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Messaggio del Papa ai vescovi italiani: il Sinodo non diventi un parlamento

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/04/21
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Il cammino sinodale inizia a maggio. Ma il pontefice chiede una esperienza autentica. “In ogni comunità sarà dal basso verso l’alto”, così lo ha prefigurato durante l'udienza ai vertici dell'Azione Cattolica

Fare sinodo «non è guardarsi allo specchio», ma «camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo»: Papa Francesco traccia così la strada al sinodo della Chiesa italiana che apre i battenti nel mese di maggio. 

Il Papa ne ha parlato nell’in udienza con i Membri del Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, in occasione della XVII Assemblea Nazionale, in corso online dal 25 aprile al 2 maggio 2021 sul tema “Ho un popolo numeroso in questa città”.

«La Chiesa italiana - dice il Papa - riprenderà, in questa Assemblea [dei Vescovi] di maggio, il Convegno di Firenze, per toglierlo dalla tentazione di archiviarlo. E lo farà alla luce del cammino sinodale che incomincerà la Chiesa italiana, che non sappiamo come finirà e non sappiamo le cose che verranno fuori. Il cammino sinodale, che incomincerà da ogni comunità cristiana, dal basso, dal basso, dal basso fino all’alto. E la luce, dall’alto al basso, sarà il Convegno di Firenze».

Una Chiesa «del dialogo» è una Chiesa «sinodale», che, evidenzia Papa Francesco, «si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra». 

In effetti, «quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare. E dobbiamo essere precisi, quando parliamo di sinodalità, di cammino sinodale, di esperienza sinodale. Non è un parlamento, la sinodalità non è fare il parlamento». 

La sinodalità, prosegue Papa Francesco, «non è la sola discussione dei problemi, di diverse cose che ci sono nella società...È oltre. La sinodalità non è cercare una maggioranza, un accordo sopra soluzioni pastorali che dobbiamo fare. Solo questo non è sinodalità; questo è un bel “parlamento cattolico”, va bene, ma non è sinodalità. Perché manca lo Spirito. Quello che fa che la discussione, il “parlamento”, la ricerca delle cose diventino sinodalità è la presenza dello Spirito: la preghiera, il silenzio, il discernimento di tutto quello che noi condividiamo. Non può esistere sinodalità senza lo Spirito, e non esiste lo Spirito senza la preghiera. Questo è molto importante».

Quando non si vive la laicità vera nella Chiesa, ammonisce il Papa, «si cade nell’autoreferenzialità. «Fare sinodo non è guardarsi allo specchio, neppure guardare la diocesi o la Conferenza episcopale, no, non è questo. È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo. Laicità è anche un antidoto all’astrattezza: un percorso sinodale deve condurre a fare delle scelte». 

E queste scelte, per essere praticabili, chiosa il pontefice, «devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono alla moda o che sono uscite nella discussione. Non per lasciarla così com’è, la realtà, no, evidentemente, ma per provare a incidere in essa, per farla crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio».

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