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Dio continua ad agire nella vita dei divorziati risposati? In che modo?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 06/05/21
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Il “discernimento morale” che Papa Francesco propone in Amoris Laetitia apre nuovamente all’incontro con il Signore

Il “discernimento morale” per i divorziati risposati e per chi vive situazioni familiari particolarmente complesse, è quel percorso che consente di riavvicinare tali persone a Dio. Tale discernimento si presenta come un aspetto centrale del processo di discernimento personale e pastorale prospettato da papa Francesco in Amoris Laetitia (AL). 

Lo spiega Philippe Bordeyne nel libroPortare la legge a compimento - Amoris laetitia sulle situazioni matrimoniali fragili” (Libreria Editrice Vaticana).

Secondo Bordeyne, lo sforzo di Papa Francesco consiste nell’evitare che – lo si voglia o no – l’unico messaggio rivolto dalla Chiesa alle persone divorziate risposate, in sostanza sia: “Voi dovete partecipare alla vita della Chiesa, rimanere fedeli alla messa della domenica, ma senza mai avvicinarvi alla mensa eucaristica”. 

In effetti, di un tale messaggio, il più delle volte, rimane solo la parte negativa, questo doloroso divieto che risuona nel cuore delle persone ferite dal loro percorso di vita coniugale e che esse spesso si ritraducono così: “Oramai voi non siete e non sarete mai più degni di ricevere la comunione”. 

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Per mettere fine a quella che sembra una sorta di "ergastolo" per i divorziati risposati, ovviamente contraria alla «logica del Vangelo» (cfr. AL 297), Francesco si dedica a mostrare, in molti modi, che le persone divorziate impegnate in una nuova unione conservano una dignità morale. E ciò non è vero solo in maniera astratta, di principio, ma realmente e concretamente, perché questa dignità morale è sostenuta dall’azione della grazia divina. 

Infatti, la grazia del battesimo non cessa di agire nella vita delle persone, tramite la loro collaborazione attiva. Ecco allora che il Papa ripercorre in modo nuovo la tradizione morale della Chiesa.

Mette in evidenza i molteplici modi in cui una persona può far onore alla sua dignità e alle sue capacità morali, anche se si trova in una situazione oggettivamente non conforme alla legge morale.

Far parte della Chiesa significa prima di tutto rispondere a Dio in maniera conforme alla nostra condizione battesimale, nella quale siamo configurati a Cristo per il dono dello Spirito Santo. Ma bisogna ancora prenderne coscienza. Il lato etico del discernimento personale e pastorale mira dunque a suscitare un rinnovamento nell’integrazione spirituale al «santo popolo fedele di Dio».

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Attraverso un accompagnamento pastorale appropriato, la persona si pone in condizione di discernere la volontà di Dio per compiere il culto spirituale dell’offerta di sé, ciò che, secondo san Paolo, è il cuore stesso della vita morale dei cristiani (cfr. Rom 12,1-2). 

Questo processo di discernimento può donare la pace alle persone che lo stanno compiendo perché le apre a un nuovo incontro con il Dio ricco di misericordia, Lui che non vuole che nessuno sia «condannato per sempre» (AL 297).

Perché un tale discernimento è in grado di portare alla pace? Perché può permettere di «scoprire con una certa sicurezza morale» (AL 303) che la qualità della vita morale nella seconda unione è una risposta sufficiente alla chiamata di Dio qui e ora, tenendo conto della «complessità concreta dei limiti, benché [questa risposta] non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo» (AL 303). Ora, se ci riferiamo alla tradizione del discernimento spirituale e pastorale, scoprire che abbiamo dato a Dio una risposta sufficiente, permette di affermare che si è in stato di grazia. 

Dio continua ad agire nella vita dei divorzia- ti risposati e in quella delle persone che vivono qualsiasi altro tipo di «situazione complessa» (cfr. AL 312) per chiamarli a fare passi ulteriori.

Tuttavia, «alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio» (AL 300), i  divorziati risposati hanno ugualmente bisogno di compiere un discernimento sul passato. 

Questo significa fare una valutazione della loro responsabilità nel fallimento dell’unione sacramentale, ma anche di valutare il modo con cui esse hanno assunto gli impegni del matrimonio e che continuano ad onorare per quanto possibile, se non altro nei confronti del coniuge e dei bambini.

In questo esame di coscienza sul passato, l’aggiunta specifica del Papa focalizza l’attenzione sui «condizionamenti e le circostanze attenuanti» (AL 301)

Il Papa non dà esempi precisi. Rinvia all’esistenza di «condizioni concrete che non gli [ad alcuni divorziati risposati] permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa» (AL 301). 

In AL 302, facendo riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica (1735; 2352), indica alcuni elementi da tenere presenti, fra i quali si trovano i «fattori psichici e sociali» per i quali «l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere diminuite o annullate» (testo già citato in EG 44).

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