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Donna abortisce contro il desiderio dell’ex marito, che aveva fatto ricorso alla Giustizia per salvare suo figlio

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Francisco Vêneto - pubblicato il 07/05/21
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È avvenuto in Argentina, dove il Governo di Alberto Fernández ha dato priorità all'approvazione dell'aborto in piena pandemia

Una donna ha abortito contro il volere del marito, che aveva fatto ricorso alla Giustizia per salvare il bambino. La vicenda si è verificata in Argentina, dove il Governo di Alberto Fernández ha dato priorità all'approvazione dell'aborto in piena pandemia, nonostante l'aumento dei casi e delle vittime nel Paese malgrado le restrizioni alle libertà civili tra le più rigide al mondo.

Al riguardo, vale la pena di ricordare che gruppi di militanti e attivisti a favore dell'aborto hanno festeggiato la legalizzazione della pratica con assembramenti pubblici senza essere puniti, nonostante le restrizioni imposte ad altri eventi, soprattutto religiosi. Una celebrazione eucaristica all'aperto, con uso di maschere e rispetto del distanziamento sociale, è stata interrotta di recente dalla Polizia.

Si applicano quindi due pesi e due misure, visto che la richiesta del padre che ha provato a salvare la vita del proprio figlio è stata respinta da un giudice. Se un padre non sembra avere nemmeno il diritto di PROVARE a proteggere la vita del proprio figlio, bisogna chiedersi se la Giustizia

argentina ritiene anche che non avrebbe responsabilità nei confronti del bambino nel caso in cui questi nascesse contro la sua volontà.

In fin dei conti, la proporzionalità è un requisito necessario per la vera giustizia, il che vuol dire che il diritto paterno di lottare per la vita del figlio dovrebbe essere rispettato quanto i suoi doveri genitoriali.

Secondo informazioni dell'agenzia ACI Digital, il giudice Rosa Díaz ha respinto il 26 aprile la misura cautelare che il padre del bambino aveva presentato alla Corte per la Famiglia della provincia di San Juan.

Identificato solo come Franco, il padre del bambino ha anche denunciato ai media locali il 22 aprile che la ex moglie, con cui manteneva ancora il vincolo matrimoniale, voleva abortire il figlio senza che la coppia fosse arrivata a un consenso.

Gli avvocati di Franco hanno fatto ricorso, accolto dalla Terza Corte Civile di San Juan, che ha revocato la decisione del giudice Díaz. Si è così stabilito che la donna non doveva realizzare l'aborto fino a quando “la questione di fondo non fosse stata risolta”.

Martedì 4 maggio, però, l'avvocato della donna, Reinaldo Bedini, ha comunicato alla Giustizia che l'aborto è stato realizzato il 21 aprile, prima che la donna ricevesse la notifica della misura cautelare. Era alla decima settimana di gestazione.

Martín Zuleta, uno degli avvocati di Franco, si è detto “preoccupato per la situazione”, e ha aggiunto che il caso viene trattato “con grande segretezza”, e quindi non si conoscono le informazioni fornite dall'avvocato della donna.

Gli avvocati di Franco hanno presentato anche una richiesta di riconoscimento di incostituzionalità dell'aborto in Argentina, ma, ironicamente, questa richiesta è stata girata alla Corte Civile nº 11, affidata allo stesso giudice che aveva già respinto la prima misura cautelare chiesta da Franco.


La difesa del padre del bambino ritiene che la decisione della gestante sia stata “arbitraria”, visto che, a suo avviso, avrebbe dovuto ricorrere alla Giustizia per sollecitare il riconoscimento del suo presunto diritto di abortire il figlio. Oltre a questo, è ancora in vigore il vincolo matrimoniale tra Franco e la moglie, il che vuol dire che entrambi hanno “doveri e obblighi reciproci”.

Per gli avvocati di Franco, quindi, l'atteggiamento della donna può essere considerato “inadempienza civile, danno civile, anche se non esiste un crimine penale”.

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