile coincidenza su cui dover riflettere: la contemporaneità fra l’uscita del settimanale e l’accorato appello del presidente del Consiglio e del Santo Padre alla necessità di fare figli per evitare che il nostro Paese scompaia. 

Ma non sembra più dover essere questo l’obiettivo delle persone: l’essere umano indifferenziato che ci viene proposto non mira tanto a prolungarsi nelle generazioni a venire, quanto ad essere felice nella sua fittizia onnipotenza.

E se proprio si vogliono figli, si possono - e si potranno sempre più - comprare come al supermercato, lasciandoli alla madre surrogata se non vengono perfetti come pattuito. È di questa ricchezza che qualcuno si fa vanto e paladino! 

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