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Athletica Vaticana, la squadra di Papa Francesco

ATHLETICA VATICANA
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Julio Ocampo - pubblicato il 04/05/21
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La squadra più inclusiva del mondo: immigrati, guardie svizzere, artisti, uomini e donne tra i 19 e i 65 anni... e perfino un vescovo e un nunzio apostolico

Nello Stato più piccolo del mondo emerge con forza la prima – e fino a questo momento unica – associazione sportiva formata all'interno delle Mura Leonine.

Fondata nel 2018, l'Athletica Vaticana è composta da più di cento membri e difende un messaggio che si centra non solo sulla corsa, ma anche sulla promozione di iniziative spirituali, solidali e culturali. Un volo verso l'eternità in Vaticano.

ATHLETICA VATICANA

Grazie, Signore,
perché mi fai correre
e non mi lasci solo al km 35
della grande maratona della mia vita.

Grazie, Signore, per la bellezza della corsa da solo
nei boschi e tra la gente, con il freddo e il caldo,
la pioggia e il vento
”.

Così inizia la preghiera del maratoneta, disponibile in 37 lingue, un messaggio che ha ben presente la squadra di atletica di Papa Francesco, un'associazione di carattere giuridico iscritta anche al Comitato Olimpico Italiano.

È una squadra dall'anima inclusiva: dai migranti africani ai membri della Guardia Svizzera, passando per funzionari della Posta, restauratori delle opere d'arte di Raffaello e farmacisti – uomini e donne tra i 19 e i 65 anni.

Ci sono anche professori della Biblioteca Apostolica Vaticana, sacerdoti e perfino un nunzio apostolico, Charles John Brown, e un vescovo, Jean Paul Vesco.

ATHLETICA VATICANA

Secondo gli statuti, tutti sono sotto lo sguardo attento di due leader spirituali che guidano il cammino e indicano il percorso giusto: monsignor Andrea Palmieri, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e don Giovanni Buontempo, officiale del dicastero per Laici, Famiglia e Vita.

ATHLETICA VATICANA

I due sono incaricati di gettare i ponti necessari mediante l'organizzazione di una Santa Messa, soprattutto prima delle maratone di Roma, Firenze, Venezia, Valencia e New York.

“L'aspetto più bello è che l'Athletica Vaticana è nata spontaneamente in strada. Alcuni dipendenti dello Stato vaticano prima di lavorare si riunivano in Via della Conciliazione per correre. È importante sapere che, anche se ci sono altre realtà sportive come il criquet, il calcio..., l'atletica è l'unica riconosciuta ufficialmente dalla Santa Sede”, ha spiegato il suo presidente, Giampaolo Mattei.

ATHLETICA VATICANA

Mattei sottolinea che il grande obiettivo è praticare sport in compagnia. “Come dice il Papa, promuovere la comunità e lasciare una testimonianza. Attraverso l'esercizio, ci ha detto quando ci ha incontrato, bisogna scommettere sulla solidarietà e sull'inclusione”.

Non tutti sono dipendenti del piccolo Stato, visto che c'è anche una bambina di 12 anni in sedia a rotelle che corre con loro, Sara.

ATHLETICA VATICANA

“Per non parlare dei due migranti, uno dei quali è musulmano”, ha affermato Mattei, giornalista de L'Osservatore Romano.

ATHLETICA VATICANA

“Ora riprendiamo gli allenamenti, poi ci prenderemo una pizza”. Fatti che fino a qualche settimana fa sembravano un'utopia.

“Al di là del successo sportivo, quello che mi ha colpito di questa squadra sono i valori che predica sempre il Santo Padre, ovvero l'attenzione per gli aspetti umani della convivenza, l'attenzione per i discriminati, per chi ha qualche tipo di problema fisico o psicologico. La nostra idea di squadra è che non ci sono distinzioni a livello di etnia, religione, cultura o lingua”, ha sottolineato il professor Paul Gabriele Weston.

Sono questi gli aspetti del messaggio che rendono ancor più grande il gruppo ideato da Mattei e dallo spagnolo Melchor Sánchez, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura.

Insieme guidano un progetto che aveva previsto di organizzare a Castel Porziano un meeting di atletica a livello mondiale, Run Together, che prevedeva la presenza di importanti atleti di molti Paesi, ma anche di reclusi o persone con problemi psichici.

GIANLUCA PALAZZI

“Lo realizzeremo a settembre se questa volta la pandemia ce lo permetterà”, ha spiegato Mattei, che per ora ha scartato un'idea del suo collega Melchor.

“Attualmente i Giochi Olimpici no. La nostra realtà è più piccola, forse in una competizione europea di piccoli Stati d'Europa, insieme a San Marino, Montenegro o Macedonia”.

Forse... Solo il tempo dirà quali siano la realtà e la meta di questa piccola e al contempo gigantesca storia sportiva di superamento e di gloria, quella di un gruppo affratellato che non vuole competere ma semplicemente correre. Esatto. La poesia della corsa.

Grazie, Signore,
perché mi sei accanto nei momenti di stanchezza
quando il sudore annebbia lo sguardo,
la fatica mi fa piegare le gambe
e mi vorrei fermare.

Ma vado avanti con te”.

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