Nella maggior parte dei casi finiscono nella rete dei trafficanti di esseri umani, vittime dello sfruttamento sessuale o lavorativo. Si va dagli adolescenti ai più piccoli, non c’è limite di età, il tratto in comune tra loro è che sono stranieri e non accompagnati, e costretti a lasciare i loro Paesi per motivi sempre drammatici, che vanno dalla guerra, alle difficoltà economiche. I numeri dei minori stranieri non accompagnati che scompaiono in Europa sono spaventosi. In tutta Europa si parla, tra il 2018 e il 2020, di 18.292 sparizioni, con l’Italia al primo posto nella classifica. Restano però dati incompleti, perché ci sono Stati che il conteggio neanche lo avviano. Il collettivo di giornalisti di 12 Stati europei, ‘Lost in Europe’, sulla scia dell’allarme lanciato nel 2016 da Brian Donald, un funzionario dell’Europol che aveva denunciato la scomparsa di 10mila minori stranieri ogni anno, segue da un paio di anni i casi di sparizione e ora ha deciso di richiedere ai vari Paesi europei i numeri ufficiali dei minori spariti. Da molti Stati sono arrivate risposte sconfortanti, si va dalla Danimarca, che non segnala i minori che spariscono dai centri, a Francia e Gran Bretagna che, denuncia Lost in Europe, per motivi diversi non hanno fornito le informazioni.
“C’è sicuramente una sottovalutazione della questione – spiega la giornalista Cecilia Ferrara, di Lost in Europe – spesso questi minori fuggono dai centri di accoglienza, diventando così un problema in meno, soprattutto dal punto di vista economico, per i Paesi che in realtà sarebbero obbligati a prendersi cura di loro”. L’Europa, precisa la Ferrara, ha fallito in uno dei suoi più importanti doveri, quello di proteggere e accudire chiunque sia minorenne sul continente, così come indicato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ma anche dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Onu. Lo scorso 7 febbraio, al termine dell’Angelus, Papa Francesco aveva rivolto un appello per la protezione dei minori migranti, “creature fragile e indifese”, sollecitando cure e canali umanitari preferenziali per tutti quei bambini soli sulle rotte della migrazione e quindi esposti a molti pericoli.
Lost in Europe avverte di aver contattato varie istituzioni europee, dalla Commissione all'Europol, all'Easo (European Asylum Support Office) fino all’Eurostat, ma nessuna – spiega il collettivo – sembrerebbe avere la responsabilità dei minori migranti. Secondo i dati raccolti nei 27 Paesi dell’Ue, e in più Norvegia, Moldavia, Svizzera e Regno Unito, la maggior parte dei minori che scompaiono sono maschi, sopra i 15 anni, quasi tutti provenienti da Marocco, Algeria, Eritrea, Guinea e Afghanistan. Alcuni dei casi di scomparsa risultano poi essere fughe alla ricerca dei parenti che si trovano nei diversi Paesi europei, ma molte altre sparizioni sono legate alla rete della criminalità. “Parliamo di traffico di essere umani – continua Cecilia Ferrara – parliamo di ragazzi e ragazze che finiscono nella rete della piccola criminalità delle grandi città, sfruttati da connazionali per pochi soldi, sfruttamento sessuale e lavorativo”.
C’è però un altro punto che il più delle volte si ignora: quello dei rischi che i minori corrono anche nel proseguire il viaggio alla ricerca dei familiari. A spiegarlo è ancora la Ferrara, che parla dei pericoli legati all’attraversamento, in inverno, delle montagne al confine con la Francia, nei pressi di Bardonecchia, quando i ragazzini si affidano ai passeur (chi conduce i clandestini oltre la frontiera ndr), pagando così una criminalità organizzata che ormai “pervade tutta l’Europa”. Ne è riprova ciò che si è registrato a Ventimiglia, durante i momenti di emergenza migratoria, quando ragazzini e ragazzine per pagarsi il viaggio oltre confine si prostituivano in stazione. “Sono dimensioni che si preferisce non vedere – aggiunge la Ferrara – ma che sono attorno a noi”. Non sono poche le organizzazioni non governative internazionali che cercano di aiutare questi ragazzi, stabilendo con loro un contatto, seppur tra mille difficoltà, a cominciare da quella di dover superare la loro diffidenza. A mancare, è quindi la conclusione, sono sicuramente l’attenzione e l’impegno da parte dell’apparato investigativo, che sottovaluta la questione e non indaga a fondo sulle organizzazioni che sfruttano questi ragazzi.