Mentre la repressione in Birmania ha già gatto più di 700 morti a partire dal colpo di mano dell’esercito birmano, il 1º febbraio 2021, chiese cristiane e templi buddisti sono ormai nel mirino dei militari, i quali vi compiono raid armati e perquisizioni violente. I soldati sono alla ricerca di militanti nascosti e di presunte attività illegali – riporta l’agenzia Fides.
Nello Stato Kachin, nella Birmania nord-orientale, diverse chiese cattoliche, battiste e anglicane sono state perquisite in questi giorni perché accusate di condurre attività sovversive. Monasteri e templi buddisti hanno subito il medesimo trattamento.
«Questi raid sono deplorevoli e costituiscono flagranti violazioni della libertà religiosa», hanno denunciato all’agenzia Fides alcuni religiosi (i quali chiedono di poter mantenere l’anonimato).
Si tratta di gravi atti intimidatorî da parte dell’esercito, i quali generano una tensione e una ostilità crescenti in seno alla popolazione birmana, trasversalmente a tutte le etnie e a tutte le religioni.
Il pastore Awng Seng, membro della Convenzione Battista di Kachin (KBC), ha visto l’esercito in azione lo scorso 9 aprile:
Mentre la Birmania sprofonda nella violenza dopo il colpo di stato militare, numerose sono le voci che si levano per denunciare la situazione. Tra queste si trova naturalmente quella di papa Francesco, ma pure quelle di dodici cardinali asiatici che sostengono il cardinal Bo, arcivescovo di Rangoun. Si legge infatti in una loro lettera di sostegno: