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Perché dobbiamo pregare per la guarigione di Chiara Amirante

chiara amirante,

Chiara Amirante.

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Paola Belletti - pubblicato il 10/05/21
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Sui social, alla fine della settimana scorsa, ha iniziato a diffondersi la notizia di un aggravamento della situazione di salute di Chiara. Volentieri aiutiamo a fare chiarezza e a diffondere l'appello alla preghiera per lei.

Ecco le parole che Chiara stessa proprio ieri ha affidato a Facebook per raggiungere quanti sono in pena per la sua situazione (grassetti nostri, ndr).

Chiara innanzitutto ringrazia: per le preghiere e per gli auguri della Festa della Mamma. Con la sua vita è una delle più inequivocabili manifestazioni di cosa significhi essere madre per una donna anche senza aver partorito nella carne figli propri; per i figli che abbiamo visto ri-nascere da lei non fatichiamo ad immaginarne il travaglio.

Anche questa sofferenza che la segue da anni, e che negli ultimi tempi ha conosciuto un aggravamento, ne sembra come un riverbero.

In questo momento, da quello che è dato sapere, ciò che espone il suo fisico già tanto provato al rischio concreto di eventi acuti (cardiovascolari soprattutto: ictus e infarto) è il susseguirsi di un numero consistente di apnee notturne.

Questo fenomeno, che si ripete con una frequenza davvero alta ogni notte, senza sosta, implica soprattutto per il cervello - ma anche per tutti gli altri tessuti e organi vitali - una ossigenazione insufficiente. Un prezzo che il suo organismo tutto si ritrova a pagare.

Non è escluso infatti che, oltre al rischio di eventi fatali, questa carenza sistematica di ossigeno sia in qualche modo responsabile anche dei perduranti dolori che Chiara prova in tutto il corpo da anni.

Oltre ad essersi sottoposta ad una cura di drammatica routine per lei ma dolorosissima (la bruciatura a mezzo laser di macchie epidermiche precancerose per scongiurare la loro evoluzione tumorale) ha quindi scoperto che il numero di apnee notturne che la affligge impedendole anche di riposare è talmente alto che il rischio ictus è seriamente e costantemente incombente.

Chiara vive di fatto una sorta di personale Calvario, o forse è nel suo orto degli ulivi: per questo chiediamo per lei che passi lontano un calice troppo amaro e che sia nella volontà di Dio il dono della sua guarigione. Quella del nostro Padre celeste è una volontà viva, libera, fatta di sapienza e amore. Non stiamo giocando ad indovinarla o a piegarla: vogliamo parlare con Lui, cuore a cuore, di ciò che ci affligge e di quello che vorremo ci fosse tolto perché tanto amaro e duro.

Fa, o buon Dio, che almeno le sia tolta la parte troppo pesante e ruvida di questa croce. Lo chiediamo pieni di fiducia.

Perché il nostro è il Dio della vita, è il Signore della salvezza e anche della vera salute, fisica e psichica; è il Dio che si è incarnato, il nostro, e non ha ancora finito di dispiegare tutta l'ampiezza d'azione di questo movimento: Egli, l'Onnipotente, si è vestito di noi, del nostro corpo, e per mezzo di esso ha conosciuto il dolore delle membra, ha sofferto in ogni angolo della pelle, sentito bruciare i nervi e si è lasciato attraversare da spasmi terribili. Oltre a questo, che sembra già superare la soglia del sopportabile, è rimasto in un resistente abbandono, lasciandosi investire dall'onda di odio e disprezzo e umiliazione che noi uomini avevamo - abbiamo - in serbo per Lui.

A questo nostro Re, che ora vive Risorto, con le sue piaghe gloriose, aperte ma guarite, chiediamo con tutto il nostro cuore e con insistente fiducia, la guarigione per Chiara. Lo facciamo anche a nostro beneficio: siamo così affamati della luminosa presenza di questa cara sorella perché è sempre più trasparente alla persona del nostro Signore Gesù.

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