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D’Avenia: la violenza della pornografia consuma i nostri ragazzi

D'AVENIA, GIOVANI, COLLAGE
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Annalisa Teggi - pubblicato il 10/05/21
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Il materiale disponibile sul sito di Pornhub equivale a 169 anni di video. Alessandro D'Avenia si interroga:di quanta vita reale, fragile, condivisa si privano i ragazzi intrappolati nel sesso «consumato» da soli online?

Lo scorso 27 aprile è uscito un nuovo libro di Rocco Siffredi, intitolato Sex Lessons. Lezioni di sesso, sai che novità. E - paradossalmente - è una sintesi perfetta del peggio che stiamo rovesciando addosso alle generazioni più giovani: la sessualità come performance che si impara da un esperto, che si riduce un sapere tecnico-erotico, allo sviluppo di pratiche corporee che escludono ogni riferimento all'affettività. Non c'è quadro più desolante di questo, vedere che le rubriche di lifestyle si sono subito messe al passo del trend e sfornano consigli amorosi (?) decantati dal guru del porno. Lui è competente, lui sa, lui può insegnare. Ma cosa?

Soprattutto: siamo sicuri che i nostri figli vogliano lezioni di sesso? Sto leggendo, lentamente per capirlo bene a fondo, un libro dedicato all'affettività al tempo dei social, "Nulla di più arduo che amarsi". E salta fuori che proprio i corsi scolastici sulla sessualità, tanto osannati da certa propaganda, sono qualcosa che ai ragazzi non interessa. Non vogliono imparare come si indossa un preservativo, ma piuttosto perché c'è questo desiderio di essere amati e donarsi. Ecco la testimonianza di un ragazzo di 17 anni:

Non vogliono lezioni, vogliono un incontro di anime disposte a rendere ragione di tutto ciò di cui il corpo fa esperienza. Continuamo a dire come. Ma loro vogliono sapere perché. Ci interrogano sull'affetto, rispondiamo con le lezioni di Rocco Siffredi.

Per fortuna di rubriche ce ne sono anche altre. Nel suo contributo del lunedì sulle colonne del Corriere, Alessandro D'Avenia ha tuonato contro la pornografia, che è - appunto - l'altra faccia ingombrante della medaglia della diseducazione sessuale (e umana) in corso.

I dati sul consumo di pornografia tra giovani e giovanissimi sono allarmanti. Uno tra tutti: il materiale disponibile sul sito di Pornhub equivale a 169 anni di video. Vuol dire che uno potrebbe spendere lì il tempo di due vite. Questa iperbole ci scuota a chiedere: di quanta vita reale, fragile, condivisa si privano i ragazzi intrappolati dalle grinfie del sesso «consumato» da soli online?

I verbi con cui si racconta il mondo della pornografia sono gli stessi che in altri contesti generano scandalo riguardo alla nostra deriva consumistica. E consumare è proprio la pietra dello scandalo. È un verbo che aborriamo se applicato all'ingordigia di cibo o alla frenesia di comprare oggetti sempre nuovi. Quante volte abbiamo sentito dire che un piatto andrebbe gustato, senza fretta, assaporandolo?

La pornografia si fonda sulla logica consumistica del contenuto da divorare svelti in quantità mastodontiche, ripetute. Già questo basterebbe a fare un discorso sulla trappola subdola e disumana che è. Ma il dramma non è tanto il consumo dei video, bensì il consumo - apparentemente invisibile - della persona che si spegne dentro una voracità senza più nessun gusto o sapore reale.

Forse finirà che spetterà al cristiano raccontare da capo al mondo cosa significa fare l'amore col corpo. E sarà una gran bella avventura. L'ossessione per la sessualità, l'abuso di pornografia, tutta la narrazione falsa delle fiction ci stanno allontanando dall'esperienza fisica che è fare l'amore con chi si ama.

E' proprio il contrario di come sembra. Sembra che la libertà sessuale, l'essere sempre più disinibiti e la facilità di passare da un partner all'altro ci rendano un comunità umana addirittura troppo concreta, materialistica. Invece è l'opposto: l'egoismo che muove questa ricerca di piaceri ripetuti, occasionali, indifferenti all'altro ci rende astratti, ci allontana dal regno delle presenze. Se fossimo concreti faremmo l'amore, cioé metteremmo l'esperienza affettiva al centro di un legame corporeo. Non c'è nulla di più disincarnato che fare sesso.

Non c'è nulla di più astratto e insipido dei consigli sessuali di Rocco Siffredi. Essere stato a letto con tantissime donne forse lo rende ancora meno esperto in amore dell'adolescente che stamattina ha sentito per la prima volta lo stomaco in subbuglio incrociando gli occhi di una certa ragazza. Perché è in questo genere di sguardo - reale, vivo, presente - che comincia un genere autentico di attrazione che non ha niente a che fare con le smanie finte riprodotte su uno schermo.

Per scappare a gambe levate da un mondo di corpi che si usano a vicenda (e anche da un mondo in cui per fare sesso non occorre neanche più il corpo dell'altro perché basta Pornhub), c'è una grande risorsa: l'immaginazione. Che è ben altro dalla miseria di condividere le proprie fantasie sessuali.

Questo sì che è hard. Ci siamo scervellati per creare corsi di sessualità sempre più aggiornarti sulle tendenze del momento, e invece bastava mettersi a leggere Leopardi o Dante. Bastava e basta ricominciare a prendere sul serio cos'è il desiderio, cos'è quella mancanza che arde del bisogno di abbracciare un altro. Questo fuoco, se alimentato e custodito da uno sguardo di pudore e meraviglia, scalda, genera legami, fa scaturire il tremore di dire: ti amo.

L'incedio violento dell'abuso di piacere fa solo terra bruciata, e tutte le rubriche più disinibite di sesso moriranno per autocombustione.

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