La Domenica di Pasqua è la festa più grande nel calendario della Chiesa. In quel giorno proclamiamo: Cristo è risorto! È risorto davvero! La concentrazione quaresimale sulla penitenza viene trasformata nella gioia della resurrezione, vincendo il peccato e la morte e redimendoci.
Celebriamo con pasti in famiglia, sacchetti di dolci, benedizione delle tavole piene di cibo e molto altro. Che peccato che duri solo un giorno!
Ma non è così!
La Pasqua non dura solo un giorno, ma un'intero periodo dell'anno liturgico. Come la Quaresima dura 40 giorni, la Pasqua ne dura 50, fino alla grande festa di Pentecoste, in cui celebriamo la venuta dello Spirito Santo e la “nascita” della Chiesa.
Ci sono molti motivi per cui non dovremmo limitare la nostra gioia pasquale a un unico giorno dell'anno, ma come ricordarlo tutto l'anno? I santi ci mostrano come farlo.
San Paolo, grande apostolo e missionario, ci ricorda che la Pasqua dovrebbe vivere sempre nel nostro cuore, e lo dice chiaramente alla Chiesa di Corinto: “Se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede” (1 Corinzi 15, 14).
Essere cristiani è credere che Cristo sia risorto dai morti. Non possiamo credere semplicemente che Gesù fosse un bravo maestro a livello morale ma dubitare della Sua resurrezione. Questa è una parte centrale del messaggio di Gesù: visto che Cristo è risorto, lo faremo anche noi. Egli è “primizia di quelli che sono morti” (1 Corinzi 15, 20).
Visto che Cristo è risorto dai morti la Domenica di Pasqua, possiamo ricevere il perdono dei peccati, nascere come nuove creature in Cristo attraverso il Battesimo e avere la comunione con Dio, in modo imperfetto qui e perfettamente in Cielo. Questa verità dovrebbe essere al centro della nostra vita e permeare tutto ciò che facciamo.
Questa mentalità è stata riassunta bene da Sant'Agostino, il grande vescovo del IV secolo e Dottore della Chiesa a cui viene attribuita la famosa frase, richiamata da Papa San Giovanni Paolo II, “Siamo il popolo della Pasqua e 'Alleluia' è la nostra canzone”.
Il grande canto di gioia del popolo ebraico, Alleluia, “Lode a Dio!”, viene portato avanti dai cristiani che lodano la gloria di Dio per la Sua opera più grande. Come cristiani, dovremmo definirci come coloro che credono nel mistero pasquale e sono trasformati dalla partecipazione ad esso mediante i sacramenti, soprattutto l'Eucaristia.
Ciò è stato illustrato magistralmente da San Giustino Martire, filosofo diventato apologeta cristiano. Nel 150, San Giustino scrisse una difesa del cristianesimo indirizzata all'imperatore romano Antonino Pio e all'intero Senato romano. Alla fine del suo testo, San Giustino informa il suo pubblico imperiale che i cristiani si riuniscono per l'adorazione “il primo giorno della settimana, dopo il giorno di Saturno” - ovvero la domenica – perché “Gesù Cristo nostro Salvatore nello stesso giorno è risorto dai morti”.
Ogni domenica è il “giorno del Signore”, una commemorazione della resurrezione. Ogni Messa è una commemorazione della Passione, morte e resurrezione di Gesù. Ogni domenica è una “mini-Pasqua”.
E allora, quando si mettono via i cestini pasquali, non mettete via anche la gioia della Pasqua. Lasciate che permanga per tutto l'anno.
Ricordate che la vostra fede è in Gesù, che è risorto per non morire più.
Ricordate che appartenete al Popolo di Dio, che professa quella gioia pasquale e loda Dio per questo.
Ricordate che ogni domenica ricorda il miracolo pasquale, e che ogni Messa è una partecipazione ad esso. Cristo è risorto, alleluia!