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Fedeli passivi durante l’eucaristia: il silenzio è un errore. Ecco perchè

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 19/04/21
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La messa dialogica ha un senso preciso. Se l’assemblea non partecipa durante la celebrazione eucaristica, c’è un problema da risolvere tra prete e fedeli

Una messa in silenzio, senza una partecipazione attiva dei fedeli al momento dell’eucaristia. Può capitare di trovare un'assemblea poco attenta e partecipe, o concentrata troppo sulla propria interiorità.

Se, ad esempio, l’assemblea non conclude la preghiera eucaristica con l’amen e il sacerdote risponde al posto dei fedeli, o si registra una partecipazione minima in altri passaggi della liturgia eucaristica (rito della Pace, Agnello di Dio, Santo, ecc..), chiede un lettore a Famiglia Cristiana (19 aprile), che senso ha la Messa dialogata? "Vale" comunque la messa, nonostante questo atteggiamento passivo?

AMBONA

Va chiarito subito che l’indifferenza o il silenzio non sono contemplate con la natura dialogica della santa messa. «È trascorso più di mezzo secolo da quando Pio XII nel 1958 e poi più ampiamente la riforma liturgica del Vaticano II (1962-1965) hanno restituito alla Messa la sua originaria natura dialogica - Il liturgista don Silvano Sirboni - Non è un semplice espediente pedagogico, ma un’esigenza teologica. L’Eucaristia, infatti, è il momento culminante del dialogo nuziale fra Cristo e la sua Chiesa». 

«Nella Messa - prosegue Sirboni - non c’è uno (il sacerdote) che fa tutto e gli altri che stanno a guardare come muti e inerti spettatori. Sarebbe un controsenso. L’intera assemblea, ministri e fedeli insieme, formano l’unico soggetto celebrante dove, fatte le debite proporzioni, lo Sposo e la Sposa diventano sacramentalmente un’unica carne, un’unica reale presenza (cfr. SC 7)». 

Insomma, non sono conciliabili silenzio, scarsa partecipazione attiva, con l'eucaristia. «Se dopo tanti anni ci sono ancora assemblee eucaristiche senza una vera partecipazione attiva, non solo interiore e individuale ma piena e comunitaria - conclude il liturgista - c’è da porsi serie domande sulla formazione dei fedeli, ma anche sul compito dei loro pastori».

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