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USA: i vescovi rinnovano l’appello al rispetto della vita sulla scia del verdetto Chauvin

GEORGE FLOYD
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John Burger - pubblicato il 28/04/21
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“Qualunque sia lo stadio della vita umana, non solo conta, ma è sacra”, dichiarano i leader cattolici dopo la condanna del poliziotto che ha ucciso George Floyd

Gli esseri umani non solo contano, ma sono sacri.

Lo hanno affermato due vescovi che guidano comitati della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti dopo il verdetto di colpevolezza di martedì scorso per l'uccisione di un afroamericano a Minneapolis, George Floyd, da parte di un poliziotto bianco, Derek Chauvin.

La giuria ha ritenuto Chauvin colpevole di omicidio. Durante un arresto del 25 maggio 2020 al quale Floyd ha opposto resistenza, il poliziotto aveva premuto il ginocchio sul collo dell'uomo per quelli che secondo le autorità sono stati nove minuti e mezzo, inclusi vari minuti dopo che aveva smesso di respirare e non aveva più pulsazioni.

Dopo il verdetto del 20 aprile, il vescovo Shelton J. Fabre di Houma-Thibodaux, presidente del Comitato Ad Hoc contro il Razzismo della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB), e l'arcivescovo Paul S. Coakley di Oklahoma City, presidente del Comitato della USCCB per la Giustizia Interna e lo Sviluppo Umano, hanno diffuso una dichiarazione in cui affermano: “Di fronte a questo risultato, ricordiamo che Dio è la fonte di ogni tipo di giustizia, amore e misericordia. La morte di George Floyd ha sottolineato e amplificato la profonda necessità di vedere la sacralità in tutti, ma soprattutto in coloro che sono stati storicamente oppressi. Qualunque sia lo stadio della vita umana, non solo conta, ma è sacra”.

I vescovi hanno osservato che le proteste pubbliche che hanno avuto luogo in tutto il Paese dopo la morte di Floyd, incluso il movimento Black Lives Matter, hanno sottolineato l'“urgente bisogno di guarigione e riconciliazione. Come abbiamo visto dolorosamente in questo anno, le ingiustizie sociali esistono ancora nel nostro Paese, e la Nazione resta profondamente divisa su come porre rimedio a questi mali”.

Il vescovo Fabre e l'arcivescovo Coakley hanno esortato a pregare perché “attraverso la rivelazione di tanto dolore e tanta tristezza Dio ci rafforzi nel ripulire la nostra terra dal male del razzismo che si manifesta anche in modi di cui si parla a malapena, modi che non raggiungono mai i titoli”.

“Uniamoci nel duro lavoro di ricostruire pacificamente quello che l'odio e la frustrazione hanno distrutto”, hanno esortato. “Questa è la vera chiamata di un discepolo e il vero lavoro della giustizia riparatrice. Non perdiamo l'opportunità di pregare perché lo Spirito Santo si effonda nuovamente sulla nostra terra, come a Pentecoste, offrendoci la guarigione spirituale, emotiva e fisica, come anche nuovi modi per insegnare, predicare e modellare il messaggio evangelico nel modo in cui ci trattiamo a vicenda”.

In Minnesota, l'arcivescovo Bernard A. Hebda di Saint Paul e Minneapolis ha definito il verdetto “un'occasione che fa riflettere per la nostra comunità”.

“È la nostra fratellanza condivisa con Gesù che ci chiama a un rispetto più profondo nei confronti di ogni vita umana”, ha osservato in una dichiarazione del 20 aprile. “Gli chiediamo di portare la guarigione nelle nostre comunità, il conforto alla famiglia di George Floyd e a tutti coloro che soffrono e la soddisfazione a chi ha sete di giustizia. I tanti promemoria della vicinanza amorevole del Signore anche in tempi difficili ci ispirino a trattarci a vicenda con grande rispetto, a lavorare in modo non violento per il bene comune e ad essere strumenti di riconciliazione”.

In una dichiarazione del 21 aprile, il cardinale Wilton D. Gregory di Washington, D.C., ha detto di voler richiamare l'appello dell'arcivescovo Hebda alla pace e alla non violenza e ha esortato tutti a rinnovare l'impegno a rispettarsi a vicenda e a ricordare la comune umanità.

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