Si chiama "Dora" come la piccola esploratrice ma serve per aiutare le donne più in difficoltà a trovare lavoro e con esso un senso di maggiore sicurezza, autonomia e dignità.
La crisi sociale ed economica, causata dalla pandemia ancora in corso, ha avuto e avrà ancora a lungo effetti mastodontici sul mercato del lavoro.
Molte persone lo hanno perso, altre hanno dovuto volontariamente ma non liberamente rinunciare all'occupazione che prima riuscivano a svolgere, potendo contare su servizi per l'infanzia, scuola, nonni.
Per questo la maggioranza assoluta delle persone che hanno perso il lavoro è composta da donne. L'istat conferma che su 444mila persone occupate in meno nel corso del 2020 il settanta per cento è costituito da donne.
Ed è proprio per questo che le destinatarie del progetto "Dora" sono proprio loro, e tra loro quelle più fragili e con meno risorse a disposizione.
Realizzato a Monza dal Club Soroptimist International insieme a Caritas e al Consorzio sociale CL&S con il finanziamento di Regione Lombardia ha incontrato il plauso e il sostegno anche del Ministero del Lavoro. Compito delle istituzioni sarà sempre di più favorire le condizioni che permettano a cittadini singoli, imprese, comunità di ritessere le fibre strappate della nostra comune stoffa socio-economica e relazionale. Non c'è cosa come un lavoro dignitoso in grado di tirar fuori energie nascoste e ridare fiducia ad una persona che si è ritrovata ai margini.
Ricordo che Don Giussani, sacerdote brianzolo sulla via degli altari, diceva ai suoi ragazzi che dovevano a tutti i costi lavorare, anche gratis. Lo diceva per la loro integrità umana, perché tutte le dimensioni della persona venissero preservate e mantenute vitali. Vai a lavare i pavimenti in parrocchia se non trovi nulla, fallo e basta.
Davvero un fine conoscitore della natura umana.
Ecco come racconta la nascita e lo sviluppo dell'iniziativa la presidente:
Che meraviglia questa selezione al contrario di come la fa di solito il mondo produttivo: basta imbattersi in una ricerca aperta di una qualche azienda in crescita e sarà tutto un susseguirsi di cercasi profili performanti, skillati, con esperienza e pieni di assertività.
No, qua sono andati a cercare le persone meno sicure, quelle meno pronte, con il curriculm meno spendibile. (Io sogno un mondo dove proprio i più fragili, i meno attraenti lì per lì siano messe al centro e poste in alto. Ma arrivo tardi, non è un sogno, è addirittura un comandamento per chi crede in Cristo).
La Caritas si occupa soprattutto del rapporto con le donne coinvolte nel progetto: da un'analisi del profilo, l'accompagnamento per perseguire miglioramenti in termini di competenze e professionalità; Il CS & L segue invece la formazione vera e propria e l'inserimento guidato delle donne nei tirocini presso le aziende.
Sapere, saper fare, saper essere ma anche essere pagate. E questo pensa il Soroptimist Club che consente alle tirocinanti di ricevere ogni mese per tre mesi un rimborso spese di 400 euro.
Ricevere un compenso è un aspetto davvero importante perché dà in certo modo la misura della propria dignità, del senso speso anche "solo" ad imparare, in attesa di poter dare qualcosa di più concreto e monetizzabile.
Dietro e dentro questo progetto c'è la cosa meno quantificabile ma la più apprezzabile e fondativa per ogni vero mercato del lavoro: la fiducia nell'altro e la spinta ideale verso il bene. E la cura per ciò che dell'uomo non è vendibile. Il suo valore intrinseco, il fatto che esista e si possa sentire amato; la gioia impagabile di sapere l'altro un po' più felice. Ecco come commenta ancora Levatino: