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Don Patriciello: basta ipocrisia, in Italia ci sono molte Terre dei Fuochi

DON MAURIZIO PRATICIELLO

Intervista a Padre Maurizio Praticiello a TV2000. La storia della sua vocazione

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/04/21
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Nella Giornata Mondiale della Terra, si alza il grido del parroco che da anni combatte in Campania contro la cosiddetta Terra dei Fuochi: “La custodia dell’ambiente è un vero atto di amore verso tutti, credenti e non credenti”

Non solo Terra dei Fuochi: don Maurizio Patriciello accende i riflettori sulle ben 78 diocesi italiane che ospitano nel loro territorio uno dei 42 siti fortemente inquinati. Un numero enorme. Un dramma ancora più amplificato nella Giornata Mondiale della Terra

Sono luoghi dove si muore di cancro, dove è molto più facile ritrovarsi con patologie dell’apparato cardio-circolatorio e respiratorio. Posti che pur non avendo la stessa genesi e gli stessi problemi provocano tutti le stesse conseguenze: malattie e morte. 

«Il dramma dei tarantini (ex Ilva) - dice don Patriciello in un editoriale sul settimanale Famiglia Cristiana - è diverso da quello dei trentini insidiati dal piombo, dei veneti di Porto Marghera, dei piemontesi delle ex cave di amianto, dei calabresi del Crotonese o dei siciliani di Gela e Priolo. Anche per l’ambiente vale il comando di Gesù: ut unum sint. Insieme. Dobbiamo lavorare insieme. Forza, dunque. Siamo sulla buona strada. Occorrono persone serie, preparate, oneste, trasparenti».

Don Maurizio Patriciello, come è noto, ha iniziato la sua battaglia nella Terra dei Fuochi, un pezzo di territorio campano tra le province di Napoli e Caserta. Dove per anni sono stati interrati e bruciati tonnellate di rifiuti inquinanti di aziende del centro e nord Italia che la camorra smaltiva illegalmente.

«I morti per cancro e leucemie non si contano. Quanta sofferenza, quante bugie, quanta ipocrisia, quanta reticenza», dice don Patriciello che fa il parroco a Caivano, una delle cittadine più colpite nella Terra dei Fuochi. 

«La Campania - ammonisce il parroco ambientalista - ancora oggi, non dispone di impianti per smaltire rifiuti industriali in modo legale e trasparente. E questa mancanza, per i disonesti inquinatori, è una vera manna». 

Don Patriciello denuncia: «Ogni giorno almeno 6mila tonnellate di scarti industriali prodotte in Campania dalle tante fabbriche di pellami, abbigliamento, eccetera, sono bruciate o smaltite camuffandole tra i rifiuti delle case, interrandole o sversandole nelle fogne, nei fiumi e in mare, se sono veleni liquidi. Fu dalla sofferenza dei cittadini della nostra terra che venne la spinta a tirar fuori un vecchio disegno di legge che da oltre 20 anni giaceva vergognosamente in Parlamento». 

Quello che poi fu il Decreto-Legge 10 dicembre 2013, n.136, (“Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate”). E che da qualche anno ha iniziato a produrre frutti concreti con le prime bonifiche su quei territori. 

Se oggi l’Italia ha una legge sui reati ambientali, afferma il parroco che combatte contro la Terra dei Fuochi, «lo dobbiamo soprattutto a loro. Lo vogliamo ricordare, non per orgoglio o vanagloria, stupidaggini che ci mortificano, ma per ringraziare il nostro popolo che seppe scendere per le strade chiedendo a parroci, sindaci e vescovi di non essere lasciati soli. La Chiesa campana accolse l’invito. E papa Francesco ci regalò quel gioiello che tutti conosciamo: l’enciclica Laudato sì. Non tutti furono in grado di comprenderne la portata profetica». 

«Questo equivoco - conclude don Patriciello su Famiglia Cristiana - misto a un pizzico di dabbenaggine e di cattiveria, sta a dimostrare quanta strada occorre ancora fare perché si comprenda che la custodia dell’ambiente è un vero atto di amore verso tutti, credenti e non credenti, bianchi e neri, ricchi e poveri». 

copertina famiglia cristiana
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