Una volta ho sentito un sacerdote che definiva il momento peggiore della Passione del Signore la preghiera nell'Orto degli Ulivi.
Non stava succedendo niente, e al contempo stava accadendo tutto. È arrivato perfino a sudare sangue, fatto noto a livello scientifico come idrolisi.
Uno stato di questo tipo si può verificare quando le persone provano un'angoscia profonda che porta lo stress al limite, provocando la rottura dei piccoli vasi sanguigni presenti sotto la pelle.
Descritto in questo modo sembra impossibile farsi un'idea di come potesse sentirsi Gesù mentre diceva guardando al cielo “Allontana da me questo calice...”
Il proprio Getsemani
Anche se è difficile tornare a duemila anni fa, possiamo riconoscere il nostro “Orto degli Ulivi personale”.
Tutti siamo passati o passeremo per la sala d'attesa di una prova diagnostica, e sarà probabilmente in quel momento, mentre aspettiamo i risultati, che avremo un momento di preghiera sincera e intensa, chiedendo anche quello che ha chiesto Gesù: “Allontana da me questo calice...”
Ho sempre pensato che dopo le chiese siano le sale d'attesa degli studi medici e degli ospedali i luoghi in cui si parla con Dio con più intensità e più facilità.
Momenti che si vorrebbe passassero rapidamente
Quando ci si trova in momenti come quelli si desidera che passino rapidamente, che la vita torni al suo stato naturale che permette di sognare e avere speranze che probabilmente non si realizzeranno, ma che comunque ci si può permettere di sognare.
Nel proprio Orto degli Ulivi (quando si aspettano i risultati), la paura e l'incertezza non lasciano spazio alla speranza.
Sono momenti in cui si desidera solo fuggire.
Offrire: “Per Te, Signore”
Quando ci troviamo in quei casi, però, quando ci troviamo nel nostro Getsemani personale, dobbiamo concentrarci sul trarne profitto, su come “monetizzare” spiritualmente quelle situazioni.
Quando ci troviamo nel nostro Orto degli Ulivi personali, la prima cosa che dobbiamo fare è offrire, premere il bottone del “Per Te, Signore”.
Se non “premiamo il bottone”, quei momenti non rimarranno registrati. Chiudete gli occhi e premete il bottone.
Per altre persone
Ma si può fare anche qualcosa di più... Vi ricordate quando si dava da mangiare ai bambini piccoli, e per farli continuare a mangiare si diceva che un boccone era per papà, un altro per mamma, un altro per il fratellino...? Possiamo offrire le nostre sofferenze per altre persone.
Ciò vuol dire che le sofferenze provocate dal “Non sapere se è benigno” diventano puro oro spirituale, per quella persona che vi preoccupa tanto o che amate tanto.
Gesù stesso ha detto a Santa Faustina Kowalska:
“Figlia mia, aiutami a salvare anime. Unisciti con le tue sofferenze alla mia Passione e offrile al Padre celeste per i peccatori”.
Ricordate tutti i vostri cari: marito, moglie, figli..., e offrite per loro quel tempo di attesa, quei minuti difficili.
Confidare
Traete tutto il profitto da quei giorni in cui sembra che la vita non sappia di niente, solo di congedo. Giorni lunghi, pesanti, che anche se non ci piacciono ci portano sulla buona strada... quando siamo più deboli, Lui agisce con più forza.
L'unico pericolo spirituale che potete affrontare in quei giorni è soccombere alla tentazione di eliminare le azioni che avevamo investito nella fiducia in Dio.
Al contrario, è il momento di mettere tutta la carne al fuoco, di mettere tutte le azioni che avete, senza riserve, al loro posto.
Investendo tutte le nostre azioni nel “Confido in Te” quando siamo nel nostro Getsemani personale riceveremo la grazia e saremo capaci di terminare la frase come ha fatto Lui:
“Allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà ”.