Una nuova legge contro la corruzione in Vaticano: l'ha aggiunta Papa Francesco con il Motu proprio sulle “disposizioni sulla trasparenza nella gestione della finanza pubblica”. Perchè è così importante questo nuovo provvedimento del Papa?
Scrive Vatican News (29 aprile) che il pontefice «richiede a tutti i livelli dirigenziali della Santa Sede, e a tutti coloro che svolgono funzioni di amministrazione attiva, funzioni giurisdizionali o di controllo, di firmare una dichiarazione assicurando di:
La Santa Sede, nell’aderire alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (Convenzione di Merida), si legge nel testo del Motu proprio, ha deciso di conformarsi alle migliori pratiche per prevenire e contrastare la corruzione nelle sue diverse forme.
Già con la Lettera Apostolica in forma di Motu proprio del 19 maggio 2020, recante «Norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano» (il cosiddetto “nuovo codice degli appalti”), sono stati posti presidi fondamentali nel contrasto alla corruzione nella materia dei contratti pubblici.
Ora il Papa ha stabilito di aggiungere degli articoli al Regolamento generale della Curia romana, con un provvedimento che riguarda tutti i dipendenti del Vaticano inquadrati nei livelli funzionali C, C1, C2 e C3 (cioè dai Cardinali capi dicastero ai vicedirettori con contratto dirigenziale quinquennale), e tutti coloro che hanno funzioni di amministrazione attiva giurisdizionali o di controllo e vigilanza. Dovranno sottoscrivere al momento dell’assunzione e poi con cadenza biennale questa dichiarazione anti corruzione.
La Segreteria per l'Economia potrà eseguire controlli sulla veridicità delle affermazioni messe nero su bianco dai dichiaranti. E la Santa Sede, in caso di dichiarazioni false o mendaci, potrà licenziare il dipendente e chiedere i danni eventualmente subiti.
È infine vietato - e questa novità riguarda tutti i dipendenti della Curia romana, dello Stato della Città del Vaticano e degli enti collegati, accettare, in ragione del proprio ufficio, “regali o altre utilità” di valore superiore a 40 euro.