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LinkedIn riconosce la «mamma» come un mestiere. Benvenuti nella realtà!

MUM, WORK, HOME
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Annalisa Teggi - pubblicato il 14/04/21
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Siamo felici che da adesso esista la casella «mamma» tra i lavori riconosciuti dal grande colosso LinkedIn. Ma non riduciamo il ritratto di una madre a un elenco di competenze professionali.

Ho fatto la prova anche io ed è vero. Sul mio profilo Linkedin ora compare tra le attività professionali che posso selezionare quella di mamma (stay-at-home mum, per la precisione) . E vale anche per i papà. La più grande e nota piattaforma dedicata al lavoro ha introdotto questa novità ed è stata applaudita a tutte le latitudini: finalmente viene riconosciuto come mestiere l'impegno femminile e maschile profuso h24 tra le pareti domestiche.

Non comincerò facendo la guastafeste, c'è davvero di che dare il benvenuto a questa notizia. Siamo felici che aprendo la finestra ci si accorga che fuori c'è il sole. Riconoscere il valore della maternità e paternità, anche nell'orizzonte delle professioni, è buon segno. Ha ragione Rachele Sagramoso che qualche settimana fa ci ricordava un'esperienza frustrante capitata a tante di noi: chi è «solo» mamma si trova a dover barrare - su vari tipi di moduli - la casella «inattivo/a», quando si tratta di indicare il proprio lavoro. Che è un enorme controsenso e una grandissima menzogna.

VACATION

La crisi economica generata dalla pandemia sta dando uno schiaffo fortissimo all'umanità. Tra le molte conseguenze, due hanno innescato una coscienza più viva sul valore dei mestieri della cura: le professioni legate all'assistenza hanno patito di più sul fronte dei licenziamenti; in molti hanno dovuto rinunciare al lavoro per seguire i figli rimasti a casa. La vita domestica si è presa il centro della scena a causa dei lockdown, nel bene e nel male. L'emergenza in corso ha cambiato gli equilibri sociali: a fronte della situazione attuale è impossibile non riconoscere ai caregivers - uso questa etichetta in modo un po' provocatorio per indicare i ruoli domestici di madre e padre - un valore essenziale per la comunità umana. Questo ha convinto il colosso social di Linkedin ad ampliare l'orizzonte delle sue etichette professionali.

Ecco, un po' guastafeste ora mi sento di esserlo. C'è qualcosa che stona sullo sfondo di una notizia che tutti riconosciamo apprezzabile. Linkendin ha accettato.

Riconoscere sarebbe stato il verbo più giusto. E non è solo una sfumatura linguistica. Quell' "accettare" evidenzia un grosso abbaglio. Mi fa pensare alla maternità come a una di quelle ragazze che aspettano, aspettano, aspettano per poter entrare nel locale esclusivo e finalmente il buttafuori le fa passare.

Il mestiere di genitori è un impegno durissimo ed entusiasmante su mille diversi fronti. E' un campo di gioco in cui valgono le ore perse dietro un biberon. Vale anche una frittata bruciata e pure i compiti corretti con gli occhi semi-chiusi. Se è un lavoro, lo è non perché Linkedin lo accetta ma perché la tradizione umana - fin dalla Creazione di Dio - ha affidato a un padre e a una madre ciò che milioni di aziende non potrebbero fare: reggere il mondo, quasi disarmati e in mezzo a mille imprevisti quotidiani.

Linkedin è uno spazio troppo angusto per ospitare una faccenda così colossale. Non erano le etichette di «mamma» e «papà» che aspettavano di essere accolte in questo club esclusivo. E' lo sguardo del mondo che da troppo tempo ha voltato le spalle al vero punto di forza della società, l'impresa della famiglia.

Sminuzzare, è bello quando compare nei programmi di cucina. Riesce a rendere appettitosa anche una zucchina. Applicato all'umano è un verbo pessimo. Eppure quando si compila un curriculum è la prima cosa che si fa: l'intero - la persona - viene frammentato in tante parti così da moltiplicare apparentemente il contenuto. Più competenze hai più vali.

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L'ottica delle competenze lavorative può tirar fuori cose strepitose dall'esperienza acquisita sul campo da una madre. Dedizione, resilienza, attitudine al problem solving, multitasking, più tutte le soft skills elencate sopra. E poi altre ancora. Era ora che ce ne si accorgesse! Ma attenzione a non lasciare che questa prospettiva sminuzzi la madre.

Il suo impegno dentro casa e nell'educazione dei figli è proprio fondato sull'idea che ci sia bisogno della persona intera (compresi i punti deboli) e non di un elenco di skills. Chesterton, già nel 1911, intuì il pericolo dietro l'idolo della specializzazione che il mondo lavorativo celebrava e valorizzava:

Siamo felici che da adesso esista la casella «mamma» tra i lavori riconosciuti dal grande colosso Linkedin. Ma è anche vero che ogni genere di caselle e etichette sono proprio l'antitesi di ciò che una madre e un padre sono. Sarebbe più giusto dire che dentro la grande casa che la famiglia umana si cura di tenere in piedi, c'è una stanza anche per Linkedin. Il viceversa è rischioso. Ci siamo ridotti a pensare che una famiglia abbia bisogno di un lavoro per sopravvivere. L'ipotesi opposta è quella più vera:

Occorre che ci siano una madre e padre all'opera per costruire le fondamenta resistenti di una casa accogliente, perché si possa abitare la stanza (necessaria) del lavoro senza essere schiacciati dalla tentazione di sentirsi solo manodopera.

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