Sul numero di Aprile de Il Messaggio della Santa Casa di Loreto troviamo una testimonianza che, partendo da premesse autobiografiche, si trasforma in una riflessione profonda circa il rapporto fra senso di colpa e del peccato, sullo sfondo della luce maestra del Crocifisso.
La donna che oggi racconta torna al suo rapporto con Gesù crocifisso nel periodo infantile, in cui le era stato insegnato che peccando avrebbe causato nuove piaghe a nostro Signore.
Con la turbolenza dell’adolescenza il fardello dei peccati commessi era progressivamente aumentato in numero e gravità, tanto che il senso di colpa l’aveva indotta a non guardare più il crocifisso che aveva a capo del letto e a desiderare la sua rimozione.
Ma...
Il prototipo del senso di colpa è il comportamento di Adamo, che si nasconde dopo il peccato originale agli occhi di Dio che lo cerca...
La mente bambina di chi scrive aveva concluso che essendo cattiva e colpevole non le restava altro che sottrarsi agli occhi di un Gesù percepito come accusatore e giudice implacabile. Senza capire che...
A quel punto...
Non ci viene raccontato cosa è successo nel corso di questa esistenza ma certamente avviene qualcosa che fa confidare al lettore:
Con questa nuova liberante percezione le è possibile tornare a guardare il crocifisso, non quello della sua cameretta che non c’è più, ma quello che si trova in basilica a Loreto, davanti al quale comincia a passare molto tempo in raccoglimento.
Una sera in cui la chiesa era quasi deserta le giunge...
Guardando quel crocifisso vi scorge le ferite sanguinanti della sua anima:
La prospettiva d’un colpo si rovescia: quel Dio che la guardava dalla Croce non era offeso e sofferente per il peccato, ma soffriva delle stesse pene che il peccato reca al peccatore, assumendole su di sé per l’Amore immenso che nutre per la sua creatura.
Il crocifisso è tornato nella sua camera di donna adulta infinitamente grata a Dio Padre: