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Gli angeli secondo Dante Alighieri: esseri perfetti che aiutano gli uomini

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 19/04/21
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Nella Divina Commedia ne parla in tutte le Cantiche. In particolare cita San Michele

Molti sono gli angeli che s’incontrano nella Divina Commedia, che è opera immaginata e scritta da un uomo di genio: Dante Alighieri di cui quest’anno celebriamo l’ottavo centenario della nascita.

Talvolta gli angeli di Dante appaiono solitari, talvolta in gruppo. Sono di tutti gli ordini e di tutte le gerarchie. Ad essi ha dedicato un prezioso ed originale studio Romano Guardini, per mettere in luce “sotto quale aspetto essi appaiono, quale carattere manifestano e di quale natura sia il loro agire”.

DANTE ALIGHIERI DUOMO FIRENZE

Subito, all’inizio del saggio, pubblicato nel 1951, Guardini rivela che gli angeli non intervengono direttamente nell’azione del poema di Dante. Tuttavia ne fanno parte, ne promuovono lo svolgersi e talvolta provocano decisioni importanti. 

Gli angeli “si prendono a cuore le sorti di Dante con una premura che in principio è appena avvertibile, ma in seguito si fa sempre più chiara. Questa premura però non si rivolge a lui, Dante, nel senso di un rapporto personale, come avviene da parte di Virgilio e di Beatrice. Per loro egli rappresenta invece una parte del destino di tutta in genere l’umanità”. 

Gli angeli di Dante, creati in stato di perfezione, aiutano gli uomini sulla terra e concorrono alla loro beatitudine in cielo. Nel Purgatorio, che è il regno dei sentimenti miti e degli affetti gentili, il mondo della concordia dove i versi “si fanno miracolosamente leggeri e estatici”. 

E le creature sono luminose di “un candore castissimo e riverentemente grottesco”. Gli angeli, ciascuno intento al suo ufficio, sono pitture verginali, anticipazioni della beatitudine perfetta, visioni musicali. Sono discreti, silenziosi, eleganti, e ,se parlano, la loro voce è lieta. 

Nel Paradiso, Dante descrive la creazione degli angeli, nell’empireo, nello stato di assoluta bontà morale, quando non aveva acuto ancora inizio il tempo, che iniziò allora con la simultanea creazione del mondo materiale. 

Dio creò per puro amore. Egli, che non aveva alcun bisogno di accrescere il suo benessere, li creò spontaneamente per rendere altri esseri lieti della sua stessa letizia, ossia della sua esistenza. 

Nelle ultime due cantiche della Divina Commedia brilla particolarmente la verità degli angeli come messaggeri del volere divino. Queste creature, che hanno in Dio il loro supremo e definitivo bene, sono sollecite della diffusione della sua bontà sulla terra. Sono, in qualche maniera, solidali con la vita dell’universo e degli uomini. Non cessando dalla visione beatifica, gli angeli esercitano il mistero della Gloria Dei. 

Riguardo poi alla figura di San Michele, il Sommo Poeta in vari stupendi passaggi della Commedia ci fa vividamente immaginare la potenza e la bellezza dell’Arcangelo Principe, nonché la sua premura per l’umanità. Alla fine del Canto VIII della prima Cantica, Dante e Virgilio sono di fronte alla città infernale di Dite, sbarrata al loro passaggio. 

Sarà l’intervento autorevole di San Michele, che punì il superbo atto di violenza degli spiriti ribelli (cfr Inferno VII,11-12), a spalancare le porte per far procedere i due viaggiatori: gli basterà per ribadire la sconfitta definitiva degli spiriti del male e la loro impotenza nei confronti del volere di Dio (cfr Inferno IX, 64-105). 

Nelle litanie dei Santi pregate a gran voce in Purgatorio da coloro che furono invidiosi, San Michele è il secondo nominato, dopo Maria Santissima, segno del grande potere di Intercessione dell’Arcangelo (cfr Purgatorio XIII,51). 

Nel Paradiso, nel Canto IV, Beatrice spiega a Dante come le realtà spirituali si accomodino alle capacità umane per essere comprese. Così per esempio la Scrittura parla di Dio in forma antropomorfa e la Chiesa rappresenta gli angeli, che sono puri spiriti, con corpi umani (cfr Paradiso IV, 43-45). 

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