A volte la presenza di un angelo custode si può percepire anche attraverso le persone che si incontrano per caso. E' quello che è accaduto ad un santo gesuita missionario in Brasile: Giuseppe de Anchieta (1534-1597).
Celebre per la sua santità ed i miracoli che ha operati, Giuseppe si sentì un giorno attratto da una forza soprannaturale in una foresta. Appena egli vi ebbe penetrato vi scorse un vecchio d’un aspetto venerabile, che sembrava essere sul punto di morire. Questo episodio è narrato nella biografia del santo, e rappresenta un contatto, anche se indiretto, con un angelo custode.
Quale non fu la sua sorpresa, vedendo quell’uomo alzarsi al suo arrivo, giungere a lui con gioia e abbracciarlo dicendo: “Presto, presto, padre, poiché io vi aspetto da molto tempo!”. Egli non poté dire di più e si accasciò, spossato dagli sforzi che veniva dal fare.
Sempre più sorpreso, padre Anchieta gli prodigò dapprima delle cure, e poi gli chiese il motivo della sua presenza in quella contrada deserta. Il vegliardo gli apprese che egli aveva lasciato la sua tribù con un impulso di cui non poteva rendersi conto, e, che giunto in quel posto, dopo diversi giorni di marcia, egli si era trovato nell’impossibilità di andare più lontano. Ma era persuaso di non morire prima di aver visto l’uomo che, secondo una voce interiore, doveva rivelargli grandissime cose.
San Giuseppe de Anchieta lo interrogò sulla sua vita passata. La trovò così pura che rimase convinto dell’innocenza di quel buon vegliardo, fedele osservatore di tutti i precetti della legge naturale. E che possedeva sulle cose spirituali, conoscenze molto straordinarie presso un uomo che non aveva mai avuto nessuna comunicazione con dei cristiani.
Egli non dubitò che quel pagano non dovesse tutte quelle grazie alle cure ed allo zelo del suo santo angelo custode. E che lui stesso non fosse stato condotto, dalle pressanti ispirazioni di quel celeste messaggero, per amministrare il battesimo a quel buon vegliardo. Egli lo battezzò dunque con l’acqua che la pioggia aveva ammassata in larghe foglie di alberi. Gli diede il nome di Adamo.
Raggiante di felicità, il vegliardo alzò gli occhi e le braccia verso il cielo, ricevette con una santa effusione di cuore la benedizione del missionario e rese il suo ultimo respiro.
La sua anima si separò dolcemente dal suo corpo e si involò radiosa verso le dimore eterne, di cui il suo angelo custode veniva ad aprirgli le porte, con le sue ispirazioni e la sua devozione.